“La necessità di questo libro sta nella seguente considerazione: il discorso amoroso è oggi di un’estrema solitudine.
Questo discorso è forse parlato da migliaia di individui, ma non è sostenuto da nessuno; esso si trova ad essere completamente abbandonato dai discorsi vicini: oppure è da questi ignorato, svalutato, schernito, tagliato fuori non solo dal potere, ma anche dai suoi meccanismi.”
Con questo frammento si apre il discorso amoroso di Barthes, un libro che ripropone con la sistematicità di un glossario le parole del discorso di un innamorato. “Abbraccio”, “Attesa”, “Dedica”, “Gelosia”, “Io-ti-amo”, “Lettera”, “Pettegolezzo”, “Rimpianto”, “Scenata”, “Verità” costituiscono un complesso di forme di comunicazione dell’educazione dell’innamorato, che Barthes identifica con un soggetto culturale.
L’innamorato sarebbe addirittura un modello dotato di codici specifici, elencati in apposite liste dentro a cataloghi ben identificati.
Quello che Barthes scrive è un vocabolario di sentimentalità e sessualità, ispirato alla letteratura occidentale di Platone, Goethe, Stendhal e Werther. Con Frammenti di un discorso amoroso, Roland Barthes si consacra ai lettori internazionali come il padre della semiotica, la disciplina che studia i segni e il modo in cui questi abbiano un senso.
E in un certo modo, questo libro parla del senso del sentimento collegato alle parole, che nascono entrambi da un’educazione, quella sentimentale.
Questo discorso è forse parlato da migliaia di individui, ma non è sostenuto da nessuno; esso si trova ad essere completamente abbandonato dai discorsi vicini: oppure è da questi ignorato, svalutato, schernito, tagliato fuori non solo dal potere, ma anche dai suoi meccanismi.”