Sono 20 gli accusati per gli attentati che il 13 novembre 2015 a Parigi provocarono la morte di 130 persone. Al processo, che parte oggi, saranno presenti anche psicologi per dare supporto ai familiari delle vittime
Un avvenimento senza precedenti, misure di sicurezza eccezionali e con 1800 vittime coinvolte come parte civile: al via oggi il processo contro 20 persone accusate di aver pianificato, messo in atto e ucciso 130 persone a Parigi il 13 novembre del 2015. Una giornata che ha segnato profondamente la Francia e l’Europa intera, che ha portato i cittadini ad interrogarsi sui valori democratici e sulle capacità delle istituzioni di far fronte a un fenomeno asimmetrico come il terrorismo, specie quello Isis, capace di mietere vittime in più contesti.
La Siria e l’Iraq come la Francia: è questo che devono aver pensato le 130 vittime uccise nella tragica notte parigina, con i terroristi impegnati nel loro progetto violento tra gli arrondissement I, X e XI, allo Stade de France, a Saint-Denis. Oggi i familiari cercano giustizia, col maxi-processo che servirà non solo a riconoscere negli accusati le colpe di una strage, ma anche ai sopravvissuti di andare avanti nel delicato meccanismo di superamento dello shock subìto.
“Il processo aiuterà le vittime nel loro percorso di allentamento del dolore, sarà un effetto catartico e un’occasione per ricordare i concetti di dignità e umanità, in forte contrasto con quanto mostrato dai terroristi islamisti”, ha commentato François Molins, il procuratore che per primo si è occupato della strage. Contattato dal Financial Times, Sharon Weill, professore di diritto specializzato in terrorismo all’American University, ha affermato che col processo si punterà il dito anche sui fallimenti dell’intelligence, compreso lo scarso coordinamento tra le nazioni europee. “Sarà un mix tra un processo contro i criminali — ha spiegato Weill — e una sorta di commissione per la verità per stabilire la narrativa e la memoria collettiva”.
L’importanza, non solo metaforica, del processo la si può comprendere anche a livello spaziale: nessuna corte del Palais de Justice di Parigi è grande a sufficienza per ospitare tutte le parti, tanto che è stata allestita una struttura temporanea di 700 mq sotto la volta del soffitto della sala cerimoniale del cuore della giustizia parigina. Al processo saranno presenti anche psicologi per dare supporto ai familiari delle vittime e a coloro i quali sono sopravvissuti quel terribile 13 novembre 2015, nella speranza che giustizia possa essere fatta e che nessuno uccida più in nome di Dio.
Sono 20 gli accusati per gli attentati che il 13 novembre 2015 a Parigi provocarono la morte di 130 persone. Al processo, che parte oggi, saranno presenti anche psicologi per dare supporto ai familiari delle vittime