Iraq: lo Stato Islamico ha attaccato una milizia irachena nei pressi della città di Samarra. Si riaccendono i timori di un ritorno dell’Isis
Nella notte tra venerdì e sabato lo Stato Islamico ha condotto una serie di attacchi nei pressi della città di Samarra, in Iraq, contro una milizia irachena.
Sono stati uccisi almeno dieci membri delle Forze di Mobilitazione Popolare (Pmf). Si tratta di un gruppo paramilitare composto perlopiù da milizie sciite, nato nel 2014 proprio per combattere l’Isis; nel 2017 le Pmf sono state formalmente inquadrate all’interno dell’esercito iracheno, pur essendo molto vicine all’Iran. Uno dei leader di questa coalizione di milizie era Abu Mahdi al Muhandis, ucciso insieme al generale iraniano Qassem Suleimani lo scorso gennaio, durante un attacco aereo compiuto dagli Stati Uniti.
Gli attacchi di venerdì notte hanno riacceso i timori di un pieno ritorno dell’Isis in Iraq, dove l’organizzazione era arrivata a controllare vaste porzioni di territorio. Con la sconfitta subita nella cittadina di Baghuz, in Siria (nel marzo 2019), e poi con la morte del suo capo Abu Bakr al-Baghdadi (lo scorso ottobre), lo Stato Islamico è stato considerato sconfitto. Ma non del tutto: pur avendo perso la struttura statuale – il cosiddetto Califfato –, l’organizzazione è ancora presente e radicata sia in Medio Oriente che altrove (ad esempio nel sud delle Filippine).
Dopo l’uccisione di Suleimani da parte degli Stati Uniti, alcuni analisti avevano espresso il timore che l’Isis potesse approfittare della confusione e delle tensioni per riorganizzarsi. Uno degli episodi più commentati era stata l’“approvazione” – le virgolette sono d’obbligo vista la modalità del voto – da parte del Parlamento iracheno di una mozione per chiedere l’espulsione delle truppe americane dal Paese.
Anche la crisi del coronavirus potrebbe rappresentare per lo Stato Islamico una buona occasione per rafforzarsi, sia in Siria che in Iraq, approfittando della distrazione dei Governi – alle prese con l’emergenza sanitaria – e della minore presenza di truppe.
Un articolo di Al-Monitor spiega che la coalizione internazionale anti-Isis ha sospeso le sue operazioni in Iraq da marzo a causa della pandemia. Gli Stati Uniti hanno ritirato il proprio personale da alcune basi militari per spostarlo in altre, lasciando però scoperte delle postazioni di importanza notevole.
Lo stesso articolo indica l’area al confine tra Iraq e Siria come la più critica, anche alla luce della fuga – a fine marzo – di alcuni militanti dello Stato Islamico da una prigione nel nord-est siriano.
Nella notte tra venerdì e sabato lo Stato Islamico ha condotto una serie di attacchi nei pressi della città di Samarra, in Iraq, contro una milizia irachena.
Sono stati uccisi almeno dieci membri delle Forze di Mobilitazione Popolare (Pmf). Si tratta di un gruppo paramilitare composto perlopiù da milizie sciite, nato nel 2014 proprio per combattere l’Isis; nel 2017 le Pmf sono state formalmente inquadrate all’interno dell’esercito iracheno, pur essendo molto vicine all’Iran. Uno dei leader di questa coalizione di milizie era Abu Mahdi al Muhandis, ucciso insieme al generale iraniano Qassem Suleimani lo scorso gennaio, durante un attacco aereo compiuto dagli Stati Uniti.
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