La dichiarazione delle autorità cinesi sulla scarsa efficacia dei loro vaccini getta un'ombra sulla campagna di esportazioni di Pechino. Intanto la rivale India aiuta il Paraguay (e Taiwan)
La dichiarazione delle autorità cinesi sulla scarsa efficacia dei loro vaccini getta un’ombra sulla campagna di esportazioni di Pechino. Intanto la rivale India aiuta il Paraguay (e Taiwan)
“La Cina ha ammesso che i propri vaccini contro il Covid-19 hanno una bassa efficacia”. Sui media e sulle agenzie di stampa di mezzo mondo la notizia è stata battuta così. Pechino ha smentito e sta provando a porre riparo a quella che definisce una “totale incomprensione”, ma una certa dose di danno appare comunque irreparabile. Un colpo alla diplomazia del vaccino che il Governo della Repubblica popolare sta portando avanti da diverso tempo (eastwest ne aveva scritto qui) e con ottimi risultati, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Il tutto accade, peraltro, mentre aumenta la competizione in materia vaccinale di rivali geopolitici come l’India.
Cosa è successo
Tutto nasce da una conferenza tenutasi a Chengdu sabato scorso. Gao Fu, direttore del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha affermato che la Cina sta esplorando la possibilità di mescolare diversi sieri anti coronavirus per aumentare l’efficacia di quelli esistenti, “che non è sufficientemente elevata”. Il giorno dopo, Gao ha detto di essere stato “completamente frainteso” e in un’intervista al Global Times, il tabloid in lingua inglese espressione del pensiero del Partito comunista cinese, ha sostenuto che si stesse riferendo alla situazione vaccinale globale. “I gradi di protezione di tutti i vaccini nel mondo è talvolta alta, talvolta bassa”, dice Gao. “Per questo, suggerisco di rivedere il processo di vaccinazione”. In particolare, Gao si riferisce alla possibilità di regolare il dosaggio, rivedere l’intervallo di tempo necessario tra le somministrazioni oppure aumentare il numero stesso di dosi da inoculare.
Quanto sono efficaci i vaccini cinesi?
La risposta a questa domanda non è semplice. Sinopharm afferma che i suoi due sieri avrebbero tassi di efficacia rispettivamente del 79% e del 72,5%. I dati sul Sinovac ballano tra il 50,4% di alcuni studi effettuati in Brasile e l’83,4% di altri studi realizzati in Turchia, ma la sua efficacia reale sarebbe compresa tra il 50 e il 60%. Secondo il Global Times, l’efficacia del Sinovac si alza al 62,3% qualora l’intervallo tra le dosi passi da 14 a 21 giorni. E funzionerebbe anche contro le varianti brasiliane. Il siero di CanSino Biologics è quello che ha attirato maggiore interesse per ora in Europa (è stato adottato per uso di emergenza anche da uno Stato dell’Unione europea, l’Ungheria). L’azienda dichiara un tasso di efficacia del 75%.
Percentuali più basse di alcuni degli altri sieri, in primis il 97% di Pfizer, ma questo non significa che i vaccini cinesi siano pericolosi o sia meglio non assumere nulla piuttosto che uno di loro. Ed è per questo che molti Paesi si sono rivolti proprio a Pechino per ottenere il vaccino, visto anche che a lungo Stati Uniti e Unione europea hanno bloccato le esportazioni. La Cina ha invece puntato da subito sulla diffusione globale dei propri seri, strumento non solo di guadagno economico ma anche di aumento del proprio soft power globale. Decine di Paesi, territori e organizzazioni internazionali hanno importato uno dei sieri provenienti dalla Repubblica popolare. Nelle ultime settimane, la mappa della loro diffusione si è allargata in Medio Oriente: in particolare in Giordania, Libano e Palestina. Tutto ciò è avvenuto in concomitanza di un viaggio del Ministro degli Esteri Wang Yi nell’area.
Ma la Cina importa vaccini stranieri?
A oggi Pechino non ha ancora approvato nessun vaccino straniero da usare in territorio cinese. Ed è per questo che tra le dichiarazioni di Gao risulta particolarmente significativa quella sulla possibilità di mescolare diversi vaccini. Già, perché finora le autorità di Pechino avevano sempre criticato la composizione dei sieri occidentali, in particolare per l’utilizzo della tecnologia dell’Rnamessaggero (Pfizer e Moderna) o per lo sfruttamento del vettore adenovirus (Johnson&Johnson e AstraZeneca). Funzionamento e composizione molto diversi dai sieri cinesi che sono a virus inattivati, e anche per questo possono venire conservati a temperature più naturali rispetto agli altri. La possibile miscela di vaccini con composizioni diverse può aprire alla possibilità che la Cina importi virus dall’estero. I partner cinesi di BioNTech stanno cercando l’approvazione per utilizzare il loro vaccino nella Repubblica popolare, ma intanto sul South China Morning Post si parla già dell’arrivo di un “rivoluzionario” vaccino mRNA completamente Made in China.
La gara sui vaccini
Nel frattempo, la competizione sul vaccino si aggiunge alla lunga lista di controversie tra Cina e India. Già da tempo, Nuova Delhi compete con Pechino per la diffusione dei sieri in Asia. E talvolta ha avuto la meglio, per esempio in Myanmar, dove poco prima del golpe ha esportato decine di milioni di dosi del suo Covishield di Serum. Ulteriore e significativo episodio negli ultimi giorni. La scorsa settimana su eastwestavevamo raccontato il caso del Paraguay, ultimo alleato diplomatico di Taiwan in Sudamerica. In necessità di un vaccino, le autorità di Asunciòn hanno dichiarato di essere state avvicinate dal Governo cinese che aveva promesso l’invio delle dosi necessarie in cambio della rottura dei rapporti con Taipei. Ebbene, in soccorso del Paraguay (e di Taiwan) è arrivata l’India, che ha donato al Paese latinoamericano un primo lotto di centomila dosi di Covaxin della Bharat Biotech. Segnale interessante se si considerano i recenti (non ufficiali) abboccamenti tra Nuova Delhi e Taipei, nonché il rinnovato ruolo dell’India all’interno del Quad.
Tornando al piano interno, le autorità sanitarie cinesi hanno intimato alle autorità locali di interrompere le vaccinazioni obbligatorie e di proseguire solo su base volontaria. Sin dall’inizio la somministrazione dei vaccini in Cina si basa sulla scelta individuale dei cittadini. Ma dopo che la campagna di inoculazione procedeva a rilento, il Governo ha fissato l’obiettivo di vaccinare almeno 560 milioni di persone entro giugno. Al momento, in tutto il Paese sono state inoculate 164,47 milioni di dosi. Per poter raggiungere l’obiettivo, alcune città avevano deciso di rendere obbligatoria la somministrazione. Tra queste la provincia di Hainan (rinomata meta turistica), che aveva stabilito che le persone non vaccinate non avrebbero potuto utilizzare il trasporto pubblico o entrare in luoghi come i ristoranti. Disposizioni cancellate dalle autorità centrali che hanno ribadito il principio della volontarietà da applicare su base nazionale.
La dichiarazione delle autorità cinesi sulla scarsa efficacia dei loro vaccini getta un’ombra sulla campagna di esportazioni di Pechino. Intanto la rivale India aiuta il Paraguay (e Taiwan)
“La Cina ha ammesso che i propri vaccini contro il Covid-19 hanno una bassa efficacia”. Sui media e sulle agenzie di stampa di mezzo mondo la notizia è stata battuta così. Pechino ha smentito e sta provando a porre riparo a quella che definisce una “totale incomprensione”, ma una certa dose di danno appare comunque irreparabile. Un colpo alla diplomazia del vaccino che il Governo della Repubblica popolare sta portando avanti da diverso tempo (eastwest ne aveva scritto qui) e con ottimi risultati, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Il tutto accade, peraltro, mentre aumenta la competizione in materia vaccinale di rivali geopolitici come l’India.
Cosa è successo
Tutto nasce da una conferenza tenutasi a Chengdu sabato scorso. Gao Fu, direttore del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha affermato che la Cina sta esplorando la possibilità di mescolare diversi sieri anti coronavirus per aumentare l’efficacia di quelli esistenti, “che non è sufficientemente elevata”. Il giorno dopo, Gao ha detto di essere stato “completamente frainteso” e in un’intervista al Global Times, il tabloid in lingua inglese espressione del pensiero del Partito comunista cinese, ha sostenuto che si stesse riferendo alla situazione vaccinale globale. “I gradi di protezione di tutti i vaccini nel mondo è talvolta alta, talvolta bassa”, dice Gao. “Per questo, suggerisco di rivedere il processo di vaccinazione”. In particolare, Gao si riferisce alla possibilità di regolare il dosaggio, rivedere l’intervallo di tempo necessario tra le somministrazioni oppure aumentare il numero stesso di dosi da inoculare.
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