Prima approvazione di Israele allo sviluppo di un bacino di gas davanti alle coste della Striscia di Gaza. Secondo alcuni analisti, il progetto potrebbe dare respiro all’economia palestinese, allentando nel tempo le tensioni tra Israele e Palestina
Potrebbe finalmente vedere la luce lo sfruttamento del giacimento di gas al largo della Striscia di Gaza. Israele ha dato semaforo verde e la notizia sta avendo ampio risalto sulla stampa sia locale che internazionale. E questo perché, se il progetto si dovesse concretizzare, darebbe una notevole spinta in avanti all’economia palestinese.
In un comunicato stampa redatto sia in ebraico che in arabo dall’ufficio del Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si legge che il progetto, che si localizzerebbe a 36 chilometri dalla costa di Gaza, rientra nel quadro dei negoziati in corso tra Israele, Egitto e Autorità Nazionale Palestinese. Nel comunicato però viene precisato che i progressi dipenderanno dalle azioni necessarie per “preservare la sicurezza dello Stato di Israele e le esigenze diplomatiche”.
Poco più di un mese fa la tv israeliana Channel 13 aveva riferito che il governo era in trattative segrete con l’Autorità Nazionale Palestinese per estrarre gas dal giacimento al largo della costa della Striscia di Gaza, con l’approvazione di Netanyahu e del ministro della Difesa Yoav Gallant, aggiungendo che i colloqui erano ripresi come parte del processo politico e di sicurezza iniziato di recente tra Israele e l’Autorità Palestinese sotto la mediazione degli Stati Uniti. Il progetto è stato discusso anche durante i colloqui tenutisi recentemente ad Aqaba e a Sharm El Sheikh. Dovrebbe essere una società egiziana a facilitare la produzione di gas naturale nei giacimenti offshore. Si stima che potrebbero essere prodotti oltre 1 trilione di piedi cubi di gas naturale, molto più di quanto sia necessario per alimentare i territori palestinesi. L’Autorità Nazionale Palestinese, attraverso il suo Fondo di Investimento (Pif) guadagnerebbe il 27,5% dei profitti dal giacimento, mentre la palestinese Consolidated Contractors Company, partner del Pif, otterrà un altro 27,5%. Il restante 45% andrà alla Egyptian Natural Gas Holding Company, che gestirà il progetto.
Secondo alcuni analisti il progetto potrebbe dare respiro all’economica palestinese, allentando nel tempo le tensioni tra Israele e Palestina. Si spera dunque che finalmente il progetto possa concretamente partire. L’economista Hamed Jad ha evidenziato come l’accordo finale non possa prescindere da un accordo anche con Hamas per evitare ulteriori problemi sul campo. Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem ha detto ad Arab News: “Stiamo seguendo tutti gli sviluppi relativi alla questione del gas e agli accordi, il diritto del nostro popolo di beneficiare delle sue risorse naturali e del gas è garantito in tutte le leggi e risoluzioni internazionali”.
I giacimenti di gas di Gaza sono stati scoperti per la prima volta nel 1999 nelle acque territoriali palestinesi. I giacimenti sono stati a lungo visti come un importante trampolino di lancio verso l’indipendenza energetica palestinese, ma sono rimasti inutilizzati principalmente a causa delle obiezioni e degli ostacoli posti da Israele. Nel novembre 1999 era stato firmato un contratto di 25 anni per l’esplorazione di gas e lo sviluppo di giacimenti di gas tra il British Gas Group (Bg) e il Pif palestinese. Bg Group si ritirò poi dal progetto nel 2016 cedendolo a Shell, che a sua volta si è ritirata dall’accordo nel 2018. Nel 2021, l’AP ha firmato un memorandum d’intesa con l’Egitto per sviluppare il giacimento di gas di Gaza e le infrastrutture necessarie.
Potrebbe finalmente vedere la luce lo sfruttamento del giacimento di gas al largo della Striscia di Gaza. Israele ha dato semaforo verde e la notizia sta avendo ampio risalto sulla stampa sia locale che internazionale. E questo perché, se il progetto si dovesse concretizzare, darebbe una notevole spinta in avanti all’economia palestinese.
In un comunicato stampa redatto sia in ebraico che in arabo dall’ufficio del Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si legge che il progetto, che si localizzerebbe a 36 chilometri dalla costa di Gaza, rientra nel quadro dei negoziati in corso tra Israele, Egitto e Autorità Nazionale Palestinese. Nel comunicato però viene precisato che i progressi dipenderanno dalle azioni necessarie per “preservare la sicurezza dello Stato di Israele e le esigenze diplomatiche”.