La Cina firma la pace commerciale con gli Stati Uniti. Accordi con il Myanmar per realizzare infrastrutture
La Cina e il Myanmar hanno firmato ieri numerosi accordi – trentatré in tutto – per la realizzazione di opere infrastrutturali. L’occasione è stata la visita del Presidente cinese Xi Jinping a Naypyidaw per celebrare il settantesimo anniversario delle relazioni tra i due Paesi. La cornice che ha inquadrato gli accordi è stata invece la Belt and Road Initiative, o Nuova Via della Seta, l’iniziativa commerciale e politica lanciata da Pechino nel 2013.
Durante il loro incontro Xi e la Consigliera di Stato birmana Aung San Suu Kyi hanno espresso l’intenzione di accelerare l’implementazione del Corridoio economico Cina-Myanmar, un multimiliardario progetto infrastrutturale che ha lo scopo di potenziare i collegamenti tra i due Paesi. Sono stati firmati accordi relativi alla realizzazione di una zona economica speciale e alla costruzione di ferrovie tra la Cina sudoccidentale e l’Oceano Indiano, di un porto nello Stato birmano di Rakhine e di una nuova città nei pressi di Yangon, il maggiore centro metropolitano e commerciale della Birmania.
La Birmania possiede un grande valore strategico ed economico per la Cina, che è il secondo maggiore investitore nel Paese. La reputazione di Pechino, tuttavia, ha risentito negativamente dello stallo nella costruzione di una diga da 3,6 miliardi di dollari. Secondo gli analisti, la Birmania starebbe dunque adottando un approccio cauto nei confronti del potente vicino. Ieri Xi ha promesso una “nuova era” nei rapporti tra i due Paesi, che si sono avvicinati molto a partire dal 2017, quando Pechino ha difeso Naypyidaw dalle denunce della comunità internazionale per le violenze commesse contro la minoranza Rohingya.
Questa settimana la Cina ha inoltre firmato un accordo commerciale con gli Stati Uniti, che dovrebbe costituire un primo passo verso la fine della guerra dei dazi. In cambio proprio dell’eliminazione di alcune sanzioni, l’accordo prevede che Pechino acquisti prodotti americani per 200 miliardi di dollari.
L’intesa, per quanto importante, non affronta però le questioni alla base dello scontro geopolitico tra le due superpotenze: il furto di proprietà intellettuali, ad esempio, oppure i sussidi statali offerti da Pechino alle aziende cinesi.
@marcodellaguzzo
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