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Non c’è pace senza commercio internazionale


Il tramonto, facilitato dalla crescita dei regimi totalitari, della logica multilaterale e del commercio internazionale aumenta il rischio che le tensioni globali, non più governate a livello geopolitico, sfocino in scontri tra blocchi militari

Il Prof. Enrico Giovannini è il nuovo Presidente del Comitato Scientifico di Eastwest European Institute, il think tank europeo con sede a Roma e a Bruxelles. Il nuovo Presidente succede al Prof. Romano Prodi, in carica negli ultimi 10 anni. Enrico Giovannini è stato Chief Statistician dell'OCSE dal 2001 al 2009, quindi Presidente dell'ISTAT dal 2009 al 2013. Nel 2014 è stato nominato Co-chair dell'Independent Expert Advisory Group on Data Revolution for Sustainable Development alle Nazioni Unite. Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali dal 2013 al 2014, nel governo Letta, e Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile dal 2021 al 2022, nel governo Draghi. È co-fondatore dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). La sua cifra è sempre stata quella dell'innovatore coraggioso e visionario, con un occhio al mondo e uno alle esigenze delle comunità, delle persone. Ed è per queste sue qualità che noi di Eastwest siamo onorati di averlo alla testa delle nostre analisi e delle nostre strategie. Questo il suo saluto a Romano Prodi, “che ha guidato per molti anni in modo straordinariamente competente e lungimirante il Comitato scientifico di Eastwest, facendone una delle riviste più interessanti e apprezzate di geopolitica. Avendo avuto il privilegio di vederlo all’opera anche in tale ruolo, desidero ringraziarlo per il suo impegno politico e culturale per il nostro Paese, per l’Europa e per il mondo intero, che sono sicuro continuerà a profondere per lungo tempo anche a favore di Eastwest in qualità di Presidente emerito del Comitato scientifico”.  

In un recente articolo su Domani, Alessandro Penati ha indicato due “fallimenti del mercato che segneranno il nostro futuro”: la tutela dell’ambiente e i rischi geopolitici. Se già Sir Nicholas Stern, nel rapporto del 2007 sui costi dell’inazione rispetto al cambiamento climatico, scriveva che tale fenomeno rappresenta “il più grande fallimento del mercato nella storia dell’umanità”, scrive Penati a proposito del secondo: “L’uso dei rapporti economici come arma di guerra si è dimostrato un rischio mortale per il principio del vantaggio comparato”, cioè del principio posto alla base della convenienza reciproca e collettiva del commercio internazionale.

Cosa è accaduto nel 2022…

In effetti, gli eventi che hanno caratterizzato l’anno che si è appena concluso sembrano confermare che per un certo numero di potenze, regionali o globali, i rischi di perdite economiche legati a comportamenti conflittuali non siano stati sufficienti ad impedire l’apertura di fronti militari contro altri Stati, come nel caso dell’invasione russa dell’Ucraina, o di fronti interni, come la repressione in Iran. Ma lo stesso si potrebbe dire, ovviamente su scala diversa, delle tensioni tra Cina e Stati Uniti sulla questione di Taiwan, o tra Stati Uniti e Unione Europea sulle conseguenze commerciali per le imprese europee dell’Inflation Reduction Act, o quelle prevedibili tra Unione Europea e paesi terzi a seguito dell’accordo sull’European Carbon Border Adjustment, che alcuni vedono come un atto puramente protezionistico, mentre altri lo giudicano come un modo per riequilibrare una concorrenza sleale da parte dei paesi che usano tecnologie ad alta intensità di emissioni per produrre beni che poi esportano nel Vecchio continente.

…e cosa non dovrebbe stupirci

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