Trump: il coronavirus è uscito dal laboratorio di Wuhan
Per Trump il coronavirus ha avuto origine in un laboratorio di Wuhan, ma l'intelligence frena. Nuovi dazi come forma di punizione potrebbero colpire Pechino
Per Trump il coronavirus ha avuto origine in un laboratorio di Wuhan, ma l’intelligence frena. Nuovi dazi come forma di punizione potrebbero colpire Pechino
Durante un evento alla Casa Bianca, il Presidente americano Donald Trump ha detto ai giornalisti di aver visionato delle prove che gli permettono di affermare “con un elevato grado di certezza” che il nuovo coronavirus ha avuto origine da un laboratorio a Wuhan, la città in Cina da dove si è diffuso il contagio. Subito dopo, però, Trump ha precisato di non poter fornire dettagli.
Cosa dice la scienza
È bene distinguere subito le dichiarazioni – motivate da ragioni politiche e geopolitiche – dai fatti: non ci sono prove per sostenere che il virus Sars-CoV-2 sia stato creato artificialmente, né che sia uscito accidentalmente da un laboratorio cinese. Per quanto quest’ultima possibilità non possa essere del tutto esclusa, gli scienziati ritengono che sia poco probabile. Più probabile, invece, sarebbe il cosiddetto spillover, cioè il “salto” del virus tra specie diverse (in questo caso, dai pipistrelli fino agli umani).
Cosa dice l’intelligence americana
Giovedì scorso l’intelligence statunitense ha fatto sapere – per la prima volta – di escludere che il coronavirus sia stato creato o modificato geneticamente dall’uomo. Ritiene insomma che il virus abbia origine naturale, ma non accantona l’ipotesi che possa essere fuoriuscito da un laboratorio a causa di un incidente.
La propaganda dell’amministrazione Trump
Le frasi di Trump e di altri esponenti di rilievo della sua amministrazione – come il segretario di Stato Mike Pompeo – ignorano la prudenza scientifica perché non hanno l’obiettivo di informare, ma di seminare dubbi e indicare colpevoli. Si tratta di propaganda: la pandemia da Covid-19 è infatti l’ultimo terreno di scontro fra Stati Uniti e Cina, dopo il “caso Huawei”, Taiwan, il Mar cinese meridionale e ovviamente la guerra commerciale.
Accusando il Governo cinese di scarsa trasparenza, Washington sta cercando di danneggiare la narrativa promossa da Pechino, che – attraverso l’invio di mascherine e materiale vario – cerca di presentarsi al mondo come una potenza affidabile e generosa, che ha sconfitto la malattia e che adesso si impegna ad aiutare gli altri. La propaganda cinese ha saputo sfruttare gli spazi lasciati liberi dagli Stati Uniti, non più i campioni del multilateralismo come un tempo. Un esempio: dopo che Trump ha sospeso i finanziamenti all’Organizzazione mondiale della sanità, la Cina ha donato altri 30 milioni all’organizzazione.
La contro-propaganda americana, quindi, dipinge la Cina come una nazione infida, opaca, che nasconde al mondo la verità e le sue colpe. Ma anche la Cina aveva accusato l’esercito americano di essere il vero responsabile della pandemia.
Nuovi dazi contro la Cina?
Trump ha detto che una pace commerciale con la Cina è di importanza secondaria in questo momento e ha avanzato la possibilità di imporre nuovi dazi nei confronti di Pechino, come forma di punizione per l’emergenza coronavirus. Il Washington Post ha scritto che alcuni funzionari dell’amministrazione Trump hanno proposto l’idea di cancellare una parte del debito estero americano detenuto dalla Cina. Il Presidente ha poi smentito questa opzione, perché comprometterebbe la “sacralità del dollaro”.
Trump contro Biden
Per il momento non c’è nulla di concreto, ma Trump potrebbe essere tentato dal procedere con durezza contro la Cina perché convinto di ottenere un guadagno politico in vista delle elezioni di novembre. Secondo un sondaggio di Pew, il 66% degli americani ha un’opinione negativa della Cina e nove adulti su dieci percepiscono la potenza cinese come una minaccia.
I sostenitori di Trump hanno attaccato Joe Biden – lo sfidante del Partito Democratico –, accusandolo di mollezza nei confronti della Cina e soprannominandolo “Beijing Biden”. Biden ha risposto in maniera simile, accusando a sua volta Trump di essere stato troppo accondiscendente verso Pechino.
Durante un evento alla Casa Bianca, il Presidente americano Donald Trump ha detto ai giornalisti di aver visionato delle prove che gli permettono di affermare “con un elevato grado di certezza” che il nuovo coronavirus ha avuto origine da un laboratorio a Wuhan, la città in Cina da dove si è diffuso il contagio. Subito dopo, però, Trump ha precisato di non poter fornire dettagli.
Cosa dice la scienza
È bene distinguere subito le dichiarazioni – motivate da ragioni politiche e geopolitiche – dai fatti: non ci sono prove per sostenere che il virus Sars-CoV-2 sia stato creato artificialmente, né che sia uscito accidentalmente da un laboratorio cinese. Per quanto quest’ultima possibilità non possa essere del tutto esclusa, gli scienziati ritengono che sia poco probabile. Più probabile, invece, sarebbe il cosiddetto spillover, cioè il “salto” del virus tra specie diverse (in questo caso, dai pipistrelli fino agli umani).
Cosa dice l’intelligence americana
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