Nilo: la disputa tra Etiopia, Sudan ed Egitto continua
La disputa per il controllo sul Nilo non sembra avere fine: il progetto di Addis Abeba della diga sul Nilo Azzurro non piace nè al Sudan, nè all'Egitto
La disputa per il controllo sul Nilo non sembra avere fine: il progetto di Addis Abeba della diga sul Nilo Azzurro non piace nè al Sudan, nè all’Egitto
Sembrava, a fine giugno, che l’accordo fosse vicino. E invece la disputa fra Etiopia, Sudan ed Egitto legata alla diga sul Nilo non sembra sul punto di risolversi.
La disputa sulla diga, in breve
Tre settimane fa la Presidente dell’Etiopia Sahle-Uork Zeudé ha detto che la diga costruita da Addis Abeba sul Nilo Azzurro, l’affluente più importante del Nilo, inizierà a generare energia entro i prossimi dodici mesi. Il mega-progetto, che porta il nome di Grande diga del rinascimento etiope, vale oltre 4 miliardi di dollari ed è considerato cruciale per lo sviluppo economico del Paese. Ma, allo stesso tempo, è osteggiato dal Sudan e soprattutto dall’Egitto, che temono che la diga possa ridurre la portata del Nilo e lasciarli senza abbastanza acqua per soddisfare i loro fabbisogni.
Più nello specifico, la contesa ha a che vedere con le tempistiche del riempimento del bacino della diga: Il Cairo – che dipende interamente dal Nilo – ha paura di perdere tanta acqua in pochi anni, se Addis Abeba dovesse procedere rapidamente. La prima fase del riempimento è stata completata ad agosto.
La telefonata fra Trump e Hamdok
Venerdì il Presidente americano Donald Trump ha avuto una telefonata con il Primo Ministro sudanese Abdalla Hamdok, dopo l’annuncio del riconoscimento diplomatico tra Sudan e Israele.
Hamdok ha detto di sperare di “trovare presto una soluzione amichevole” alla disputa con l’Etiopia. Trump invece ha accusato l’Etiopia di aver “rotto l’accordo” proposto dagli Stati Uniti e che “non si può dare la colpa all’Egitto per essere un po’ alterato”. Il Cairo, ha aggiunto, potrebbe “far saltare quella diga”.
L’Egitto si è affidato molto al sostegno americano. L’Etiopia, al contrario, preferisce risolvere la questione affidandosi alla guida dell’Unione africana, senza coinvolgere attori esterni al continente. Il Sudan, infine, benché toccato dalla disputa, ha finora svolto un ruolo di mediatore tra i due estremi.
La risposta dell’Etiopia
Ieri il Primo Ministro etiope Abiy Ahmed ha condannato il ricorso alle minacce per la risoluzione della disputa, pur senza nominare esplicitamente nessuno. Sostenendo, al contrario, che i negoziati abbiano fatto progressi sotto la mediazione dell’Unione africana.
Per forzare l’Etiopia a raggiungere un compromesso con l’Egitto, a settembre gli Stati Uniti hanno annunciato il taglio degli aiuti. Ma Abiy considera la diga un progetto dal valore tanto economico quanto politico, che rafforza il prestigio e la legittimità del suo Governo davanti alla popolazione.
Sembrava, a fine giugno, che l’accordo fosse vicino. E invece la disputa fra Etiopia, Sudan ed Egitto legata alla diga sul Nilo non sembra sul punto di risolversi.
La disputa sulla diga, in breve
Tre settimane fa la Presidente dell’Etiopia Sahle-Uork Zeudé ha detto che la diga costruita da Addis Abeba sul Nilo Azzurro, l’affluente più importante del Nilo, inizierà a generare energia entro i prossimi dodici mesi. Il mega-progetto, che porta il nome di Grande diga del rinascimento etiope, vale oltre 4 miliardi di dollari ed è considerato cruciale per lo sviluppo economico del Paese. Ma, allo stesso tempo, è osteggiato dal Sudan e soprattutto dall’Egitto, che temono che la diga possa ridurre la portata del Nilo e lasciarli senza abbastanza acqua per soddisfare i loro fabbisogni.
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