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Corsa al Quirinale, cosa aspettarsi?


Non si corre per il Quirinale, si viene scelti e si accetta, quasi a malincuore. Questo il copione. I favoriti e scalpitanti in genere non vengono eletti. Cosa attendersi dunque dal prossimo voto parlamentare?

La regola prescrive una specie di voglioso distacco. A dimostrazione che il Quirinale non è per chi lo desideri, ma è una gloria terminale che corrisponde alla più smaniosa scaramanzia del comando. Anche Mario Draghi ricorre infatti alla metafora, che simpaticamente allude: “Sono un nonno a servizio delle istituzioni”. Ci si propone, dunque, ma anche no.

La corsa al Quirinale

La lunga corsa verso la presidenza della Repubblica, d’altra parte, sempre mortifica i candidati troppo desiderosi, superbi e sicuri di sé. Successe due volte a Fanfani, cui scrissero nelle schede: “Maledetto nanetto non sarai mai eletto”. E successe a Spadolini, poi a Forlani e persino ad Andreotti. Così le ambizioni sono costrette a muoversi nell’ombra. E fatta eccezione per Silvio Berlusconi, primo nella storia italiana a candidarsi alla presidenza della Repubblica senza far alcun mistero dei propri desideri, per tutti gli altri la prassi vuole al contrario che ci si candidi e ci si accrediti al di fuori d’ogni rapporto con l’opinione pubblica.

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