Xi Jinping sottolinea l’importanza della partnership nel campo dell’innovazione, il Presidente Herzog evidenzia il rafforzamento delle relazioni bilaterali. Limiti e potenzialità di un rapporto non semplice
Il 2022 segna il trentennale delle relazioni diplomatiche tra Cina e Israele, un traguardo non scontato né tantomeno semplice tra le due nazioni, che cercano di trovare campi per la cooperazione in un quadro geopolitico complicato. Il ruolo chiave degli Stati Uniti per Israele, ça va sans dire, ostacola una serie di potenzialità per Pechino nello Stato ebraico, rendendo meno forte la sua presenza commerciale ma non ostacolandola del tutto.
Basti pensare al Porto di Haifa, dove la Cina ha inaugurato a settembre un nuovo spazio dedicato agli scambi commerciali nel Mediterraneo, parte integrante — nell’ottica del Partito comunista cinese — della Belt and Road Initiative. L’area, gestita dal Shanghai International Port Group, è costata 1.7 miliardi di dollari, e permetterà l’attracco di grandi navi cargo. La concessione per la costruzione della nuova infrastruttura porterà risparmi ingenti allo Stato israeliano, allo stesso tempo incrementando l’export e il commercio, abbattendo i costi dei beni.
Ma Washington, alleato storico di Tel Aviv, è preoccupato della crescente presenza cinese, proprio a partire da Haifa, località nella quale transita la Sesta Flotta della Marina statunitense. Le pressioni Usa non sono servite a fermare il progetto, anche se negli ultimi anni la voce della Casa Bianca è stata presa in considerazione relativamente ad altre infrastrutture.
Come nel caso del desalinizzatore Soreq B: la cinese Hutchison Water si fece avanti per la sua realizzazione ma, in seguito alle proteste dell’allora Presidente Donald Trump, la multinazionale perse la concessione per la costruzione. L’ex inquilino della Casa Bianca era preoccupato per la vicinanza tra la struttura e la base aerea dell’aviazione israeliana di Palmachin, e al centro di ricerca nucleare di Soreq. Obiettivi potenzialmente sensibili, nell’ambito dello scontro tra Washington e Pechino.
Ciononostante, Israele dimostra interesse alle relazioni con la Cina e le celebrazioni per i 30 anni di rapporti diplomatici sono state l’occasione per ribadire l’importanza del gigante asiatico per lo Stato ebraico. “I cinesi, come gli israeliani, non hanno paura delle nuove idee”, ha detto il Ministro degli Esteri Yair Lapid. “C’è una curiosità intrinseca nel carattere dei nostri due popoli. Dateci un’idea nuova e stimolante e ci riuniremo attorno a essa, ne discuteremo con entusiasmo ed esamineremo immediatamente la sua origine e come può essere migliorata”.
Nel corso del quinto meeting del Comitato per la Cooperazione e l’Innovazione tra Cina e Israele, nato nel 2014 ma partito nel 2018, è stato siglato un nuovo accordo triennale che regola la cooperazione governativa fino al 2024, e una serie di Memorandum of Understanding tra i Ministeri della scienza e della cultura, oltre a uno specifico documento sulla carbon neutrality. Inoltre, sono stati sottoscritti accordi sulla proprietà intellettuale e sulla cooperazione per la medicina d’emergenza.
Un comunicato del Ministero degli Esteri di Tel Aviv ricorda che i 30 anni di relazioni diplomatiche sono stati caratterizzati “dal continuo dialogo politico, strette relazioni economiche e commerciali, e diverse collaborazioni che legano i due popoli. Il volume degli scambi con la Cina — ricorda il Ministero degli Esteri — è aumentato in modo significativo in 30 anni di relazioni diplomatiche e oggi ammonta a circa 18 miliardi di dollari. La Cina è uno dei partner commerciali più importanti di Israele e si prevede che l’accordo di libero scambio contribuirà ad aumentarne il volume”.
Xi Jinping sottolinea l’importanza della partnership nel campo dell’innovazione, il Presidente Herzog evidenzia il rafforzamento delle relazioni bilaterali. Limiti e potenzialità di un rapporto non semplice