Agorà Talks presenta: “Conflitto in Ucraina. Rischio geopolitico, propaganda jihadista e minaccia per l’Europa”
Martedì 21 giugno Edicola Eastwest ha presentato il libro di Silvia Boltuc, Giuliano Bifolchi e Daniele Garofalo, con la moderazione del giornalista di eastwest Matteo Meloni
Primo appuntamento estivo con gli Agorà Talks!
Martedì 21 giugno alle ore 18:00, in Edicola Eastwest, a Roma, in Lungotevere dei Mellini 5/b, è stato presentato il libro "Conflitto in Ucraina. Rischio geopolitico, propaganda jihadista e minaccia per l'Europa" (Enigma Edizioni).
Sono intervenuti gli autori Silvia Boltuc, Managing Director di SpecialEurasia e Manager del progetto Middle East Monitoring, Giuliano Bifolchi, Research Manager di SpecialEurAsia e Daniele Garofalo, Manager del progetto Monitoring Jihadist propaganda & Terrorism. L'evento è stato moderato dal giornalista Matteo Meloni.
Nato dal lavoro del team di SpecialEurasia e come risultato dei progetti Ukraine Crisis & Conflict e Monitoring Jihadist Propaganda & Terrorism, il libro analizza il rischio geopolitico derivante dalla propaganda jihadista e dalla presenza dei foreign fighters nel conflitto ucraino e le possibili ripercussioni per il continente europeo. Diversi gruppi terroristici sono pronti a sfruttare il vuoto di potere, l’invio di armi dall’Occidente e l’addestramento militare facendo leva sull’istituzione della ‘legione internazionale’ da parte del Governo ucraino, così da approdare sul suolo europeo.
Nel libro sono riportati anche i principali elementi della comunicazione strategica utilizzati dai gruppi armati ceceni operanti in Ucraina e dai portali in lingua russa di opposizione al Cremlino. In ultimo, viene fornita una panoramica degli argomenti utilizzati dallo Stato Islamico, al-Qa’ida e Hayat Tahrir al-Sham nei loro canali mediatici e di propaganda oltre a illustrare quali gruppi potrebbero sfruttare il conflitto ucraino per aumentare la loro attività terroristica in Medio Oriente e Nord Africa o aprire nuovi fronti in Russia e nel contesto europeo.
Qual è l’effettiva posizione del movimento jihadista rispetto alla guerra in Ucraina?
Quando abbiamo realizzato il libro non si avevano prove certe di presenze dei combattenti jihadisti ma avevamo le prove di alcuni elementi – risponde Silvia Boltuc - Lo scoppio del conflitto in Ucraina veniva accolto dalla propaganda jihadista come un successo perché vedeva due grandi nemici del Jihad, l’Occidente e la Russia, distruggersi tra loro. E tramite la stessa propaganda i militanti jihadisti sono stati spinti a raggiungere l’Ucraina per entrare in contatto con l’addestramento occidentale e procurarsi le armi. Inoltre un provvedimento del presidente Volodomyr Zelensky del 2021, facilitava l’ottenimento della cittadinanza ucraina per coloro che venivano a combattere al loro fianco nel Donbass.
Che legame c’è tra Cecenia e Ucraina?
È un legame forte – spiega Giuliano Bifolchi - radicato nel tempo soprattutto da quando i ceceni sono migrati dalla Federazione Russa dopo il primo e secondo conflitto ceceno, in quella che è l’attuale Ucraina. Dal 2014 sono presenti due battaglioni volontari ceceni che combattono nelle file ucraine contro le forze filoseparatiste russe di Donetsk e Lugansk e attualmente contro la Russia. Alcuni di questi ceceni vengono utilizzati anche nella propaganda del Jihad in lingua russa, legata all’emirato del Caucaso, per promuovere una guerra non solo contro le forze russe che combattono contro l’Ucraina ma contro la Russia stessa.
Il conflitto in Ucraina è un’opportunità per sconfiggere questo Occidente tanto odiato dalle organizzazioni jihadiste – aggiunge Daniele Garofalo. Gli ultimi attentati in Europa sono quelli guidati da lupi solitari che, dal punto di vista propagandistico, non hanno mietuto così tante vittime. Le grandi organizzazioni jihadiste chiedono ai propri militanti di partire per l’Ucraina per addestrarsi, prendere le armi e fare attentati ovunque, anche nella stesa Ucraina colpendo i corridoi umanitari per esempio, o associazioni di sostegno e di vedere non solo la Russia come nemico ma anche l’Ucraina perché sostenuta dalla NATO, dall’Europa e dagli Stati Uniti.
È un rapporto conflittuale quello tra la Russia e il mondo musulmano?
Non è realistico affermare che tutto il mondo musulmano non abbia buoni rapporti con la Russia – sostiene Silvia Boltuc. Quando si sostiene che tutto il mondo si è unito sanzionando la Russia non è vero; nel mondo musulmano non ci sono state iniziative di sostegno alla Russia ma dopo lo scoppio del conflitto molti paesi dell’OPEC, produttori di gas e di petrolio, nonostante le pressioni, si sono rifiutati di tradirla. Il presidente dell’Algeria dopo la visita del delegato italiano per il gas ha voluto ribadire a Putin la propria alleanza.
La propaganda è quotidiana e chiede di sfruttare il conflitto – concludono gli autori. Non ci sono stati attacchi terroristici finora, potrebbero non esserci e rimarrebbe solo una propaganda strumentale ma va tenuta presente.
Il prossimo appuntamento all’Agorà è fissato per martedì 12 luglio alle ore 18.00, con il libro di Federico Giuliani e di Emanuel Pietrobon L’Orso e il Dragone. Russia e Cina, un’intesa per cambiare il mondo.