La Ministra delle Forze armate francesi è in Mali per ottenere dalla giunta militare l’interruzione delle trattative con la Russia sul reclutamento di mercenari del gruppo Wagner
La Ministra delle Forze armate della Francia, Florence Parly, si è recata domenica in Mali per una visita. Lo scopo: ottenere dalla giunta militare, che lo scorso maggio ha realizzato un nuovo colpo di Stato, la cancellazione di un accordo con la Russia sul reclutamento di mercenari del gruppo Wagner. Si tratta di un’organizzazione paramilitare formalmente indipendente dal Governo russo; nel concreto, però, funge da “braccio armato” ufficioso della politica estera di Mosca, schierabile in tutti quei contesti – come già in Libia, in Siria o in Ucraina – nei quali il Paese preferisce non intervenire ufficialmente.
L’eventuale dispiegamento dei combattenti del gruppo Wagner, vista la loro dimensione politica, è giudicato dalla Francia “incompatibile” con la propria presenza militare in Mali. Parigi, ex potenza coloniale, è attiva sia qui che in altre zone del Sahel per contrastare i gruppi terroristici islamisti; vorrebbe però ridurre il suo impegno, riorientando il focus delle sue operazioni e spingendo per un maggiore coinvolgimento dell’Unione europea e dei Governi locali.
La Francia sta avendo difficoltà a dialogare con l’amministrazione golpista in Mali e a ottenerne il rispetto della promessa di ritorno all’ordine democratico entro il prossimo febbraio. In questi mesi, peraltro, la giunta militare di Bamako ha intensificato i contatti con la Russia: all’inizio di settembre il Ministro della Difesa Sadio Camara è andato a Mosca e ha assistito a delle esercitazioni con i carri armati.
Stando alle rivelazioni di Reuters, il Mali potrebbe consentire a un migliaio (forse meno) di mercenari del gruppo Wagner di operare sul suo territorio per offrire servizi di sicurezza, formando i soldati locali e scortando i funzionari politici di alto grado. Alcune fonti dell’agenzia parlano di un pagamento di quasi 11 milioni di dollari al mese.
Al di là delle somme, l’accordo permetterebbe alla Russia di aumentare la sua influenza sull’Africa occidentale ai danni della Francia, che ha investito tempo, soldi e vite nella stabilizzazione della regione e nell’addestramento degli eserciti. La giunta del Mali, invece, vede in Mosca una buona sostituta di Parigi, perché disposta a impegnarsi nell’antiterrorismo e completamente disinteressata agli aspetti di transizione democratica.
La settimana scorsa la Francia ha annunciato di aver ucciso, nel nord del Mali, il capo dello Stato islamico nel grande Sahara, Adnan Abu Walid al-Sahrawi: si tratta di un’organizzazione jihadista nata nel 2015 e affiliata allo Stato islamico, responsabile di attacchi contro civili e militari sia in Mali che nei vicini Burkina Faso e Niger.
Nei piani di Parigi c’è il dimezzamento (da circa 5100 a 2500-3000) del proprio contingente nel Sahel e il suo spostamento verso il sud e le coste. All’inizio di settembre ha cominciato a ridistribuire le proprie truppe stanziate nelle basi di Kidal, Tessalit e Timbuktu, nel Mali settentrionale. L’ipotetico arrivo dei mercenari russi potrebbe tuttavia scombinare i programmi. Pare allora che – così dicono alcune fonti di Reuters – i francesi vogliano esercitare anche una pressione indiretta sulla giunta maliana attraverso l’azione diplomatica di una serie di Governi alleati, inclusi gli Stati Uniti.
L’eventuale dispiegamento dei combattenti del gruppo Wagner, vista la loro dimensione politica, è giudicato dalla Francia “incompatibile” con la propria presenza militare in Mali. Parigi, ex potenza coloniale, è attiva sia qui che in altre zone del Sahel per contrastare i gruppi terroristici islamisti; vorrebbe però ridurre il suo impegno, riorientando il focus delle sue operazioni e spingendo per un maggiore coinvolgimento dell’Unione europea e dei Governi locali.