spot_img

India e Pakistan si sparano


La guerra a bassa intensità esiste da 70 anni, ma nessuno può escludere un incidente grave, trattandosi di due potenze nucleari

La gente festeggia con le bandiere nazionali dopo che il Pakistan ha abbattuto due aerei militari indiani, Lahore, Pakistan, 27 febbraio 2019. REUTERS/Mohsin Raza

La guerra a bassa intensità esiste da 70 anni, ma nessuno può escludere un incidente grave, trattandosi di due potenze nucleari

72 anni fa, nascevano India e Pakistan e aveva origine anche il loro conflitto per l’attribuzione del Kashmir, a maggioranza musulmana. Tutte le altre regioni non indù avevano scelto di aderire al Pakistan musulmano, tranne questa, perché i loro leader erano legati alla famiglia Nehru, originaria del Kashmir e fondatrice dell’India indipendente con il Mahatma Ghandi. 

Forse un errore, con il senno di poi. 

Ma di chi è la colpa di un conflitto senza fine come questo? Non della religione, che pure è all’origine storica della prima delle quattro guerre formali (1947, ‘65, ‘71 e ‘99) che hanno scadenzato i rapporti fra i due Paesi. Certamente di entrambe le dirigenze, ma forse soprattutto dei militari pakistani, quasi sempre al potere a Islamabad, direttamente o indirettamente. Una classe dirigente mai adeguata alle sfide di un grande Paese, con un evidente complesso di inferiorità nei confronti dei cugini indiani, anche rispetto all’efficienza delle forze armate, sistematicamente umiliate in tutti i conflitti citati.

L’abbattimento di un aereo indiano (uno secondo fonti indiane, due secondo i pakistani) risponde in modo isterico al bombardamento realizzato in territorio pakistano dall’aviazione indiana, contro una base di un gruppo terroristico (JeM) che si trova nella zona di Balakot, ben dentro i confini pakistani, dimostrando ancora una volta l’inadeguatezza dei sistemi di difesa di quella che si vanta di essere una potenza nucleare.

E qui sta il rischio vero: ci possiamo permettere una guerra a bassa intensità tra due potenze con arsenale nucleare? Forse no, soprattutto se guardiamo al numero di vittime nel 2018 (più di 500 secondo affidabilissime fonti), che rende l’anno appena concluso uno dei più violenti della storia dei rapporti tra i due Paesi. I servizi pakistani sembrano assecondare se non favorire le irruzioni in territorio indiano di gruppi vicini al qaedismo, conducendo così la loro guerra non guerreggiata.

E comunque questi incidenti non sono senza conseguenze anche pratiche: chiuso lo spazio aereo in Pakistan e nel nord dell’India da ieri, con molti aerei diretti a Delhi dirottati al sud. 

Le elezioni di aprile in India non facilitano il ritorno del buon senso, anche se i due leader hanno fatto dichiarazioni improntate alla ripresa del dialogo. Manca un grande mediatore: Usa e Cina sembrano disinteressate, emerge Mosca, che è stata la prima (e fino a quando ho scritto, l’unica) a emettere un comunicato stampa con il quale si è candidata al ruolo di grande mediatore. Ancora una volta, lo zar Putin si inserisce nel vuoto lasciato dall’evanescente Donald…

@GiuScognamiglio

Questo contenuto è riservato agli abbonati

Abbonati per un anno a tutti i contenuti del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di geopolitica

Abbonati ora €35

Abbonati per un anno alla versione digitale della rivista di geopolitica

Abbonati ora €15

ARTICOLI CORRELATI

rivista di geopolitica, geopolitica e notizie dal mondo