Il Presidente Hassan Rouhani apre spiragli diplomatici con Washington a condizione che vengano rimosse le sanzioni
C’è ancora speranza sull’accordo nucleare del 2015. Dopo mesi di accuse e reciproche sanzioni, le parole incontrovertibili di Hassan Rouhani, Presidente della Repubblica Islamica, lasciano spazio all’ottimismo e consentono un margine di dialogo alle diplomazie. Durante un discorso pronunciato a Shirvan, nella provincia iraniana del Nord Khorosan, Rouhani ha spiegato che l’atteggiamento del Paese verso il JCPoA è stato dettato dalle azioni degli altri firmatari, in primis gli Stati Uniti i quali, dopo aver abbandonato il trattato sottoscritto nel corso della presidenza di Barack Obama, hanno reimposto diverse sanzioni a Teheran.
“Se gli Stati Uniti rimuoveranno le sanzioni, saremo pronti a riprendere i negoziati. L’Iran è sempre pronto al dialogo, ma non ci arrenderemo alla prepotenza degli Usa”, ha affermato Rouhani. Per il Presidente iraniano “le sanzioni statunitensi avrebbero portato al fallimento qualunque altro Paese ma l’Iran ha risposto fermamente ed eroicamente”, resistendo alla grave situazione economica generatasi da 14 mesi a questa parte.
Sull’accordo nucleare si è riunita nei giorni scorsi l’AIEA su richiesta degli Stati Uniti. Il Consiglio ha discusso sull’arricchimento dell’uranio annunciato da Teheran, pubblicando il report sui dati a disposizione: l’impianto di Natanz avrebbe sforato i limiti imposti dall’accordo del 3.67%. Per Kazem Gharibabadi, ambasciatore iraniano presso l’Agenzia Atomica delle Nazioni Unite, “l’impasse generatasi è il risultato del comportamento illegale degli Stati Uniti, che hanno una sadica tendenza a imporre sanzioni all’’Iran”. Per l’Ambasciatore russo presso l’AIEA, Mikhail Ulyanov, “gli Stati Uniti non possono contemporaneamente rigettare l’accordo e chiede che l’Iran lo implementi”.
Sulla questione si muove anche il fronte europeo, con Gran Bretagna, Francia e Germania che, in un comunicato congiunto, riaffermano il loro impegno al JCPoA e le critiche verso gli Stati Uniti per aver abbandonato l’accordo. Nel comunicato Londra, Parigi e Berlino si dicono “estremamente preoccupati” per il superamento dei valori nell’arricchimento dell’uranio e per il deterioramento della sicurezza nella regione del Golfo Persico in seguito agli attacchi alle navi petrolifere.
In Gran Bretagna, intanto, si parla ancora dell’addio di Kim Darroch, ex Ambasciatore di Sua Maestà a Washington che ha dovuto rassegnare le dimissioni in seguito alla diffusione di documenti riservati nei quali criticava aspramente la condotta del Presidente Trump. Sull’uscita degli Usa dal trattato sul nucleare, avvenuta nel 2018, Darroch scrisse che l’inquilino della Casa Bianca ha voluto rompere il patto per “questioni personali” contro il suo predecessore, Barack Obama, definendo l’atto “vandalismo diplomatico”.
@melonimatteo
Il Presidente Hassan Rouhani apre spiragli diplomatici con Washington a condizione che vengano rimosse le sanzioni
“Se gli Stati Uniti rimuoveranno le sanzioni, saremo pronti a riprendere i negoziati. L’Iran è sempre pronto al dialogo, ma non ci arrenderemo alla prepotenza degli Usa”, ha affermato Rouhani. Per il Presidente iraniano “le sanzioni statunitensi avrebbero portato al fallimento qualunque altro Paese ma l’Iran ha risposto fermamente ed eroicamente”, resistendo alla grave situazione economica generatasi da 14 mesi a questa parte.