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L’asse Mosca/Pyongyang e la variante Trump bis


La Corea del Nord riceve sistemi anti missile russi dopo l’invio dei soldati contro l’Ucraina, mentre una nomina di Trump potrebbe aprire un canale di dialogo con KimJong-un

Se c'erano ancora dei dubbi, ora davvero il fronte europeo e quello asiatico sembrano connessi come mai prima. Non solo migliaia di soldati della Corea del Nord sono già impegnati nei combattimenti al fianco della Russia nella guerra in Ucraina. Ora, Mosca inizia a contraccambiare il "favore" di Pyongyang inviando nel Paese asiatico missili antiaerei e attrezzature di difesa aerea.

Lo ha detto esplicitamente, ed è la prima volta, il consigliere per la sicurezza nazionale della Corea del Sud, Shin Won-sik. Vladimir Putin starebbe dunque garantendo a Kim Jong-un sostegno economico e tecnologia militare in cambio di truppe, razzi e munizioni di artiglieria. D'altronde, proprio nelle scorse settimane è stato ratificato l'accordo di mutua difesa siglato dal presidente russo e dal leader supremo nordcoreano lo scorso giugno, durante la storica visita del capo del Cremlino in Corea del Nord.

L'agenzia di intelligence ha affermato che Pyongyang ha inviato più di 13 mila container di artiglieria, missili e altre armi convenzionali in Russia dall'agosto 2023. Un modo anche per testare armi e uomini in combattimento, in vista di possibili conflitti in Asia orientale. L'intelligence della Corea del Sud ritiene che le truppe dispiegate in Russia siano state assegnate a una brigata aviotrasportata e a un corpo di marina a terra, e che alcuni dei soldati siano già entrati in combattimento.

Il ministro degli Esteri nordcoreano Choe Son Hui ha recentemente visitato Mosca e ha dichiarato che il suo Paese “resterà fermamente al fianco dei nostri compagni russi fino al giorno della vittoria”. Nei giorni scorsi c'è stata invece una delegazione russa a Pyongyang, guidata dal ministro delle Risorse naturali. Visita culminata con la firma di un protocollo che prevede un rafforzamento della cooperazione in materia commerciale, tecnologica e turistica.

Il tutto accade in un momento davvero delicato per gli equilibri nella penisola coreana. I territori all'interno della zona demilitarizzata sarebbero anche stati spianati, una possibile violazione della tregua sottoscritta nel 1953 al termine della guerra di Corea. Il conflitto è stato sospeso ma ufficialmente non si è peraltro mai davvero concluso, visto che non è stato sottoscritto alcun accordo di pace. Il fragile status quo si è fin qui retto sulla costituzione di questa zona demilitarizzata, quattro chilometri da una e dall'altra parte in cui non sono consentite installazioni militari e i movimenti sono ampiamente controllati. Per sfociare in una zona di controllo congiunto, il gruppo di casette presidiato da truppe di una e dell'altra parte dove si sono tenuti i vari vertici tra le due Coree.

Poche settimane fa, Kim ha fatto esplodere le strade di collegamento intercoreano. Nonostante fossero inutilizzate da tempo, il messaggio è di una totale indisponibilità al dialogo con Seul. Dopo di che, è stata emendata la costituzione in modo da rinnegare lo storico obiettivo della riunificazione e identificare la Corea del Sud come un "Paese straniero e ostile". Più di recente, il leader supremo si è fatto ritrarre durante un'ispezione al lancio dei nuovi droni suicidi. Il timore concreto è che l'asse con Mosca possa portare Kim a compiere mosse anche più audaci.

Attenzione però alla variante Trump. Durante il suo primo mandato, il presidente eletto degli Stati Uniti fu protagonista di due vertici con Kim, tra Singapore e Hanoi (Vietnam). Per poi andarlo anche a incontrare lungo la zona demilitarizzata il 30 giugno 2019. Da lì, la situazione è precipitata e le tensioni sono aumentate a dismisura. Con una delle nomine annunciate nei giorni scorsi, Trump pare segnalare l'interesse a riaprire il dialogo con Pyongyang. Il nome è quello di Alex Wong, scelto come vice consigliere principale per la sicurezza nazionale. Si tratta dell'uomo chiave delle comunicazioni tra la Casa Bianca e il leader supremo nordcoreano durante il primo mandato del tycoon. "Come vice rappresentante speciale per la Corea del Nord, ha aiutato a negoziare i miei vertici con il leader nordcoreano, Kim Jong-un", ha detto Trump annunciando la nomina di Wong. Secondo quanto scrivono i media della Corea del Sud, che seguono ovviamente con grande attenzione, la scelta di Wong da parte di Trump per il posto alla Casa Bianca è di buon auspicio per la ripresa della diplomazia con il Nord. Anche se nei giorni scorsi Kim ha alzato il volume della sua retorica. "Mai prima d'ora le parti in conflitto nella penisola coreana hanno affrontato un confronto così pericoloso e acuto che potrebbe degenerare nella più distruttiva guerra termonucleare”, ha detto il leader supremo parlando a una conferenza di comandanti di battaglione e alti ufficiali dell'esercito, definendo l'ostilità degli Stati Uniti come "immutabile".

Potrebbe anche essere un modo per migliorare la propria posizione negoziale. Di certo, se il dialogo dovesse riaprirsi, lo farebbe in un mondo completamente diverso da quello del 2019. Un mondo in cui dietro la Corea del Nord si staglia piuttosto chiaramente anche la sagoma della Russia.

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