Rahul Gandhi sfida il Primo Ministro Modi, che punta tutto sul nazionalismo indù e su una politica estera muscolare
Dall’11 aprile fino al 19 maggio in India si terranno le elezioni per il rinnovo della camera bassa del Parlamento, che poi nominerà il nuovo Primo Ministro. I risultati del voto cominceranno ad arrivare il 23 maggio. Con circa 900 milioni di elettori – l’India ha una popolazione di 1,3 miliardi di abitanti –, saranno le più grandi elezioni della storia.
L’attuale Primo Ministro indiano è Narendra Modi, eletto nel 2014 e ora in cerca di un secondo mandato. Modi fa parte del Partito del popolo indiano (Bharatiya Janata Party o Bjp), formazione di destra, nazionalista e induista. L’altro principale candidato è Rahul Gandhi: appartiene alla potente famiglia Nehru-Gandhi ed è a capo del Congresso nazionale indiano, il partito di centrosinistra che ha governato l’India per quasi tutto il periodo successivo all’indipendenza dal Regno Unito, nel 1947.
In questi anni, Modi ha impostato la sua retorica su due punti fondamentali: da una parte, sulla ricerca del progresso e della crescita economica; dall’altra, su uno spinto nazionalismo indù che ha fomentato le violenze contro le numerose minoranze – specialmente quella musulmana – e, in generale, contro i dissidenti.
Le sue promesse di sviluppo sono state disattese: il Pil dell’India cresce, ma la maggior parte della popolazione – che ancora oggi vive nelle campagne – non ha visto migliorare la propria condizione. La disoccupazione anzi è molto alta e ha influito negativamente sulla popolarità di Modi.
A questo calo di consensi il Primo Ministro ha reagito mostrando i muscoli in politica estera, contro la rivale Cina e soprattutto contro il Pakistan. La strategia pare aver avuto successo: i sondaggi indicano Modi come il candidato favorito, anche se il suo partito potrebbe perdere qualche seggio in Parlamento.
@marcodellaguzzo
Rahul Gandhi sfida il Primo Ministro Modi, che punta tutto sul nazionalismo indù e su una politica estera muscolare