Pochi giorni dopo la fine della Cop26, la Commissione mette a punto nuove iniziative nel quadro del Green Deal: freno a soia e legname frutto della deforestazione e al trasferimento extra-Ocse degli scarti
Disco rosso da Bruxelles all’importazione dei prodotti frutto del disboscamento e all’export di rifiuti al di fuori dei Paesi Ocse. La polvere non si è ancora posata sulla timida intesa siglata da quasi 200 Paesi alla Cop26 di Glasgow, e la Commissione europea prova a cavalcare l’onda di un entusiasmo appannato per presentare tre nuove iniziative tematiche nel quadro del suo Green Deal, il maxi-piano per il clima con cui l’Ue vuole ridurre del 55% (rispetto ai valori del 1990) le emissioni di CO2 al 2030, tappa necessaria verso la neutralità climatica al 2050.
Al pacchetto di dodici iniziative legislative e non presentato a metà luglio, l’esecutivo Ue ha adesso aggiunto un nuovo set di norme per contrastare il disboscamento provocato dalle importazioni del blocco e nuove regole in materia di spedizioni di rifiuti all’interno dell’Ue e, in particolare modo, al suo esterno. In entrambi i casi, si tratta, a detta di Bruxelles, dei “tentativi legislativi più ambiziosi al mondo per affrontare questi problemi”.
Partiamo dal primo. Negli ultimi 30 anni, secondo le stime della Fao, il mondo ha perso 420 milioni di ettari di foreste, una superficie più vasta dell’Unione europea. Un dato allarmante, in particolare visto il ruolo dei polmoni verdi del pianeta nell’assorbimento del carbonio, tanto che a Glasgow i Paesi che ospitano l’85% delle foreste (compresi Brasile, Russia, Cina, Indonesia e Repubblica Democratica del Congo) si sono impegnati a porre fine alla deforestazione entro il decennio. “Il regolamento sul disboscamento risponde all’appello dei cittadini che chiedono di ridurre al minimo il contributo europeo a questo problema e promuovere consumi sostenibili”, ha spiegato il Commissario all’Ambiente Virginijus Sinkevičius, annunciando lo stop all’ingresso nel mercato interno Ue dei prodotti legati a pratiche di deforestazione.
Parliamo di beni alimentari e non solo che presenti quotidianamente sulle tavole e nelle case degli europei: dalla soia alla carne bovina, dal cacao al caffè, passando per cuoio e legname. Per adesso, la Commissione non prevede una data per l’entrata in vigore per il divieto, che dovrà essere negoziato dai due co-legislatori dell’Ue (Consiglio e Parlamento) durante trattative in cui certi prodotti potranno comparire come sparire dalla lista predisposta da Bruxelles (dove ad esempio per il momento non è citata la gomma).
Giro di vite anche sui rifiuti. Questa settimana l’esecutivo Ue ha presentato una nuova revisione del regolamento vigente dal 2006 in materia per introdurre norme più rigide per il contrasto dell’esportazione degli scarti fuori dal continente e, al tempo stesso, promuovere l’economia circolare. “Se ci aspettiamo dai nostri partner politiche climatiche più ambiziose, dovremmo smettere di essere noi stessi a esportare l’inquinamento”, ha aggiunto Sinkevičius.
Le spedizioni di rifiuti verso i Paesi non appartenenti all’Ocse saranno limitate e autorizzate soltanto se gli Stati non-Ue si dimostreranno, alla luce di una valutazione indipendente, in grado di gestirli in modo sostenibile. Anche i trasferimenti verso i Paesi più industrializzati e sviluppati potranno essere sospesi se generano gravi problemi ambientali o alla salute umana nei luoghi di destinazione.
La proposta ha pure una dimensione interna: i rifiuti potranno continuare a circolare fra gli Stati membri, ma “le nuove norme promuoveranno l’economia circolare”. Ciò avverrà attraverso un sistema più efficiente per la circolazione dei rifiuti considerati risorsa e l’incoraggiamento – in ottica non solo di inquinamento zero, ma anche di autonomia industriale del continente – dell’adozione di materiali riciclati nell’Ue, che hanno un’impronta di CO2 molto inferiore rispetto alle materie prime vergini. Pure in questo caso le tempistiche non saranno immediate. In particolare, per la disciplina che introduce limiti sull’export è previsto un periodo transitorio di tre anni, in modo da garantire ai gestori di rifiuti margini utili per adeguarsi al cambio normativo.
L’esecutivo europeo prevede di rafforzare la risposta ai reati ambientali: secondo i calcoli della Commissione, fino al 30% dei traffici di rifiuti potrebbe essere illegale, per un giro d’affari illecito pari a circa 9,5 miliardi di euro all’anno. Non solo inasprimento delle sanzioni amministrative per i responsabili: ad assistere gli Stati e a coadiuvare le indagini su scala transnazionale potrà intervenire l’Olaf, l’Ufficio europeo per la lotta anti-frode.
Ad accompagnare le due proposte di regolamento, anche un documento strategico sul suolo, il principale serbatoio terrestre di CO2. Alla luce del fatto che il 70% dei suoli Ue non versa in buone condizioni, la Commissione si propone di promuoverne l’uso sostenibile, aumentando il carbonio presente nei terreni agricoli, combattendo la desertificazione e ripristinando i terreni degradati.
Al pacchetto di dodici iniziative legislative e non presentato a metà luglio, l’esecutivo Ue ha adesso aggiunto un nuovo set di norme per contrastare il disboscamento provocato dalle importazioni del blocco e nuove regole in materia di spedizioni di rifiuti all’interno dell’Ue e, in particolare modo, al suo esterno. In entrambi i casi, si tratta, a detta di Bruxelles, dei “tentativi legislativi più ambiziosi al mondo per affrontare questi problemi”.