La guerra psicologica tra Washington e Teheran si combatte nello stretto di Hormuz. Ma nessuna delle due parti vuole arrivare allo scontro militare
L’Iran ha negato l’abbattimento di un suo drone da parte degli Stati Uniti nello stretto di Hormuz, come invece dichiarato giovedì scorso da Donald Trump. Secondo il Presidente americano, il drone stava volando troppo vicino alla nave militare USS Boxer; secondo Teheran, invece, Washington avrebbe colpito un proprio apparecchio.
La vicenda è solo l’ultima di una lunga serie di episodi verificatisi nello stretto di Hormuz, diventato il campo di battaglia della guerra psicologica tra Stati Uniti e Iran. Una guerra fatta di provocazioni, distensioni, nuove pressioni e nuove aperture al dialogo. Bisogna ricordare che lo stretto possiede una grande rilevanza geopolitica, perché vi passa circa il 20% dei flussi globali di petrolio.
Giovedì l’Iran ha fatto sapere di aver sequestrato una nave petroliera straniera nello stretto di Hormuz con l’accusa di trafficare greggio. Il fatto è stato interpretato alla luce del sequestro della petroliera Grace 1 a Gibilterra, avvenuto due settimane fa: la nave trasportava petrolio iraniano e si pensa fosse diretta in Siria, in violazione delle sanzioni europee. Teheran aveva minacciato ritorsioni e aveva effettivamente cercato di bloccare una petroliera britannica, senza successo.
In questa “guerra psicologica”, comunque, né gli Stati Uniti né l’Iran si spingono mai troppo oltre, e anzi si preoccupano spesso di ridimensionare la portata di alcune azioni. Nessuna delle due parti vuole arrivare davvero allo scontro militare.
Ad esempio, il Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Zarif ha minimizzato il sequestro della petroliera nello stretto di Hormuz, riducendolo a un banale episodio di contrabbando. Quando un mese fa Trump decise di annullare l’attacco contro l’Iran a seguito dell’abbattimento di un drone americano, spiegò che si sarebbe trattato di una risposta sproporzionata rispetto all’entità del danno subìto.
@marcodellaguzzo
La guerra psicologica tra Washington e Teheran si combatte nello stretto di Hormuz. Ma nessuna delle due parti vuole arrivare allo scontro militare