Non è stata una visita di Stato, ma l’obiettivo della visita di Papa Francesco è certamente politico
Papa Francesco ha ripreso le visite all’estero dopo la lunga pausa post-operatoria, partendo ieri per il suo 34esimo viaggio apostolico, con tappa Ungheria e Slovacchia.
Un viaggio “spirituale”, come ha ribadito più volte il portavoce Vaticano, per assistere alla giornata conclusiva del 52° Congresso eucaristico internazionale.
A Budapest, ieri mattina, Francesco ha incontrato i vescovi, i rappresentanti delle Chiese (il Cec) e di alcune comunità ebraiche magiare. In Ungheria, prima delle deportazioni naziste, viveva la più grande comunità ebraica d’Europa.
“La minaccia dell’antisemitismo serpeggia ancora in Europa e altrove. È una miccia che va spenta”, ha ricordato il Papa davanti al Consiglio ecumenico, citando il poeta ungherese Miklós Radnóti, che rinchiuso in un campo di concentramento “nell’abisso più oscuro e depravato dell’umanità, continuò a scrivere poesie, fino alla morte”.
A Budapest, Bergoglio ha incontrato anche il premier Viktor Orbán. Il Pontefice e il suo staff non hanno mancato occasione in questi mesi di ribadire che non sarebbe stata una visita di Stato. Francesco si è trattenuto poche ore nella capitale ungherese e il suo colloquio con Orbán e con il Presidente ungherese Janos Ader non è andato oltre i 40 minuti.
“Ho chiesto a Papa Francesco di non lasciare che l’Ungheria cristiana perisca”, ha scritto il leader sovranista sul suo profilo Facebook .
Distantissimo da Bergoglio sui temi umanitari e sociali, Orbán è anche sostenitore di quella galassia cattolica tradizionalista e sovranista, spesso in opposizione al pontificato del Papa argentino. Da qui l’insistenza dell’entourage del Papa sulle finalità del viaggio: “Non bisogna mischiare elementi che possano travisarne la natura”.
Distantissimi i due sono soprattutto sulla questione dei migranti. Dopo la crisi afghana, il premier ungherese ha dichiarato: “Proteggeremo l’Ungheria dalla crisi dei migranti”. Di senso opposto, le parole di Bergoglio domenica all’Angelus: “Prego perché molti Paesi accolgano e proteggano quanti cercano una nuova vita”, ha detto il Papa invitando l’Europa a non ergere nuovi muri.
Dopo l’intensa mattinata a Budapest, Francesco è partito alla volta della Slovacchia, dove rimarrà fino a mercoledì.
Non è stata una visita di Stato, ma Papa Francesco è riuscito comunque a marcare la differenza di vedute sui temi più caldi. Ci renderemo conto nei prossimi giorni con quali risultati e impatti sui cittadini ungheresi, intimoriti dai movimenti migratori ma anche stanchi delle ricette orbaniane, che li stanno isolando in Europa.
Non è stata una visita di Stato, ma l’obiettivo della visita di Papa Francesco è certamente politico