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Le sfide del nuovo mandato del Presidente Ramaphosa


Cyril Ramaphosa è stato rieletto alla guida del Sud Africa dopo che già aveva ricoperto questa carica a partire dal 2018. Ma il pessimo risultato elettorale ha costretto il Presidente a trovare un accordo con una delle maggiori forze di opposizione.

Dopo le elezioni presidenziali, tenutesi a fine maggio, non c’era nulla di certo. La riconferma di Ramaphosa era l’opzione più probabile, considerata la vittoria ottenuta con ampio margine dal suo partito, l’African National Congress (ANC). Al tempo stesso, però, il voto aveva negato all’ANC una maggioranza assoluta, per la prima volta dalla fine dell’apartheid: si sapeva quindi che prima di eleggere un presidente, il partito che fu di Nelson Mandela avrebbe dovuto trovare anche degli alleati. Alla fine, tutto è andato come da previsioni, e venerdì Ramaphosa è stato confermato per i prossimi cinque anni.

La rielezione del Presidente è stato tuttavia l’unico evento davvero scontato, tra quelli che hanno interessato la politica sudafricana nelle ultime settimane. Prima c’è stato il voto, in cui un calo del partito presidenziale era largamente atteso, ma in pochi prevedevano che sarebbe stato così netto. Invece che arrivare a pochi punti dalla maggioranza assoluta, l’African National Congress è crollato fino al 40%, ottenendo di gran lunga il risultato peggiore della propria storia. E questo ha avuto un impatto anche sulle dinamiche successive al voto. Già negli scorsi mesi l’ANC si era rassegnato a dover cercare un accordo di coalizione, ma la speranza era che potesse essere sufficiente appoggiarsi ad alcuni piccoli partiti. Invece, il pessimo risultato elettorale ha costretto Ramaphosa a trovare un accordo con una delle maggiori forze di opposizione.

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