Il 30 gennaio l’elettorato portoghese si recherà nuovamente alle urne, dopo la bocciatura della legge finanziaria dei socialisti del premier António Costa, che si prepara a nuove alleanze se non dovesse ottenere la maggioranza assoluta
L’elettorato portoghese andrà nuovamente alle urne il prossimo 30 gennaio, interrompendo la legislatura cominciata appena un paio di anni fa, poco prima dello scoppio della pandemia da Covid-19. Elezioni convocate dal Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa, dopo la bocciatura della legge finanziaria del Governo socialista di António Costa da parte delle altre sinistre un tempo alleate con i socialisti nella geringonça, la coalizione progressista che, nella crisi del 2008, seppe risanare le finanze pubbliche del paese salvaguardando la coesione sociale.
Elezioni inaspettate che nessuno voleva, né a destra né a sinistra: la destra tradizionale, fino a poco tempo fa impegnata in una battaglia interna per la leadership, il Partito comunista indebolito dalla recente consultazione municipale, il Bloco de Esquerda stabile con una tendenza al ribasso. L’unico partito a beneficiarne, secondo i sondaggi, sarebbe l’estrema destra di Chega, mentre i socialisti sono dati vincitori ma senza maggioranza assoluta e perciò obbligati a intese successive per governare.
La geringonça, cui Costa faceva ancora appello nelle elezioni del 2019, è così definitivamente tramontata. Costa ha governato in questi due anni con un esecutivo di minoranza, facendo accordi puntuali con le altre formazioni della sinistra. Nella prima parte dello scorso anno ha gestito, con successo, la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Ha dovuto misurarsi con le conseguenze della pandemia fin dall’inizio del suo mandato e il Portogallo è stato tra i Paesi che più hanno spinto per uscire dalla crisi pandemica con un’Europa più solidale, i fondi comunitari che gli competono per la ripresa economica ammontano nel complesso a 26,5 miliardi di euro. La pandemia, in Portogallo, ha fin qui registrato oltre 18.500 vittime mortali, il Paese ha il tasso di vaccinazione più alto d’Europa, con percentuali attorno all’88% della popolazione.
“La sinistra può essere molto di più dell’opposizione alla destra, può anche esprimere un Governo responsabile capace di trasformare il Paese”, rispondeva Costa alle critiche di comunisti e Bloco al progetto di bilancio per il 2022. Che gli contestavano una scarsa volontà di dialogo sui contenuti, la sottovalutazione dell’emergenza nazionale rappresentata dal basso livello dei salari, la necessità di proteggere la contrattazione collettiva e la crisi del sistema sanitario nazionale, resa esplicita dal fatto che un milione di persone, nel Paese, non dispone di un medico di famiglia.
Nessuno, in Portogallo, si sarebbe aspettato che la legislatura precipitasse così in fretta e sono in molti a ritenere che il voto cada in un momento poco opportuno, anche considerando l’alta, consueta percentuale di astensione nell’elettorato portoghese. Quando cominciò a sembrare chiaro che la finanziaria non avrebbe avuto l’appoggio sufficiente per passare in parlamento, Rebelo de Sousa minacciò il ricorso alle elezioni, magari pensando di favorire così un ripensamento delle sinistre. “Questa non è una finanziaria qualunque né questo momento lo è”, disse il presidente della repubblica per giustificare lo scioglimento del parlamento.
Appena cinque mesi prima, Costa aveva chiuso con successo il semestre di turno della presidenza europea, dando la priorità all’applicazione del pilastro sociale della Ue con la dichiarazione della Conferenza Sociale di Porto. La convocazione di elezioni anticipate rappresenta invece un danno d’immagine a livello internazionale per il Portogallo e ora ci s’interroga sul perché si sia arrivati a questo punto. Si dice che abbiano pesato considerazioni strategiche nei partiti della sinistra, oltre alla loro critica sui contenuti di merito della finanziaria. Il fatto, cioè, che un appoggio oltre tutto poco visibile ai Governi socialisti, abbia comportato una perdita di voti per quei partiti della sinistra che dall’opposizione traevano invece maggiore forza. Negli ultimi anni, la coalizione comunista-verde Cdu ha perso centinaia di migliaia di voti nelle elezioni europee e politiche del 2019 e in quelle municipali del settembre scorso. Il Bloco de Esquerda ha perso di meno, ma dal 2016 al 2021, 300.000 voti hanno abbandonato la formazione di Catarina Martins. In questo quadro, tornare all’opposizione potrebbe migliorare le loro prospettive elettorali.
Le ultime elezioni municipali sono state vinte per la terza volta consecutiva dal Partito socialista con circa il 33% dei voti, ma con la perdita di Lisbona, finita nelle mani dell’ex-commissario europeo e candidato del Psd, il partito della destra tradizionale, Carlos Moedas. Vittorioso ma colpito dalla perdita della capitale di cui fu sindaco, Costa potrebbe approfittare della nuova convocazione elettorale per conquistare finalmente l’obiettivo della maggioranza assoluta. Perciò la sua strategia è quella d’incolpare gli ex-alleati della crisi politica, beneficiandosi al contempo della fragilità del principale partito di opposizione, il Psd.
In un’intervista concessa alla RTP, radio televisione portoghese, Costa respinge l’idea che un’eventuale maggioranza assoluta possa rappresentare un rischio per la democrazia, aggiungendo però che nel caso questa non fosse raggiunta “mi adopererei per un’intesa duratura con i nostri partner”. Soprattutto l’obiettivo è “poter governare in una condizione di stabilità”, ascoltando con “umiltà” il messaggio dell’elettorato portoghese. Costa ha anche annunciato di volere realizzare la regionalizzazione del Paese bloccata dal 1976, da ratificarsi con una referendum nel 2024, ricordando che il Portogallo è il Paese più centralizzato della Ue. Il presidente è dato vincente nei sondaggi, con una distanza importante dal suo principale avversario, ma non sembra riuscirà neppure questa volta a realizzare la maggioranza assoluta. Il leader comunista Jerónimo de Sousa riconosce che fare la geringonça valse la pena per ciò che riuscì a conquistare: “La geringonça non fu una parentesi, ma una fase della vita politica nazionale e non si ripeterà più negli stessi termini”. Il Bloco de Esquerda chiede agli elettori di “impedire la maggioranza assoluta del Ps”, e ancora di più di rendere impossibile “la maggioranza assolutissima” che potrebbe derivare da un accordo di Governo tra Ps e Psd, che servirebbe per avviare un nuovo ciclo di privatizzazioni.
Per quanto riguarda lo schieramento conservatore, la contesa aperta all’interno del partito socialdemocratico tra il Presidente del partito Rui Rio e l’eurodeputato Paulo Rangel si è risolta con la conferma della leadership del primo dei due. Osteggiato dall’apparato interno e dai maggiorenti del partito, Rio è riuscito a imporsi nel voto dei militanti che hanno così preferito optare per la moderazione. Rui Rio infatti difende l’intesa con alcuni partiti della destra, ma non con l’estrema destra di Chega; la sua scommessa è nella costruzione di un blocco di centro, per il quale ha già annunciato che proporrà ai socialisti un patto di governabilità. In apertura del congresso del partito celebratosi a dicembre, Rio ha affermato di volere vincere le elezioni per “governare il Portogallo con rigore e coraggio”, quello che il Ps non avrebbe avuto negli ultimi sei anni. Chega, invece, è il grande favorito delle prossime elezioni, potrebbe sestuplicare il voto del 2019, quando elesse un unico deputato, André Ventura che, prima di fondarlo, aveva militato nelle file del partito conservatore. Il suo armamentario ideologico raccoglie le espressioni più reazionarie proprie dell’estrema destra europea, come dimostra il sostegno che gli hanno espresso Matteo Salvini della Lega e Santiago Abascal, leader di Vox.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di gennaio/febbraio di eastwest.
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Il 30 gennaio l’elettorato portoghese si recherà nuovamente alle urne, dopo la bocciatura della legge finanziaria dei socialisti del premier António Costa, che si prepara a nuove alleanze se non dovesse ottenere la maggioranza assoluta