Si rafforza la cooperazione militare tra i due Paesi ma l’approccio verso la Cina resta differente per diversi motivi
Di primo impatto si potrebbe pensare che il contratto militare siglato tra Corea del Sud e Australia sia un messaggio diretto alla Cina nel contesto del confronto nella regione dell’Indo-Pacifico. D’altro canto, una risposta univoca sarebbe limitata: la complessità dei rapporti esistenti con Pechino sono bilanciati da una serie di bisogni ai quali il Partito comunista cinese risponde, come nel caso della pacificazione della penisola coreana.
Non a caso, nei giorni della visita del Presidente Moon Jae-in a Canberra, incontrando il Primo Ministro Scott Morrison (reduce dalle polemiche con la Francia e attivo nel nuovo deal Aukus) è stata data notizia dell’accordo di principio tra Seul e Pyongyang per la fine formale delle ostilità tra le due nazioni. Kim Jong-un ha posto una condizione essenziale: che gli Stati Uniti non siano più ostili verso il suo Paese. E per giungere a questa certezza, ci vorrà ulteriore tempo, che sarà utile a due attori protagonisti come Washington e Pechino per far pesare il proprio ruolo nella storica diatriba.
Infatti, se la Corea del Sud è una stretta alleata degli Usa, con circa 30mila truppe ospitate, la Corea del Nord ha legami più che solidi con la Cina. Motivo per il quale il Presidente Moon soppesa in maniera considerevole le sue esternazioni nei confronti della Repubblica popolare. Il capo di Stato sudcoreano ha affermato che la sua nazione “è orientata per una salda alleanza con gli Stati Uniti e anche con la Cina. Vogliamo una relazione armonica”. Tra l’altro, Pechino è il primo partner commerciale della Corea del Sud, aspetto ulteriore da tenere a mente quando si ragiona sul tema.
Moon è conscio dell’importanza cinese per la pacificazione della penisola coreana, unico attore potenzialmente capace di instradare Kim sulla strada del dialogo. Anche per questo, le parole del Presidente nei confronti di Pechino sono attente e mai riottose, tanto che ha dichiarato di non aver preso in considerazione un eventuale boicottaggio diplomatico dei Giochi olimpici invernali, come annunciato da Usa, Regno Unito e dalla stessa Australia.
Queste considerazioni possono, dunque, essere utili per una valutazione più attenta dell’accordo militare sottoscritto. Nello specifico, si tratta di un contratto pari ad un miliardo di dollari australiani (717 milioni di dollari) che Canberra verserà nelle casse di Hanwha, azienda sudcoreana attiva in ambito difesa, per l’acquisto di semoventi d’artiglieria (cari armati) e obici semoventi (cannoni). Dopo l’annuncio, le azioni di Hanwha sono cresciute del 3%.
Per il Primo Ministro Morrison, questo “è un importante nuovo capitolo nella storia dell’industria della difesa per l’Australia, continuiamo ad accrescere la nostra competenza sovrana. La Corea del Sud è un importante partner in questo percorso”. L’accordo, inoltre, contrattualizzerà 300 nuovi lavoratori in un impianto Hanwha in Australia. Il Presidente Moon ha aggiunto che i due Paesi condividono valori simili, con la sua visita a Canberra — la prima di un leader straniero dall’inizio della pandemia — “molto importante per gli interessi nazionali della Corea e per promuovere pace e prosperità nella regione”.
Si rafforza la cooperazione militare tra i due Paesi ma l’approccio verso la Cina resta differente per diversi motivi