I sondaggi danno l’African National Congress vincente ma in forte calo. Il partito del presidente Ramaphosa potrebbe essere obbligato a trovare delle alleanze per governare, un fatto mai successo prima. Determinanti i 5 milioni di elettori che hanno meno di 30 anni.
“Per i sudafricani, ci sono moltissime ragioni per non votare l’African National Congress” osserva il giornalista Simon Allison, sulle pagine di The Continent. Il Sudafrica è piagato dalla povertà e dalla disoccupazione, che colpisce un terzo della popolazione. La corruzione è endemica e ha coinvolto tutti gli ultimi governi. La popolazione continua ad essere divisa, con una minoranza bianca che ha risorse economiche ed opportunità infinitamente maggiori rispetto alla maggioranza nera. E l’African National Congress (ANC), al potere da ormai 30 anni, ha dimostrato di non sapere come risolvere questi problemi.
Eppure oggi in Sudafrica si vota e, con ogni probabilità, sarà proprio la formazione che fu di Nelson Mandela a vincere le elezioni. Durante tutta la giornata, i cittadini sudafricani si recheranno alle urne per rinnovare il Parlamento. In seguito, saranno i deputati a scegliere chi sarà il Presidente, che nel Paese ricopre anche la carica di capo del governo. E, tra i 70 partiti presenti, nessuno ha dubbi sul fatto che sarà l’ANC ad aggiudicarsi la fetta più larga di consensi.
Il fatto è che i motivi per continuare a votare l’African National Congress sono tanti quanti quelli per voltare pagina, se non di più. A trent’anni dalla fine dell’apartheid, una larga parte dei sudafricani non dimentica che è stato proprio l’ANC a segnare la fine delle discriminazioni razziali e – dettaglio non trascurabile – a rendere possibile un passaggio pacifico alla democrazia. Da quel momento, il partito è riuscito a mettere fine ad una divisione della società che aveva radici profonde, estendendo a tutta la popolazione quei diritti che erano prima riservati ai pochi bianchi e rendendo il Sudafrica un Paese fortemente liberale.
Le alternative politiche, poi, sono pressoché inesistenti. Il secondo partito è la Democratic Alliance (DA), orientata verso un modello economico liberista e pro business. Ma la formazione è diretta erede dei partiti pre-apartheid ed è ancora legata a doppio filo alla minoranza bianca. Negli anni ha avuto un unico leader nero, Mmusi Maimane, dimessosi in polemica con il partito, e ha ricevuto numerose accuse di razzismo. Difficile, dunque, pensare che possa trovare un consenso trasversale e possa spingersi molto oltre il 20%, la quota su cui è ferma ormai da anni.
Tra i partiti più rilevanti ci sono anche l’Economic Freedom Fighters (EFF) e Newcomers uMkhonto we Sizwe (MK), che a loro volta non possono essere visti come alternative al dominio dell’ANC. La prima è una formazione di estrema sinistra, che spinge per la redistribuzione delle terre. Il secondo è invece un partito nuovo, formato dall’ex presidente Jacob Zuma. Proprio Zuma è stato però escluso dal voto a causa di una condanna. Inoltre, è lui il principale protagonista degli scandali di corruzione che hanno colpito l’ANC negli ultimi anni: è improbabile che chi vuole un Paese più funzionante scelga di votarlo.
Nonostante la certezza della vittoria e la probabile riconferma di Cyril Ramaphosa alla presidenza del Paese, l’African National Congress non può certo esultare. Secondo i sondaggi, il partito si dovrebbe fermare a poco più del 40% dei consensi, un risultato disastroso. Da quando in Sudafrica c’è la democrazia, nel 1994, l’ANC ha sempre ottenuto la maggioranza assoluta, toccando un picco del 70% vent’anni fa. Da allora, la contrazione è stata costante, ma il peggior risultato rimane comunque il solido 57% ottenuto nell’ultima tornata elettorale.
Perdere 15 punti percentuali in una sola legislatura rappresenterebbe un vero e proprio disastro. Al tempo stesso, si tratta di una dinamica naturale e strettamente legata ai motivi stessi che determinano il consenso del partito. L’ANC viene infatti votato per il ruolo avuto nel determinare la fine dell’apartheid. Ma 5 milioni degli elettori registrati hanno meno di trent’anni e le discriminazioni precedenti al 1994 non le hanno mai vissute. Tra l’altro, si tratta degli stessi giovani che sono particolarmente colpiti dalla disoccupazione e dalla mancanza di opportunità. E che, più dei loro genitori, vorrebbero vedere un governo diverso da quello che hanno conosciuto fino ad ora.
Assistere alla nascita di un esecutivo guidato da un partito diverso dall’ANC è quasi impossibile, secondo le previsioni. Ma se i sondaggi dovessero essere rispettati, il partito di Ramaphosa dovrebbe comunque essere obbligato a trovare delle alleanze per governare, un fatto mai successo prima. A quel punto, ad essere determinante sarà la percentuale che la formazione riuscirà ad ottenere. Se dovesse spingersi ben oltre il 40%, allora sarebbe sufficiente trovare il sostegno dei partiti più piccoli. In caso di un tracollo elettorale, invece, l’African National Congress dovrebbe rivolgersi ad uno dei tre maggiori partiti di opposizione. Inaugurando una nuova era per il Sudafrica.
“Per i sudafricani, ci sono moltissime ragioni per non votare l’African National Congress” osserva il giornalista Simon Allison, sulle pagine di The Continent. Il Sudafrica è piagato dalla povertà e dalla disoccupazione, che colpisce un terzo della popolazione. La corruzione è endemica e ha coinvolto tutti gli ultimi governi. La popolazione continua ad essere divisa, con una minoranza bianca che ha risorse economiche ed opportunità infinitamente maggiori rispetto alla maggioranza nera. E l’African National Congress (ANC), al potere da ormai 30 anni, ha dimostrato di non sapere come risolvere questi problemi.
Eppure oggi in Sudafrica si vota e, con ogni probabilità, sarà proprio la formazione che fu di Nelson Mandela a vincere le elezioni. Durante tutta la giornata, i cittadini sudafricani si recheranno alle urne per rinnovare il Parlamento. In seguito, saranno i deputati a scegliere chi sarà il Presidente, che nel Paese ricopre anche la carica di capo del governo. E, tra i 70 partiti presenti, nessuno ha dubbi sul fatto che sarà l’ANC ad aggiudicarsi la fetta più larga di consensi.