La Commissione Europea e gli Stati membri adottano un approccio unitario sulla sicurezza delle reti e in ambito digitale. Sullo sfondo, lo scontro Cine-Stati Uniti
La Commissione Europea e gli Stati membri adottano un approccio unitario sulla sicurezza delle reti e in ambito digitale. Sullo sfondo, lo scontro Cine-Stati Uniti
La guerra sulla sicurezza digitale e l’infrastruttura 5G in corso tra Cina e Stati Uniti ha riflessi diretti sull’Unione europea che, a riguardo, è in fase di implementazione di una strategia comune. Gli Stati membri hanno finora adottato soluzioni singole, con Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Polonia, Romania e Svezia che hanno già bandito l’azienda cinese Huawei dalla costruzione della rete 5G.
Il pressing di Washington sulle capitali europee prosegue imperterrito, con il Segretario di Stato Mike Pompeo recatosi nei giorni scorsi a Londra — per rinsaldare, apparentemente, la special relationship post Brexit e ringraziare il Primo Ministro Boris Johnson per la scelta sull’azienda di Shenzhen — e a Copenhagen.
In Danimarca, Pompeo ha parlato del “furto di proprietà intellettuale che costa centinaia di migliaia di posti di lavoro”, riferendosi alle attività di spionaggio del Partito Comunista Cinese menzionate dal Direttore dell’Fbi Christopher Wray, culminate con il mandato d’arresto per due studenti universitari, hacker accusati di aver sottratto informazioni sensibili e ricerche sul Covid-19.
In questo contesto, l’azione unitaria di Bruxelles permetterà all’Ue un contrasto ai pericoli esterni all’interno del framework giurisprudenziale europeo: da un lato, salvaguardando la privacy dei cittadini secondo la normativa comunitaria e, dall’altro, le politiche industriali delle aziende del Vecchio Continente. Venerdì 24 luglio la Commissione Europea ha pubblicato un report sullo stato d’avanzamento delle misure sul 5G che, in particolare, punta a dare degli elementi di valutazione obiettivi per capire come identificare i rischi e quali soluzioni adottare per prevenirli.
La tecnologia 5G “è essenziale per la nostra società, dato che avrà un impatto non solo sulla comunicazione digitale ma anche nei settori cruciali dell’energia, dei trasporti, delle banche, della salute e dei sistemi di controllo industriale”, si legge nel comunicato di presentazione del documento. Inoltre, gli Stati europei concordano sulla necessità di valutazione attenta dei fornitori della tecnologia, applicando restrizioni a quelli considerati ad alto rischio: senza menzionarla, il riferimento diretto è a Huawei, ritenuta inaffidabile per i suoi stretti legami con il Governo di Pechino.
Anche sul fronte cybersecurity, del tutto correlato allo sviluppo della tecnologia 5G, la Commissione di Ursula von der Leyenè in prima linea nel trovare le soluzioni più adeguate alla sfida posta dalle nuove tecnologie. “Cybersecurity e digitalizzazione sono due facce della stessa medaglia. Ecco perché questa è una delle nostre principali priorità”, ha affermato la Presidente.
I cyber-attack — e i costi relativi — sono in costante aumento, con i guadagni in questo settore del crimine organizzato che, nel 2021, saranno superiori rispetto a quelli provenienti dal traffico di droga. Secondo alcune proiezioni, nel 2020 il cybercrime costerà all’intero pianeta 5.5 trilioni di euro, raddoppiati dai 2.7 trilioni del 2015. “Le potenzialità di una ‘Cyber Pearl Harbor’ contro le infrastrutture è dietro l’angolo. Questo significa che devono essere elaborati piani strategici di sicurezza informatica e messe in atto tecnologie all’avanguardia”, avvisa la Commissione europea.
Per il Commissario al Mercato Interno Thierry Breton, intervenuto alla presentazione del documento Cybersecurity, our digital anchor, l’Europa deve guardare al cybercrime “come una componente critica per come viviamo le nostre vite e facciamo business online. Visti i costanti cambiamenti e i nuovi pericoli che esso pone, richiede un approccio olistico, aumentando la cyber-resilienza e unendo le forze dei cittadini e delle istituzioni”.
La guerra sulla sicurezza digitale e l’infrastruttura 5G in corso tra Cina e Stati Uniti ha riflessi diretti sull’Unione europea che, a riguardo, è in fase di implementazione di una strategia comune. Gli Stati membri hanno finora adottato soluzioni singole, con Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Polonia, Romania e Svezia che hanno già bandito l’azienda cinese Huawei dalla costruzione della rete 5G.
Il pressing di Washington sulle capitali europee prosegue imperterrito, con il Segretario di Stato Mike Pompeo recatosi nei giorni scorsi a Londra — per rinsaldare, apparentemente, la special relationship post Brexit e ringraziare il Primo Ministro Boris Johnson per la scelta sull’azienda di Shenzhen — e a Copenhagen.
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