Dopo il quasi totale prosciugamento del Lago d’Aral, un altro grande corpo idrico rischia di subire una sorte simile: si tratta del Lago Balhaš, divenuto il più grande dell’Asia centrale. È qui che si gioca lo scontro idro-egemonico tra la Cina e il Kazakistan
L’Asia centrale è una regione particolarmente sensibile dal punto di vista idrico. La scarsità fisica dell’acqua si sente soprattutto a causa di alcune scelte politiche ed economiche che ne hanno intensificato il consumo, esponendo l’ecosistema centro-asiatico a pressioni significative. Sebbene l’attenzione mediatica sia concentrata quasi esclusivamente, e a ragione, sul disastro del Lago d’Aral, un altro grande corpo idrico rischia di subire una sorte simile: si tratta del Lago Balhaš, divenuto il lago più grande dell’Asia centrale dopo la pressoché totale evaporazione dello sfortunato lago uzbeco-kazako.
Un territorio strategico
Il Lago Balhaš si trova nel Kazakistan orientale, a poca distanza dal confine cinese. La Russia e la Cina si sono contese per secoli il controllo di quest’area, che solo nell’Ottocento è passata dal Celeste Impero agli zar. Attualmente il bacino idrografico che afferisce al lago si colloca principalmente in Kazakistan, ma il maggior immissario del Balhaš è un fiume transfrontaliero, l’Ili, che concorre a fornire circa l’80% della sua acqua.
La struttura del lago è sviluppata prevalentemente in lunghezza, con due sezioni ben distinte: la parte orientale ha dimensioni minori, una maggiore profondità ed è composta da acqua salata, la parte occidentale ha un’estensione maggiore, è meno profonda e le sue acque sono dolci.
Il fiume Ili nasce nel Tien Shan cinese e percorre un lungo tratto del proprio corso nello Xinjiang, prima di raggiungere il confine ed entrare in Kazakistan. È in questo tratto che si gioca lo scontro idro-egemonico tra Pechino e Nur-Sultan, fatto di dighe e campi di riso, centrali idroelettriche e scarichi cittadini.
Idro-egemonia e contro-egemonia idrica
La strategia cinese di sviluppo economico delle regioni occidentali ha visto una forte accelerazione delle attività agricole e industriali. Il corollario è stato un incremento dei prelievi idrici e la realizzazione di centrali idroelettriche per fornire energia. Negli ultimi decenni la quota di utilizzo delle acque dell’Ili ha visto stabile il Kazakistan, soprattutto per preservare l’equilibrio del Balhaš, mentre la Cina ha aumentato notevolmente la propria percentuale, con i due Paesi che ad oggi prelevano in termini assoluti la stessa quantità d’acqua. Tenendo conto del fatto che la porzione cinese del fiume è quella a monte, non ingrossata dai vari affluenti che, invece, si aggiungono nel percorso verso valle, e considerando la relativa brevità dell’estensione del tratto cinese dell’Ili rispetto alla porzione kazaka dello stesso, lo sfruttamento da parte di Pechino delle risorse idriche sta riducendo sempre più la portata del fiume che entra in territorio kazako.
L’approccio cinese verso le proprie risorse idriche è guidato da una visione idropolitica di sovranità assoluta. Questo ha portato Pechino a rifiutare qualsiasi limitazione dei propri diritti di prelievo idrico, sia sul piano bilaterale sia sul piano multilaterale, nell’ambito dei corsi d’acqua transfrontalieri.
La diversione delle acque dell’Ili per usi agricoli ed energetici nello Xinjiang senza un quadro di gestione condiviso con il Kazakistan rientra pienamente in questa visione, grazie alla posizione di idro-egemonia di cui gode la Cina nei confronti del proprio vicino. Si tratta di un concetto che analizza le relazioni di potere all’interno di un bacino idrografico sulla base della capacità materiale, contrattuale e ideologica dei differenti attori rivieraschi. È evidente quanto il Kazakistan, vista l’asimmetria di potere, sia sbilanciato nei confronti della Cina, che non ha limiti sostanziali da parte di Nur-Sultan all’utilizzo delle risorse dell’Ili.
Il Kazakistan ha tentato di sollevare critiche in merito ai prelievi eccessivi e ai dati forniti da Pechino, spesso falsati. Tuttavia, le azioni volte a contrastare l’egemonia idrica cinese fino ad oggi non sono andate a buon fine.
Bilanciare usi diversi in un quadro di scarsità
Vista la natura degli immissari, alimentati da ghiacciai, il livello del lago risente fortemente della variazione delle nevi sul Tien Shan e sulle catene minori che alimentano il bacino idrografico. A causa del surriscaldamento globale e del disgelo dei ghiacciai, la portata degli immissari nel Lago Balhaš è aumentata. Questa crescita, tuttavia, è destinata ad avere prima una frenata nei prossimi anni e poi un declino, risentendo dell’esaurimento dei ghiacciai e del calo delle precipitazioni.
La necessità di impiegare risorse idriche crescenti nelle attività produttive, inoltre, solleva la questione della sostenibilità ambientale dei prelievi fatti dagli immissari del lago e della costruzione di dighe per finalità idroelettriche, come avvenuto con la costruzione del lago artificiale di Kapchagay sul fiume Ili. La fragilità dell’ecosistema del Lago Balhaš mostra quanto questo sia sensibile alle variazioni nella portata dei propri immissari; il cambiamento climatico e l’aumento della popolazione nello Xinjiang non fanno che peggiorare il futuro del lago, considerando anche l’inquinamento che arriva dalle città a monte e dai pesticidi usati in agricoltura.
Per evitare la completa salinizzazione è stata proposta anche la realizzazione di uno sbarramento nella sezione che separa la parte dolce da quella salata del lago, ma è evidente che una scelta del genere comporterebbe rischi ecologici e socioeconomici, impoverendo i pescatori attivi nella porzione salata del lago, che senza l’afflusso di acqua dolce da sud sarebbe destinata a salinizzarsi ulteriormente. Ad ogni modo, per il Kazakistan un secondo disastro ambientale non è un’opzione.
Il Lago Balhaš si trova nel Kazakistan orientale, a poca distanza dal confine cinese. La Russia e la Cina si sono contese per secoli il controllo di quest’area, che solo nell’Ottocento è passata dal Celeste Impero agli zar. Attualmente il bacino idrografico che afferisce al lago si colloca principalmente in Kazakistan, ma il maggior immissario del Balhaš è un fiume transfrontaliero, l’Ili, che concorre a fornire circa l’80% della sua acqua.