Indo-Pacifico: per Johnson, il “centro geopolitico del mondo”
Il più grande accordo di libero scambio nel Pacifico ha autorizzato l'adesione del Regno Unito, che vede nella regione un'area dinamica e ricca di opportunità economiche
Il più grande accordo di libero scambio nel Pacifico ha autorizzato l’adesione del Regno Unito, che vede nella regione un’area dinamica e ricca di opportunità economiche
La settimana scorsa i membri del Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP), il grande accordo di libero scambio nel Pacifico, hanno autorizzato l’avvio del processo di adesione del Regno Unito al patto.
La notizia ribadisce e dà sostanza, nel concreto, a quella “inclinazione” (tilt) che Londra – non è l’unica, in Europa – ha detto di avere per l’Asia. Secondo il Governo di Boris Johnson il “centro geopolitico del mondo” è nell’Indo-Pacifico, un’area determinante nella competizione tra America e Cina ma anche dinamica e ricca di opportunità economiche. Per un Regno Unito che dice di volersi fare “globale” dopo Brexit, la geografia non può essere un limite: nonostante la distanza, il Paese ambisce a essere più influente in Asia e ad agire come forza moderatrice dell’ascesa cinese insieme alle nazioni affini.
La versione originale del CPTPP, il TPP, era effettivamente stato concepito come un contrappeso commerciale di Pechino nella regione. Ne facevano parte Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Stati Uniti e Vietnam. La sorte dell’accordo sembrava tuttavia segnata dopo l’abbandono di Washington, nel 2017, per decisione dell’allora Presidente Donald Trump; la nuova amministrazione di Joe Biden, nonostante l’opposto colore politico e l’obiettivo di riportare la nazione alla guida del mondo, non sembra avere intenzione di rientrare. Gli undici membri rimasti, a partire dal Giappone, si sono però organizzati per dargli un futuro.
Commercio e valori
Il Regno Unito possiede già dei trattati economici bilaterali con sette nazioni del CPTPP. Il suo ingresso ufficiale farebbe aumentare la quota del prodotto interno lordo globale rappresentata nell’accordo, che passerà dal 13% al 16% circa, ma non basterà comunque a riportarla al valore toccato con la partecipazione dell’America, il 40%.
Intanto, l’Asia-Pacifico si è dotata di un vero e proprio mega-patto commerciale, il più ampio del pianeta: è la Regional Comprehensive Economic Partnership o RCEP, che raccoglie più Paesi del CPTPP (diversi sono peraltro in comune, come Australia e Giappone), più persone (2,2 miliardi contro circa 500 milioni) e più Pil (il 28 per cento del totale mondiale).
Se la RCEP ha dalla sua la quantità, il CPTPP punta invece sulla qualità: non elimina soltanto il 95% dei dazi, cioè, ma fissa standard elevati sul lavoro, sulla tutela dell’ambiente, sulla protezione della proprietà intellettuale e sulla risoluzione delle dispute. A questo proposito, Sam Myers, commissario britannico al commercio per l’Asia-Pacifico, aveva detto al Nikkei Asia che il Regno Unito non avrebbe sacrificato i propri “valori” pur di potenziare gli scambi economici nella regione. Anche se il CPTPP non prevede la creazione di un mercato unico o di una unione doganale, l’ingresso di Londra lo renderà equivalente all’Unione europea per dimensione economica.
Anche la Cina nel CPTPP?
Che tra la RCEP e il CPTPP non ci sia una vera opposizione è testimoniato dall’interesse della Cina a unirsi al secondo, pur facendo parte della prima. L’entrata di Pechino rappresenterebbe un ribaltamento delle intenzioni iniziali, di contenimento cinese, dell’accordo.
Sembra che la Repubblica popolare abbia avviato delle discussioni non ufficiali in questo senso con Singapore, la Nuova Zelanda, l’Australia e il Vietnam. Ma ci sono diverse barriere significative al suo accesso: la questione degli incentivi pubblici alle aziende statali, innanzitutto, e le garanzie sulla libertà dei flussi di dati tra i vari paesi membri del patto. Il comunicato pubblicato dalle nazioni del CPTPP per l’inizio del processo formale di adesione del Regno Unito ha ricordato i principi fondanti dell’accordo: la promozione di un “sistema commerciale libero, giusto, aperto, efficace, inclusivo e basato sulle regole”.
Il più grande accordo di libero scambio nel Pacifico ha autorizzato l’adesione del Regno Unito, che vede nella regione un’area dinamica e ricca di opportunità economiche
La settimana scorsa i membri del Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP), il grande accordo di libero scambio nel Pacifico, hanno autorizzato l’avvio del processo di adesione del Regno Unito al patto.
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