Asia-Pacifico: nuove possibilità di espansione per l’erede del Tpp
Asia-Pacifico: il Giappone intenderebbe espandere il Cptpp a Cina e Regno Unito, mentre Taiwan, escluso dal Rcep, cerca un'intesa commerciale con gli Stati Uniti
Asia-Pacifico: il Giappone intenderebbe espandere il Cptpp a Cina e Regno Unito, mentre Taiwan, escluso dal Rcep, cerca un’intesa commerciale con gli Stati Uniti
Domenica 15 novembre quindici Paesi dell’Asia-Pacifico hanno firmato quello che è stato definito il più grande accordo di libero scambio al mondo. In effetti, la Rcep (Regional Comprehensive Economic Partnership) riunisce quasi un terzo della popolazione globale e circa il 30% del Pil. Ne fanno parte l’Australia, la Cina, la Corea del Sud, il Giappone e la Nuova Zelanda, più i dieci membri dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean): Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam.
Nei giorni successivi alla firma del trattato, però, sono state pronunciate alcune dichiarazioni che lasciano immaginare la possibilità di un’integrazione commerciale ancora maggiore nella regione indo-pacifica.
Le parole del Giappone
Ieri il nuovo Primo Ministro del Giappone, Suga Yoshihide, ha detto infatti che spera di “espandere” la Cptpp. La sigla sta per Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership e indica l’erede – per così dire – della Trans-Pacific Partnership (o Tpp), il grande patto di libero scambio firmato nel 2015 che legava dodici Paesi del Pacifico, ma dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati nel 2017: fu una delle prime decisioni di Donald Trump.
L’accordo però è sopravvissuto all’abbandono americano e si è riorganizzato in una veste nuova – la Cptpp, appunto –, includendo undici nazioni: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. Alcune di queste fanno già parte della Rcep.
Gli interessi di Cina e Regno Unito
Le parole del Primo Ministro giapponese Suga sono state interpretate come una strizzata d’occhio al Regno Unito e alla Cina, che hanno entrambe manifestato l’interesse a unirsi alla Cptpp. Per il momento non si hanno maggiori informazioni. Ma la prossima settimana è prevista la visita a Tokyo del Ministro degli Esteri cinese Wang Yi, che si riunirà con l’omologo Motegi Toshimitsu: i due dovrebbero discutere principalmente di cooperazione contro il coronavirus e della situazione nel mar Cinese orientale, ma potrebbe venir fuori anche qualche commento sul commercio.
È meglio la Rcep o la Cptpp?
Sia la Rcep che la Cptpp sono degli accordi di libero scambio, che riguardano all’incirca la stessa area geografica e che hanno diversi membri in comune. Non sono però la stessa cosa.
La Rcep è un accordo più esteso, che riunisce più Paesi – quindici contro undici – rispetto alla Cptpp. La Cptpp, però, è un accordo più ambizioso: non soltanto per la maggiore riduzione delle tariffe sui beni, ma soprattutto perché stabilisce degli standard più elevati sul lavoro, sulla tutela dell’ambiente, sulla protezione della proprietà intellettuale e sulla risoluzione delle dispute.
Cosa vuole Taiwan
Un Paese dell’Asia-Pacifico che non compare né nella Cptpp né nella Rcep è Taiwan. Il fatto che in quest’ultimo accordo sia presente la Cina – o addirittura dominante, come spiegano molti analisti – non significa però che per Taipei sia impossibile entrare a farvi parte: o almeno così sostiene il Ministro degli Esteri taiwanese, alludendo al fatto che Pechino non riconosce Taiwan come uno Stato indipendente ma come una provincia del suo territorio.
Il Ministro Joseph Wu ha inoltre dichiarato, nello stesso giorno, che Taiwan continuerà a premere per l’ingresso nella Cptpp. Alcuni funzionari giapponesi si sono mostrati favorevoli alla cosa, scrive il Diplomat. La posizione è condivisa dall’ex Primo Ministro australiano Malcolm Turnbull, dello stesso partito di quello in carica, Scott Morrison.
In questi giorni, inoltre, Taiwan e Stati Uniti dovrebbero firmare un memorandum d’intesa sulla cooperazione economica che dovrebbe riguardare anche la sanità, la sicurezza delle filiere produttive, lo sviluppo energetico e quello delle reti 5G. Stando al Diplomat, questi dialoghi tra Taipei e Washington potrebbero fungere da base per un accordo bilaterale di libero scambio.
Domenica 15 novembre quindici Paesi dell’Asia-Pacifico hanno firmato quello che è stato definito il più grande accordo di libero scambio al mondo. In effetti, la Rcep (Regional Comprehensive Economic Partnership) riunisce quasi un terzo della popolazione globale e circa il 30% del Pil. Ne fanno parte l’Australia, la Cina, la Corea del Sud, il Giappone e la Nuova Zelanda, più i dieci membri dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean): Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam.
Nei giorni successivi alla firma del trattato, però, sono state pronunciate alcune dichiarazioni che lasciano immaginare la possibilità di un’integrazione commerciale ancora maggiore nella regione indo-pacifica.
Le parole del Giappone
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