In diverse città palestinesi sono stati festeggiati gli attacchi da Gaza, Hezbollah a nord ha sparato colpi di mortaio. Il Presidente iraniano Raisi si è congratulato con Hamas. Il Presidente israeliano Herzog ha richiamato all’unità nazionale, promettendo che Hamas, guidata dall’Iran, non vincerà
Israele è in guerra, e la guerra, stavolta, è in casa. Nell’ultimo giorno della festa ebraica di Sukkot, il Paese si è risvegliato più che con i razzi (ai quali tristemente sono tutti abituati, con la loro liturgia fatta di sirene e fughe nei rifugi) con la massiccia infiltrazione di terroristi di Hamas che da Gaza hanno letteralmente conquistato oltre 700 vittime, oltre 2000 feriti, oltre 100 ostaggi nelle mani dei terroristi.
Almeno un migliaio di miliziani, secondo fonti dell’esercito, avrebbero portato il terrore in città e insediamenti del sud di Israele, mentre sulle teste di tutti volavano oltre 4500 razzi.
Proprio lo spostamento dell’area di guerra, dal cielo alla terra, ha creato ancora più scompiglio, polemiche e non fa presagire nulla di buono. Israele ha messo per un attimo da parte le polemiche politiche e si è unito. Dalla maggioranza all’opposizione si chiede una risposta ferma, anche i partiti arabi si sono fatti sentire chiedendo alla popolazione non ebraica di non rispondere ai richiami di Hamas.
Una prima, forte risposta israeliana non si è fatta attendere. Dopo circa quattro ore di lanci di razzi, è partito il primo attacco a Gaza. Si contano circa 300 vittime palestinesi, secondo fonti locali. Ma sono i settecento israeliani che pesano su tutto il governo, dovuti in particolare all’operazione dei terroristi di Hamas e dei sodali del Jihad Islamico Palestinese che hanno portato casa per casa per prendere civili e militari. Facile, troppo facile, per i miliziani infiltrarsi con brecce nella recinzione e parapendii a motore, soprattutto in un’area che dovrebbe essere ipercontrollata. L’attacco di sorpresa lascia strascichi e polemiche nei confronti del governo ma, soprattutto dei servizi segreti. Un bilancio di vittime pesante, che ha fatto piombare Israele nella paura.
Strazianti le chiamate e i messaggi sui social dei cittadini israeliani sotto assedio dei terroristi che hanno chiesto aiuto all’esercito. Israele si sta muovendo per gli ostaggi. Tra loro anche cittadini stranieri, americani, ucraini, thailandesi e nepalesi. Orrende e terrificanti le immagini diffuse sui social, con i corpi dei soldati dileggiati dai miliziani e portati in trionfo per le strade della striscia. Tutto rientra nella politica di propaganda di Hamas.
Israele ha sempre operato sin dall’inizio della sua creazione per la salvezza dei suoi cittadini. Questo fa temere un attacco forte nei confronti di Gaza, forse anche di terra, cosa che non succede da tempo. Sono state già trasferite al sud diverse divisioni corazzate. Ma tutte le opzioni sono sul tavolo, il governo di Benjamin Netanyahu sta valutando il da farsi anche perché c’è il pericolo che il conflitto si espanda nei territori palestinesi.
Il Presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha affermato che il suo popolo ha il diritto di difendersi dal “terrore dei coloni e delle truppe di occupazione”. Lo ha dovuto fare per non perdere terreno con Hamas che, con questa operazione, ha recuperato ancora di più posizioni. In diverse città palestinesi sono stati festeggiati gli attacchi da Gaza e l’infiltrazione, cosa che può far aizzare movimenti che, soprattutto nella fascia di Jenin e Nablus, negli ultimi mesi hanno rappresentato una vera e propria spina nel fianco di Israele. Anche Hezbollah a nord si è fatto sentire, sparando colpi di mortaio contro Israele. Il Presidente iraniano Raisi si è congratulato con Hamas e Jihad per il successo dell’operazione. Dopotutto Hamas ha molto seguito nei Territori: i suoi esponenti hanno vinto senza problemi le elezioni nelle università palestinesi, radicalizzando così i giovani. Incitazioni alla sommossa sono state udite in moschee anche a Gerusalemme est. La città vecchia di Gerusalemme è stata chiusa per diverso tempo, come lo è stato l’aeroporto di Tel Aviv per qualche ora dove molte compagnie ancora oggi non volano.
In un discorso alla nazione, ieri sera il Presidente Herzog ha richiamato all’unità nazionale, promettendo che Hamas, guidata dice dall’Iran, non vincerà. Unione che si manifesta anche con la possibilità di un governo di unità nazionale che abbracci tutto l’arco politico.
Ieri la città santa doveva riaprire dopo le feste, invece le sirene del giorno prima, i boati dei razzi intercettati, hanno obbligato alla chiusura di scuole e uffici almeno per un altro paio di giorni, mentre i negozi della parte est erano in sciopero così come tutta la Cisgiordania. La paura è tanta, così come la delusione. Non si sa che pesci prendere. La gente dorme nei rifugi. Le immagini delle famiglie uccise a sangue freddo, di bambini che hanno visto i loro genitori morire sotto i colpi dei terroristi infiltrati in casa, dei corpi dileggiati e portati come trofei, dei rapimenti, rappresentano un monito indelebile.
Mohammed Deif, il capo delle brigate Izz’al Dim Al Qassam, braccio armato di Hamas, che si è intestato l’operazione, che ha chiamato “Alluvione di al Aqsa”, ha spiegato in un messaggio che l’attacco è una rappresaglia per la “profanazione” israeliana della moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme e contro l’occupazione israeliana, chiamando a raccolta non solo i palestinesi dell’area, ma anche i combattenti di Siria e Libano e gli arabi israeliani a sollevarsi contro Israele.
L’attacco a sorpresa è arrivato l’ultimo giorno della festa ebraica di Sukkot, che chiude il ciclo dei festeggiamenti di inizio anno ebraico, cominciato con Rosh Hashanah e proseguito con Yom Kippur. Uno dei periodi più sacri dell’anno per gli israeliani, quando si riuniscono le famiglie e molti israeliani ed ebrei viaggiano nel Paese e all’estero per stare con i parenti o approfittare delle scuole chiuse per viaggiare. Hamas ha lanciato l’operazione il giorno dopo la data che ha segnato il cinquantesimo anniversario dell’attacco a sorpresa di Egitto e Siria, che diede inizio alla guerra dello Yom Kippur, il 6 ottobre 1973. Inoltre venerdì migliaia di manifestanti nella Striscia di Gaza hanno festeggiato l’anniversario della nascita del movimento di Hamas, che ha visto la luce nel 1987 come filiazione palestinese dei Fratelli Musulmani, dediti al Jihad.
Israele è in guerra, e la guerra, stavolta, è in casa. Nell’ultimo giorno della festa ebraica di Sukkot, il Paese si è risvegliato più che con i razzi (ai quali tristemente sono tutti abituati, con la loro liturgia fatta di sirene e fughe nei rifugi) con la massiccia infiltrazione di terroristi di Hamas che da Gaza hanno letteralmente conquistato oltre 700 vittime, oltre 2000 feriti, oltre 100 ostaggi nelle mani dei terroristi.