Il Presidente Xi Jinping propone una dichiarazione scritta sugli impegni di Pechino per contrastare il cambiamento climatico. Washington: posizione passiva che disorienta
La Cina che invita al rafforzamento del multilateralismo è l’altra faccia della stessa medaglia che tiene un profilo basso sia al G20 di Roma, presenziando con il Ministro degli Esteri Wang Yi, che al decisivo incontro Cop26 di Glasgow sul clima. Tra pressioni affinché Pechino si allinei col resto del mondo nelle promesse sulla diminuzione delle emissioni responsabili del cambiamento climatico e accuse all’Occidente per l’inquinamento degli ultimi 200 anni, il Presidente Xi Jinping — che da inizio pandemia nel 2020 non ha lasciato il Paese — invia ai leader riunitisi in Scozia una dichiarazione su quanto la Cina farà per contrastare il cambiamento climatico.
Al discorso tenuto in via telematica nei giorni scorsi in occasione del summit di Roma, il Presidente cinese ha chiesto che gli Stati adottino politiche bilanciate, capaci di tenere in conto sia la protezione dell’ambiente che lo sviluppo economico, così da indirizzare il cambiamento climatico per la salvaguardia della vita delle persone. “Le grandi economie dovrebbero rafforzare la cooperazione in quest’area”, ha aggiunto Xi, incoraggiando l’implementazione degli Accordi di Parigi sul clima.
“Negli ultimi 15 anni, il taglio all’intensità delle emissioni di diossido di carbonio ha largamente ecceduto i climate action goals 2020”, ha sottolineato il leader cinese, identificando prima del 2030 il picco di emissioni di Pechino per arrivare, poi, alla carbon neutrality entro la metà del secolo. Wang Wenbin, portavoce del Ministero degli Esteri, ha criticato la posizione degli Stati Uniti sul clima, specie nelle accuse di immobilismo verso la Repubblica popolare arrivate da Jack Sullivan, Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Joe Biden. Sullivan ha definito le politiche cinesi sul cambiamento climatico “disorientanti”, una “posizione passiva” ribadita con l’assenza “significativa” alla Cop26.
Wang respinge le accuse al mittente: “Sulle nazioni sviluppate pesa l’inescusabile responsabilità storica d’aver emesso gas serra nel loro processo di industrializzazione negli ultimi 200 anni. Gli americani — ha affermato Wang — hanno prodotto, in maniera cumulata, otto volte più emissioni della Cina. Sono gli Usa ad aver indebolito la fiducia del mondo verso le azioni sul clima, rifiutando di ratificare il Trattato di Kyoto e uscendo dagli Accordi di Parigi”.
Ma gli Stati Uniti, per bocca del Presidente Biden, considerano un errore l’abbandono della Cop21 voluto da Donald Trump: “Chiedo scusa per l’uscita dagli Accordi di Parigi, avvenuta con la precedente amministrazione. Abbiamo gli strumenti, il know how, le risorse. Dobbiamo fare delle scelte”. Cina e Stati Uniti dovranno entrambe fare la loro parte: la comunità internazionale chiede a Pechino maggiore trasparenza, a Washington certezze sulle politiche adottate, senza rischi di modifiche in casi di cambio di Governo.
Il Presidente Xi Jinping propone una dichiarazione scritta sugli impegni di Pechino per contrastare il cambiamento climatico. Washington: posizione passiva che disorienta