Il nuovo esecutivo a guida Bennett non ha alcuna intenzione di ritornare al dialogo con il regime che lo vuole annientare. Mentre Washington vuole discutere con Teheran dell’accordo sul nucleare
È stata una discussione sulla questione iraniana ad aprire la prima riunione domenicale del nuovo esecutivo israeliano. Il Primo Ministro Naftali Bennett, aprendo l’incontro del suo Governo, ha sottolineato come le elezioni presidenziali iraniane “mostrano che il mondo deve agire affinché l’Iran venga fermato nel dotarsi di un’arma nucleare”. Mentre a Gerusalemme Bennett così si esprimeva con il suo esecutivo, a Vienna si teneva l’ultimo del sesto round di colloqui indiretti tra Washington e Teheran sulla possibilità di ritornare all’accordo sul nucleare del 2015. Le parole di Bennett sono arrivate anche mentre il capo di Stato maggiore delle Israel Defence Forces, l’esercito israeliano, Aviv Kohavi si dirigeva negli Stati Uniti con una delegazione di alti ufficiali militari israeliani per incontrare funzionari americani a Washington e discutere del programma nucleare iraniano e dei suoi sforzi espansionistici nella regione.
“L’elezione di Raisi a Presidente dell’Iran è un segnale per le potenze mondiali che devono svegliarsi”, ha detto Bennett. “Questo potrebbe essere l’ultimo segnale un momento prima di tornare all’accordo con l’Iran. Devono capire con chi stanno facendo affari e che tipo di regime stanno scegliendo di rafforzare. Un regime di carnefici non può avere armi di distruzione di massa”, ha detto il premier israeliano.
L’Iran è il nemico
La posizione israeliana sull’Iran, con il passaggio dell’esecutivo da Benjamin Netanyahu a Naftali Bennett, non è cambiata: l’Iran è il nemico, il male assoluto e non si può scendere a patti con il regime degli Ayatollah. Eppure, il precedente cambio di vertice alla Casa Bianca ha variato la politica verso Teheran, in qualche modo costringendo Gerusalemme a rivedere le posizioni che però non si sono ammorbidite. Neanche il rapporto tra l’inquilino di Pennsylvania Avenue Joe Biden e quello di Balfour Street (dove però entrerà da luglio) Naftali Bennett, che pare essere molto stretto, ha cambiato per ora le cose. Sin dal suo insediamento alla Casa Bianca, Biden ha ribadito l’importanza di tornare a discutere con l’Iran di un nuovo accordo o, comunque, di rivedere le posizioni rispetto alla presidenza Trump tornando all’accordo del 2015. Cosa che invece Bennett e gli israeliani non vogliono ascoltare. Eppure, se Biden ci ha messo quasi un mese prima di chiamare Netanyahu dopo essere entrato in carica a Washington, gli sono bastate poche ore per telefonare a Bennett e complimentarsi con lui dell’incarico di guidare l’esecutivo dopo i dodici anni di Bibi.
Ma l’Iran è un tabù per tutti in Israele, i recenti scontri con Gaza, anche quelli degli ultimi giorni, hanno sottolineato questa distanza. Gerusalemme non ha intenzione di ritornare al dialogo con il regime che lo vuole annientare, non vuole lasciare nessuna porta aperta, neanche uno spiraglio. E anche i continui raid in Siria lo dimostrano. Jack Sullivan, consigliere americano per la sicurezza, commentando le parole di Bennett ha sottolineato che il suo Governo intende fare di tutto per raggiungere una soluzione diplomatica con l’Iran. Soluzione diplomatica sui negoziati che Gerusalemme non prende in considerazione, soprattutto ora che nel palazzo presidenziale iraniano siede quello che Bennett ha definito “il boia di Teheran, l’uomo famigerato tra gli iraniani e in tutto il mondo per aver guidato i comitati di morte che hanno eseguito migliaia di cittadini iraniani innocenti nel corso degli anni”.
Bennett ha così dettato la linea: il suo esecutivo non si discosterà di un millimetro dalla posizione di quello precedente di Netanyahu sull’Iran. La posta in gioco, per gli israeliani, è troppo grande, la loro stessa sopravvivenza, e non vedono margini di negoziato con Teheran. Margini che invece sia la parte americana che anche quella iraniana, dopo la chiusura dei colloqui informali domenica a Vienna con mediazione europea, sembrano essersi allargati, come hanno dichiarato gli stessi protagonisti dei negoziati. Ma sarà difficile che Gerusalemme faccia un passo indietro. È vero che quello di Bennett è un Governo del cambiamento, di radicale inversione di marcia rispetto a quello di Netanyahu, ma l’Iran è un dossier troppo scottante per fare in modo che venga totalmente stravolto.
Il nuovo esecutivo a guida Bennett non ha alcuna intenzione di ritornare al dialogo con il regime che lo vuole annientare. Mentre Washington vuole discutere con Teheran dell’accordo sul nucleare