La decisione di escludere le due società di telecomunicazioni cinesi segnala due cose: un maggiore allineamento agli Stati Uniti e la degenerazione pressoché totale delle relazioni con la Cina
Giovedì il Canada ha fatto sapere che escluderà le società di telecomunicazioni cinesi Huawei e ZTE dalla lista dei fornitori per la rete 5G. È una decisione che, per quanto attesa, segnala due cose: un maggiore allineamento agli Stati Uniti, gli alleati di riferimento; e la degenerazione pressoché totale delle relazioni con la Cina.
Huawei (ma anche, a un livello inferiore, ZTE) è una delle società di telecomunicazioni più importante al mondo per quanto riguarda la componentistica per le reti 5G. La sua proiezione internazionale è stata però colpita duramente dalla precedente amministrazione statunitense, quella guidata dal presidente Donald Trump, che la inserì in una “lista nera” (entity list) del dipartimento del Commercio americano, vietando i trasferimenti di tecnologie da parte di società americane. Non fu l’unica restrizione: ad esempio, l’amministrazione Trump stabilì anche che ogni azienda che intendesse fornire a Huawei prodotti contenenti tecnologie statunitensi dovesse ottenere una specifica licenza di esportazione.
Gli Stati Uniti e molti dei loro alleati principali accusano Huawei di essere legata alle forze armate cinesi e pertanto di permettere a Pechino di condurre operazioni di cyberspionaggio nel mondo.
La decisione del Canada
Il Governo canadese ha detto che vieterà l’utilizzo dei componenti e dei servizi di Huawei e ZTE nelle reti 5G per tutelare la sicurezza nazionale. Ha spiegato, inoltre, che le società canadesi che hanno installato apparecchiature delle due aziende nei loro sistemi 4G e 5G dovranno rimuoverle entro i prossimi tre-cinque anni e che non verranno risarcite dal Governo.
Prima dell’annuncio di giovedì, il Canada era l’unico membro dei Five Eyes – l’alleanza sulla condivisione di intelligence con America, Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito – a non aver limitato o messo al bando i componenti di Huawei per il 5G.
Alykhan Velshi, vicepresidente della divisione affari societari per le Americhe di Huawei, ha detto alla CBC che l’azienda “stava aspettando questa [decisione, ndr] da tre anni”. Ha anche aggiunto che Ottawa non ha spiegato in che modo le attrezzature di Huawei rappresentino un rischio per la sicurezza nazionale; l’ambasciata cinese in Canada ha parlato di una mossa motivata politicamente.
In effetti, nel settembre del 2018 il Canada annunciò che avrebbe esaminato le possibili minacce alla sicurezza nazionale rappresentate dalla presenza di Huawei nelle reti 5G. Ci si aspettava che il ban sarebbe arrivato a breve, ma poi successe qualcosa che congelò tutto. A dicembre 2018, infatti, le autorità canadesi arrestarono – su richiesta degli Stati Uniti – la direttrice finanziaria di Huawei nonché figlia del fondatore, Meng Wanzhou; in evidente ritorsione, la Cina arrestò due cittadini canadesi – Michael Spavor e Michael Kovrig, anche noti come “i due Michael” – con accuse vaghe, detenendoli in condizioni durissime per oltre mille giorni: per questo si è parlato di “diplomazia degli ostaggi”. La vicenda si è conclusa nel settembre scorso, quando Meng è stata rilasciata a seguito di un accordo con la giustizia americana ed è rientrata in Cina; Pechino ha liberato Kovrig e Spavor praticamente subito dopo.
È possibile che il Canada abbia aspettato tre anni per mettere al bando Huawei per non peggiorare ulteriormente i rapporti con la Cina e non mettere in pericolo le vite di Spavor e Kovrig. A qualche giorno di distanza dal rientro in patria dei “due Michael”, però, il Primo Ministro canadese Justin Trudeau dichiarò che il Governo avrebbe presto preso una decisione su Huawei: sono passati invece otto mesi.
Le relazioni tra Canada e Cina non sono buone, pur essendo migliorate rispetto ai minimi toccati durante la detenzione di Meng. Pechino, ad esempio, ha rimosso le restrizioni sulle importazioni di semi di canola canadesi in vigore da tre anni. D’altra parte, alcuni funzionari del Governo cinese avevano mandato degli avvertimenti a Ottawa in merito all’estromissione di Huawei, anticipando che tale decisione avrebbe avuto delle conseguenze.
Le aziende fanno da sole
Lo scorso dicembre Huawei dichiarò che le società di telecomunicazione canadesi avevano speso oltre 545 milioni di dollari in sue tecnologie.
Tuttavia, già da prima che il Governo prendesse una decisione, le aziende canadesi avevano già deciso di rivolgersi ad altri fornitori per le apparecchiature per il 5G. Ad esempio Bell Canada e Telus, due delle più grandi del Paese, si sono affidate a Ericsson (svedese) e a Nokia (finlandese) per le reti di quinta generazione. Entrambe avevano fatto largo affidamento su Huawei per la componentistica per il 4G.
Huawei (ma anche, a un livello inferiore, ZTE) è una delle società di telecomunicazioni più importante al mondo per quanto riguarda la componentistica per le reti 5G. La sua proiezione internazionale è stata però colpita duramente dalla precedente amministrazione statunitense, quella guidata dal presidente Donald Trump, che la inserì in una “lista nera” (entity list) del dipartimento del Commercio americano, vietando i trasferimenti di tecnologie da parte di società americane. Non fu l’unica restrizione: ad esempio, l’amministrazione Trump stabilì anche che ogni azienda che intendesse fornire a Huawei prodotti contenenti tecnologie statunitensi dovesse ottenere una specifica licenza di esportazione.