I Giochi Olimpici dovevano essere il trampolino di lancio per il ritorno di Tokyo sul palcoscenico globale, ma con l’emergenza Covid gran parte del Paese non li vorrebbe più. E intanto la situazione politica è instabile
Un mese esatto, poi sarà tempo di Giochi Olimpici. Eppure, il Giappone si aspettava uno scenario migliore per l’evento che avrebbe dovuto rilanciare la sua dimensione globale. Almeno a questo ambiva il Governo Abe l’ormai lontano 7 settembre 2013, quando durante la 125esima sessione del Cio si annunciò che le Olimpiadi estive del 2020 si sarebbero svolte a Tokyo. Mentre lo stesso Shinzo Abe intravedeva nell’occasione la sua possibile eredità politica. Così non è stato. Il 24 luglio 2020, scelta come data d’inizio della manifestazione, è diventato 23 luglio 2021 per l’emergenza pandemica che ha portato al rinvio di un anno. E, nel frattempo, Abe ha dovuto lasciare il suo posto per problemi di salute e il Giappone si avvia ora a elezioni generali (che forse verranno anticipate rispetto alla scadenza naturale di ottobre).
Lo stesso svolgimento dei Giochi Olimpici è stato a lungo in dubbio e larga parte della popolazione ancora preferirebbe che non si svolgessero mai, per timore dell’arrivo di una nuova ondata di Covid-19. Così il Giappone è costretto a non spegnere la torcia olimpica, per l’impossibilità di rinviare ancora per la mancanza di date possibili o semplicemente di cancellare tutto per le forti conseguenze economiche e diplomatiche che ciò comporterebbe. Inoltre, la nuova ondata di contagi che sta colpendo l’Asia e che impedisce di associare davvero questi Giochi Olimpici all’evento della ripartenza mondiale post pandemica. A quel titolo, ulteriore beffa, può invece provare ad ambire la Cina con i Giochi Olimpici invernali di Pechino, che prenderanno il via il prossimo 4 febbraio, meno di sei mesi dopo la fine delle Olimpiadi giapponesi.
Dopo due picchi, il primo a gennaio e il secondo a metà maggio con oltre seimila nuovi contagi al giorno, la curva Covid in Giappone è tornata a scendere e le restrizioni vengono progressivamente allentate. Ma più di due terzi delle oltre 14mila vittime totali nel Paese hanno perso la vita nei primi mesi del 2021. Per le Olimpiadi sono attese circa centomila persone in arrivo dall’estero, tra atleti e componenti delle spedizioni. Le gare non saranno aperte a spettatori stranieri e avranno un limite di capienza di 10mila persone, e in ogni caso non oltre il 50% della capienza massima delle strutture che le ospitano. Yoshihide Suga ha già spiegato che in caso di peggioramento della situazione sanitaria (a Tokyo i contagi giornalieri sono appena tornati in risalita) gli eventi si svolgeranno a porte chiuse.
Thomas Bach, Presidente del Comitato Olimpico Internazionale, assicura che almeno l’80% di loro sarà vaccinato prima dell’inizio dei Giochi, anche se si è registrato il primo caso di positività di un membro di un team olimpico (in questo caso dell’Uganda) in arrivo nel Paese. Questo non basta ai giapponesi. Circa l’86% dei cittadini teme che le Olimpiadi possano tradursi in una ondata di contagi. La percentuale di chi chiede che la manifestazione venga annullata è pari al 30,8%, ma altri recenti sondaggi dei media sostengono che la percentuale arrivi addirittura tra il 60 (Kyodo) e l’83% (Asahi Shimbun). Oltre 350mila persone hanno firmato una campagna online per chiedere l’annullamento della manifestazione. Anche l’associazione dei medici di Tokyo ha esortato il Cio a non far svolgere le gare. In molti poi sostengono che le risorse per testare e vaccinare la popolazione locale verranno dirottate sui Giochi, causando dei problemi a una campagna vaccinale che procede già a rilento.
La nuova ondata di contagi ha portato a delle conseguenze anche sul piano politico. Il 68% dei giapponesi ritiene inoltre che il Governo si sia mosso troppo lentamente nell’approvvigionamento dei sieri e soprattutto nell’organizzazione della campagna, che per ora ha coperto poco più del 7% della popolazione totale (performance peggiore di altri vicini asiatici come Corea del Sud e Cina). Poche settimane fa, il comitato di verifica del Ministero della Salute ha dato il via libera per le importazioni e le somministrazioni dei vaccini di Moderna e di AstraZeneca. Si affiancano a Pfizer, l’unico che fino a maggio ricevuto luce verde. Il Governo è sotto accusa anche per la ricerca pubblicata dalla Japan Lung Cancer Society, secondo la quale sarebbero stati oltre 8.600 i malati di cancro al polmone rimasti senza cure adeguate dall’inizio della pandemia a causa delle misure restrittive applicate per il Covid.
I segnali di malcontento nei confronti dell’esecutivo sono emersi anche dalle urne. A fine aprile si è votato a Nagano, Hiroshima e in Hokkaido. Nei primi due casi i candidati del partito di maggioranza hanno subito delle vere e proprie batoste, con sconfitte nell’ordine della doppia cifra. In Hokkaido il Partito liberaldemocratico non si è neppure presentato. Il tutto a pochi mesi di distanza dalle elezioni generali, previste a ottobre. Un mese prima, il partito di maggioranza sarà chiamato a scegliere il suo leader che correrà per essere nominato primo ministro. Non appare più così scontato che quel nome sarà Suga, il quale potrebbe cercare di convocare elezioni anticipate per provare a capitalizzare l’attuale vantaggio di cui gode all’interno del partito. Ha aperto all’eventualità lui stesso, a margine del G7 in Cornovaglia. “Il mio mandato è compiuto, per cui teoricamente da adesso in poi uno scioglimento della Camera bassa può avvenire in qualsiasi momento”, ha dichiarato l’attuale Primo Ministro. Il Giappone con questi Giochi Olimpici ambiva alla medaglia d’oro, ora gli basta uscirne indenne.
Lo stesso svolgimento dei Giochi Olimpici è stato a lungo in dubbio e larga parte della popolazione ancora preferirebbe che non si svolgessero mai, per timore dell’arrivo di una nuova ondata di Covid-19. Così il Giappone è costretto a non spegnere la torcia olimpica, per l’impossibilità di rinviare ancora per la mancanza di date possibili o semplicemente di cancellare tutto per le forti conseguenze economiche e diplomatiche che ciò comporterebbe. Inoltre, la nuova ondata di contagi che sta colpendo l’Asia e che impedisce di associare davvero questi Giochi Olimpici all’evento della ripartenza mondiale post pandemica. A quel titolo, ulteriore beffa, può invece provare ad ambire la Cina con i Giochi Olimpici invernali di Pechino, che prenderanno il via il prossimo 4 febbraio, meno di sei mesi dopo la fine delle Olimpiadi giapponesi.