Si discuterà di sicurezza alimentare e di infrastrutture per l’adattamento ai cambiamenti climatici. L’amministrazione Usa intende recuperare terreno e influenza nel continente, contrastando l’influenza della Cina
Mercoledì il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato un vertice con i leader africani che si terrà a Washington dal 13 al 15 dicembre prossimo.
Recuperare terreno
La riunione servirà a discutere dei problemi del continente, come la sicurezza alimentare e la resilienza climatica, ma non solo: Biden ha detto infatti che l’evento permetterà di dimostrare “l’impegno duraturo degli Stati Uniti nei confronti dell’Africa e sottolineerà l’importanza delle relazioni Usa-Africa e la maggiore cooperazione sulle priorità globali condivise”. Significa che il summit Stati Uniti-Africa rappresenta per l’America un tentativo di risposta all’aumento della presenza economica della Cina nel continente: Pechino è diventato il primo socio commerciale dell’Africa nel 2009, superando Washington.
Per recuperare terreno e influenza, gli Stati Uniti non dovranno però solo realizzare investimenti ma anche prestare più attenzione diplomatica all’area. L’ultimo vertice di alto livello con i paesi africani si è tenuto ben otto anni fa, sotto l’amministrazione di Barack Obama. Di contro, il formato equivalente cinese – ossia il Forum sulla cooperazione Cina-Africa – si svolge ogni tre anni. All’edizione dello scorso novembre, tenutasi in Senegal, il Presidente cinese Xi Jinping ha promesso finanziamenti per 40 miliardi di dollari e di aumentare il valore degli acquisti dall’Africa a 300 miliardi nel giro di un triennio.
La sfida sulle infrastrutture
Sempre mercoledì, intervenuta allo US-Africa Business Summit in Marocco, la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris ha dichiarato che Washington “si impegna a mettere in campo tutti gli strumenti a [sua] disposizione, inclusi i finanziamenti per lo sviluppo, le sovvenzioni e l’assistenza tecnica, e il sostegno alle riforme legali e normative”.
Ha poi aggiunto che il vertice marocchino fungerà da base “per far avanzare la nuova iniziativa di Washington sulle infrastrutture globali” e “per mobilitare centinaia di miliardi di dollari per investimenti infrastrutturali sostenibili e di alta qualità”. Si riferiva alla Partnership for Global Infrastructure and Investment, l’iniziativa infrastrutturale promossa da Biden assieme ai membri del G7: mira a raccogliere capitali pubblici e privati per 600 miliardi di dollari in cinque anni (gli Stati Uniti contribuiranno con 200 miliardi) e a proporsi in alternativa alla Belt and Road Initiative, lo schema di connettività cinese.
Sotto l’ombrello della Belt and Road Initiative, Pechino ha realizzato numerosi progetti infrastrutturali in Africa: porti, ferrovie, autostrade, dighe. Per esempio – come riporta il South China Morning Post – ha costruito una ferrovia da 4,7 miliardi in Kenya che collega la capitale Nairobi al porto di Mombasa. Ha costruito anche una strada ferrata da Addis Abeba, in Etiopia, al Gibuti: qui la Cina ha finanziato progetti portuali e zone di libero scambio, oltre a possedere una base navale militare (l’unica all’estero).
La Partnership for Global Infrastructure and Investment non potrà garantire le stesse cifre stanziate dalla Belt and Road Initiative: cercherà piuttosto di puntare su progetti qualitativi, dalle alte garanzie di sostenibilità ambientale e di governance, e su infrastrutture dall’alto valore strategico. Sappiamo che gli Stati Uniti vogliono investire in un impianto di energia solare in Angola, uno stabilimento per la produzione di vaccini in Senegal, un cavo sottomarino di Internet che raggiungerà Singapore passando per il Corno d’Africa.
I precedenti e i dubbi
Già l’amministrazione di Donald Trump, in realtà, aveva avviato nel 2020 un’iniziativa (chiamata Prosper Africa) per contrastare la presenza della Cina in Africa. Il programma aveva l’obiettivo di potenziare il commercio e gli investimenti tra gli Stati Uniti e il continente, ma Trump terminò il suo mandato senza che venisse avviato alcun progetto di rilievo. W. Gyude Moore, ex Ministro delle Opere pubbliche della Liberia, ha detto però al South China Morning Post che, rispetto alla precedente, l’amministrazione Biden sta mandando messaggi accolti con maggiore favore dall’Africa.
Non è chiaro, tuttavia, quali leader saranno invitati dagli Stati Uniti al vertice di dicembre. Al Summit per la democrazia tenuto da Biden alla fine del 2021 molti paesi africani erano stati esclusi per via dello scarso rispetto dei valori democratici da parte dei governi. L’approccio cinese è diverso, meno interessato agli aspetti politici e dunque più inclusivo: al Forum sulla cooperazione Cina-Africa, infatti, partecipano quasi tutte le nazioni del continente.