Toni duri e accuse esplicite tra il capo della diplomazia americana e quello cinese durante la Conferenza sulla Sicurezza in Germania: gli Usa allontanano la pace, attacca Wang, la Cina sostiene la Russia anche militarmente, contrattacca Blinken. L’Europa assiste al match…
Chi sperava che la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera potesse rappresentare un’occasione di distensione tra Stati Uniti e Cina si sbagliava di grosso. Non solo il breve bilaterale “informale” (come ha tenuto a sottolineare Pechino) si è svolto con toni duri, ma ha generato nuove polemiche e accuse incrociate. In particolare sul fronte della guerra in Ucraina. Entrambi i litiganti sembrano intenzionati a non lasciare al rivale il ruolo di potenza responsabile. Se Pechino continua ad accusare Washington di gettare benzina sul fuoco del conflitto, Washington dichiara in modo esplicito che Pechino potrebbe sostenere, anche a livello militare, lo sforzo della Russia. In palio, i cuori e le teste dei Paesi europei che vorrebbero vedere passi concreti in direzione della pace e ripongono qualche speranza proprio nella Cina, come dimostrato dai bilaterali tra Wang Yi e gli omologhi e leader europei incontrati nei giorni scorsi.
Sia Francia, sia Italia hanno detto di voler mantenere la cooperazione con la Repubblica Popolare, anzi intensificarla sul fronte commerciale, auspicando poi un ruolo attivo del governo cinese nel cercare di interrompere il conflitto. Un desiderio al quale il direttore dell’Ufficio della Commissione centrale degli Affari esteri del Partito comunista cinese ha provato in qualche modo a rispondere, preannunciando la presentazione di un documento che dovrebbe rappresentare una proposta di pace. Tanto che in Europa c’è chi ha visto l’ultima tappa del tour all’estero di Wang in Russia come un possibile segnale che la Cina potesse farsi portavoce di un messaggio da parte europea. In realtà, Wang è incaricato soprattutto di preparare la visita di Xi Jinping al Cremlino, prevista in primavera.
Gli Stati Uniti hanno osservato l’offensiva diplomatica cinese e hanno deciso di rispondere. Anche perché durante il forum in terra tedesca, Wang ha ribadito la convinzione di Pechino secondo cui sarebbe proprio Washington a non volere anzi ad allontanare la pace evitando l’avvio del processo negoziale. Col tentativo di creare qualche frattura tra Europa e Stati Uniti, con la Cina intenta, come sempre, a ricordare agli europei che i loro interessi non sono necessariamente gli stessi di quelli degli americani. Forse per questo, Antony Blinken è passato al (duro) contrattacco. A margine del bilaterale con Wang, ha affermato che gli Usa temono che la Cina prenda in considerazione l’ipotesi di inviare armi a sostegno della Russia. Ipotesi rilanciata dal Wall Street Journal, che sostiene che droni cinesi continuino a essere utilizzati sul campo dalle forze armate di Mosca, nonostante le sanzioni. Per adesso si tratta di speculazioni, che sono però bastate a far alzare un coro di avvertimenti da parte dei vari governi europei. L’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, ha definito una “linea rossa” l’eventuale spedizione di armamenti a Mosca, mentre il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato dei rischi di una eventuale “guerra mondiale” in caso di sostegno cinese alla Russia.
Anche l’ultima tappa del viaggio di Wang a Mosca assume improvvisamente un altro significato per chi teme che possa servire non per esercitare pressioni ma semmai per saldare ulteriormente il rapporto tra Cina e Russia. Proprio il messaggio che la parte cinese non voleva veicolare, quantomeno in direzione del Vecchio Continente, e che potrebbe invece essere rafforzato dalla contemporanea e inattesa visita a Kiev del Presidente statunitense Joe Biden. Viaggio che rende politicamente più complicato per Pechino mostrarsi neutrale e imparziale sulla situazione.
La Cina ovviamente nega tutto e definisce “false” le affermazioni americane sul possibile rifornimento di armi a Mosca. Il portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin ha anzi ricordato che sono gli Usa che “non smettono di fornire armi al campo di battaglia” e non la Cina. Aggiungendo: “Gli Stati Uniti non sono qualificati per dare ordini alla Cina e non accetteremo che gli Stati Uniti dettino o impongano come dovrebbero essere le relazioni sino-russe”. Una replica che però potrebbe compromettere i tentativi cinesi di riannodare il filo dei rapporti con l’Europa. Mentre quelli con Washington sono sempre più burrascosi: un botta e risposta politico e simbolico nel quale non si intravede la ripresa di un dialogo che fino a qualche settimana fa sembravano volere entrambe le parti.