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Cina, la sfida tra Governo e Big Tech


I casi di Jack Ma prima e di Didi poi non sono isolati. Dietro la stretta di Pechino ci sono diverse ragioni, sia politiche che strategiche

I colossi tecnologici cinesi devono restare quello che sono, vale a dire dei colossi tecnologici. Il loro potere economico non può diventare potere politico. E allora serve intervenire sul loro potere strategico, rappresentato in primis dalla conservazione di una sterminata quantità di dati, e sul loro margine di manovra, dunque sulla loro proiezione verso l’esterno. Nella Cina di Xi Jinping e della doppia circolazione, le Big Tech devono imparare che non solo non possono diventare portatrici di istanze politiche, ma che non possono nemmeno ambire a diventarlo.

Il Governo cinese ha rotto gli indugi e negli ultimi tempi sta intervenendo con sempre maggiore decisione su un settore che potenzialmente potrebbe farsi portavoce di istanze politiche, economiche e sociali. Non importa quanto queste istanze possano essere vicine o lontane dalla sua linea, il Partito comunista cinese non vuole altri poli in grado di aggregare consenso e visioni di futuro.

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