La svolta delle forze armate verso la sostenibilità ambientale si spiega con lo sforzo dell’amministrazione Biden per il raggiungimento delle emissioni zero. Perché il clima è anche una questione di sicurezza
Nelle scorse settimane l’esercito degli Stati Uniti ha pubblicato la sua prima strategia per il clima. Prevede, tra le altre cose, il dimezzamento delle proprie emissioni di gas serra entro il 2030 e l’elettrificazione (ossia l’alimentazione a energia elettrica e non a combustibili fossili) di tutti i veicoli non da combattimento al 2035. I mezzi da battaglia elettrici dovranno invece essere pronti per il 2050.
Questa svolta delle forze armate americane verso la sostenibilità ambientale va ricondotta nella grande agenda dell’amministrazione di Joe Biden per il clima. Che ha, tra i suoi obiettivi principali, la completa decarbonizzazione del mix elettrico entro il 2035, l’arrivo alle zero emissioni nette entro il 2050 e il dominio sulle nuove tecnologie per le energie pulite, così da vincere la competizione con la Cina.
Si tratta di uno sforzo che coinvolge tutte le agenzie governative, e dunque anche il dipartimento della Difesa: è responsabile del 56% dell’impronta di carbonio dell’amministrazione federale e vale il 52% dei consumi elettrici. Ma l’esercito, nonostante la funzione di sostegno alle politiche nazionali, ha altri scopi, si potrebbe pensare: si occupa di sicurezza nazionale, di combattere e vincere le guerre, non di lottare contro il riscaldamento globale.
Cosa c’entra il clima con la sicurezza degli Stati Uniti
Il nesso tra questi tre elementi, in realtà, esiste. I cambiamenti climatici possono ripercuotersi sulla sicurezza degli Stati Uniti perché possono alimentare la conflittualità sociale in Paesi già problematici sotto il profilo politico e fragili dal punto di vista economico, dove magari l’accesso ai beni di prima necessità è limitato, le infrastrutture sono carenti e la sussistenza dipende dall’agricoltura.
Gli eventi climatici estremi possono insomma esasperare le criticità di base e aggravare l’instabilità fino allo scoppio di lotte armate. È successo in Siria: il periodo di siccità durato dal 2006 al 2010, che ha ridotto i raccolti e fatto crescere i prezzi dei prodotti agricoli, è stato uno dei fattori sullo sfondo della successiva guerra civile. Una crisi simile potrebbe ripresentarsi nel Sud-est asiatico, dove c’è una contesa sulle acque del fiume Mekong. Ma anche nell’estero immediato degli Stati Uniti: ormai da anni in America centrale i cambiamenti climatici stanno complicando la coltivazione del caffè, spesso l’unica fonte di reddito per gli abitanti delle campagne, e di riflesso incentivando le migrazioni verso nord.
Gli ufficiali dell’esercito americano dovranno ricevere una formazione adeguata che li prepari a gestire un mondo che – come chiosa bene il Washington Post – non sarà solo più caldo, ma forse anche più caotico. Una forza armata consapevole del rischio climatico è allora maggiormente efficace nella prevenzione e nel contrasto delle minacce future.
I vantaggi operativi e le critiche
Nella strategia per il clima dell’esercito si legge che entro il 2035 tutte le postazioni dovranno essere dotate di microgrid, ovvero di sistemi di energia elettrica autonomi rispetto alla rete. L’utilizzo di elettricità da fonti rinnovabili dovrebbe portare con sé dei vantaggi operativi: attualmente, durante gli scontri, le linee di rifornimento di carburante alle basi americane sono uno dei bersagli principali degli attacchi nemici. Il distacco dai combustibili fossili permetterebbe di ridurre sia questa vulnerabilità, sia i rischi all’incolumità dei soldati destinati alle supply lines.
Non tutti sono convinti della bontà di questa svolta climatica; svolta peraltro che dovrà essere finanziata, e non è chiaro a quanto ammontino i fondi. Alcuni la ritengono una distrazione – sia di concetto che di risorse – rispetto alle priorità dell’esercito americano, vale a dire il contrasto della Russia e della Cina. Altri temono invece che l’attenzione data all’efficienza e al risparmio energetico per il raggiungimento dei target emissivi possa rendere le forze armate troppo conservative, finendo con indebolirne le capacità militari.
La svolta delle forze armate verso la sostenibilità ambientale si spiega con lo sforzo dell’amministrazione Biden per il raggiungimento delle emissioni zero. Perché il clima è anche una questione di sicurezza