La Cia annuncia la creazione di un nuovo centro di missione dedicato alla Cina, definita dal direttore William Burns “la più importante minaccia geopolitica che dobbiamo affrontare nel Ventunesimo secolo”
La Cia, l’agenzia di intelligence degli Stati Uniti specializzata nelle operazioni all’estero, ha annunciato giovedì la creazione di un nuovo centro di missione dedicato alla Cina. Si tratta di un organismo a sé stante che utilizza le risorse assegnate alla Cia per portare avanti, appunto, la sua missione. Che sarà, in questo caso, il monitoraggio e il contrasto della Cina, definita dal direttore dell’agenzia William Burns come “la più importante minaccia geopolitica che dobbiamo affrontare nel Ventunesimo secolo”.
La Cina peggio dell’Urss
Un anonimo funzionario della Cia ha paragonato il focus sulla Cina a quello riservato all’Unione sovietica nel periodo della Guerra fredda. Ma Pechino, precisa, è un avversario ancora più formidabile e difficile da gestire: se infatti tra gli Stati Uniti e l’Urss non c’erano praticamente contatti commerciali, tra America e Cina, al contrario, l’interdipendenza economica è profonda e rende complicati i propositi di “disaccoppiamento” (decoupling).
Parlare di “nuova Guerra fredda” è dunque scorretto ma, proprio come fece a quei tempi con la Russia, la Cia schiererà tecnici, linguisti ed esperti di vario tipo in giro per il mondo a raccogliere informazioni sulla Cina e a opporsi ai suoi interessi. Per farlo, dovrà innanzitutto reclutare e formare personale fluente in mandarino.
Come cambia il ruolo (e l’assetto) della Cia
La creazione di un centro di missione focalizzato esclusivamente su Pechino ci conferma, da un lato, che Washington si sta preparando a tutto campo per un lungo periodo di competizione estrema con “un Governo cinese sempre più ostile” (così lo ha descritto Burns), che aspira a sottrarre agli americani il primato globale. Dall’altro lato, invece, ci dice che la Cia sta ritornando al suo scopo originale: il contrasto degli attori statali – l’Unione sovietica, l’Iran, ora la Cina: tutti hard targets –, dopo essersi concentrata a lungo sull’anti-terrorismo a seguito degli attentati dell’11 settembre 2001.
L’importanza primaria che la Cina occupa nella politica estera americana è confermata anche dal fatto che, parallelamente all’istituzione di un centro di missione a lei dedicato, la Cia stia rimodellando quelli che si occupavano dell’Iran e della Corea del Nord. Erano stati aperti entrambi nel 2017 dall’allora direttore della Cia Mike Pompeo (che poi divenne segretario di stato, succedendo a Rex Tillerson) e riflettevano la volontà dell’amministrazione Trump di contenere i programmi nucleari di Teheran e Pyongyang. Adesso invece, entro novanta giorni, questi due centri di missione confluiranno in entità dal respiro più generale, una dedicata al Medio Oriente e l’altra all’Asia orientale.
L’accorpamento in strutture regionali non riguarderà invece la Cina – come spiega quell’anonimo funzionario della Cia – per una ragione di efficienza: la sfida posta da Pechino è cioè unica, imparagonabile a tutte le altre, e richiede un impegno maggiore sia nella raccolta di informazioni che nell’analisi, nella linguistica e nelle tecnologie di spionaggio. Quest’ultimo punto è particolarmente critico: già la semplice diffusione di Internet ha reso più semplice l’identificazione degli agenti sotto copertura; l’evoluzione tecnologica, inoltre, obbliga l’agenzia a puntare sullo sviluppo di strumenti e processi sempre meno individuabili.
Il Financial Times riporta i commenti di alcuni esperti di intelligence, secondo i quali la Cia e le altre agenzie statunitensi hanno un divario di conoscenze sulla Cina che devono colmare, e che le ha portate storicamente a sottostimare i progressi militari di Pechino. Il ritiro dall’Afghanistan però – simbolo di un più generale distacco dal Medio Oriente – libererà analisti e funzionari che potranno concentrarsi meglio sulla nuova sfida. Si tratta, citando le parole di Burns, della “prova di geopolitica più difficile in una nuova era di rivalità tra grandi potenze”.
Un anonimo funzionario della Cia ha paragonato il focus sulla Cina a quello riservato all’Unione sovietica nel periodo della Guerra fredda. Ma Pechino, precisa, è un avversario ancora più formidabile e difficile da gestire: se infatti tra gli Stati Uniti e l’Urss non c’erano praticamente contatti commerciali, tra America e Cina, al contrario, l’interdipendenza economica è profonda e rende complicati i propositi di “disaccoppiamento” (decoupling).