L’African National Congress, che governa il Paese da 30 anni, rischia per la prima volta di perdere la maggioranza. Il boom economico si è fermato, povertà, disoccupazione e criminalità sono esplose anche a causa della pessima gestione politica
La campagna elettorale in Sudafrica è ufficialmente iniziata. In vista delle elezioni che si terranno a fine maggio, nelle scorse settimane alcune delle formazioni di opposizione avevano già presentato il loro programma elettorale. Sabato 24 febbraio è stato invece il turno del partito più atteso, l’African National Congress (ANC), che da trent’anni governa ininterrottamente il Paese.
L’ANC ha scelto di cominciare la sua marcia verso le elezioni a Durban, nella provincia del KwaZulu-Natal, con una manifestazione in stile americano. Il presidente uscente e candidato ad un secondo mandato, Cyril Ramaphosa, si è presentato in uno stadio gremito da 75 mila persone, fatte arrivare da ogni parte del Paese per evitare che l’affluenza non fosse massima. E lì, in un’atmosfera che ricordava più quella di una partita o di un concerto che non di una manifestazione politica, ha esposto alla folla i punti grazie ai quali conta di essere rieletto.
In caso di vittoria, ha detto, l’ANC interverrebbe con forza per risolvere i maggiori problemi che affliggono il Paese e quindi povertà, criminalità e disoccupazione. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, il Presidente uscente ha promesso la creazione di 3,5 milioni di posti di lavoro.
Soprattutto, però, Ramaphosa ha ricordato alla folla che i sudafricani dovrebbero scegliere l’African National Congress principalmente per il ruolo che il partito ha giocato in questi anni. Per un terzo del suo discorso, il Presidente ha lodato quanto fatto da lui e dai suoi predecessori, rivendicando come sia stato proprio l’ANC a porre fine all’apartheid e a lasciarsi definitivamente alle spalle una stagione di discriminazioni, inaugurando un periodo di crescita e democrazia.
La narrazione non è diversa da quella che è stata portata avanti negli ultimi anni e che a lungo ha mostrato di funzionare. Sulla spinta di quanto raggiunto sotto la leadership di Nelson Mandela e negli anni a cavallo del duemila, l’ANC è stato votato a lungo dalla grande maggioranza della popolazione, fermandosi appena sotto il 70% dei consensi alle elezioni del 2009.
Da tempo, tuttavia, la situazione è significativamente cambiata e la formazione ha perso il credito illimitato di cui godeva all’inizio, per colpa di una gestione politica pessima e dei numerosi problemi che affliggono il Sudafrica.
Il boom economico si è bloccato: negli ultimi dieci anni, il tasso medio di crescita è stato di appena lo 0,8%, una percentuale nettamente inferiore a quella della gran parte del continente. Frenato dalla stagnazione, il mercato del lavoro non è stato in grado di rispondere alla crescita della popolazione, e la disoccupazione è quindi esplosa: quella generale si attesta al 32%, ma arriva al 45 tra coloro che hanno meno di 35 anni. Infine è tornata ad aumentare la criminalità, rendendo Città del Capo e Durban due delle città più pericolose al mondo.
La popolarità dell’ANC ne ha risentito. Anche perché sotto la presidenza di Jacob Zuma, tra il 2009 e il 2018, è emerso quanto la corruzione fosse presente all’interno del partito e come i suoi vertici anteponessero l’interesse personale a quello del Paese.
In occasione delle ultime elezioni nazionali il partito ha preso il 57%, mantenendo la maggioranza ma conquistando il minor numero di voti dal 1994. E oggi, le proiezioni dicono che l’ex partito di Mandela potrebbe addirittura fermarsi al 40-45%, perdendo la maggioranza assoluta e facendo registrare una sconfitta epocale.
La vittoria di Ramaphosa non sembra poter essere messa in discussione, in realtà, in quanto il suo partito gode ancora di una base troppo ampia. Inoltre, non esistono veri rivali: il maggior partito di opposizione, Democratic Alliance – che governa la ricca provincia di Western Cape – è infatti ancora troppo legato all’elettorato bianco ed è difficile che possa andare oltre un buon 20%.
La situazione non è però rosea, per l’African National Congress: a peggiorarla contribuisce il fatto che l’ex presidente Zuma abbia deciso di non supportare il suo ex partito e di creare una formazione alternativa.
Per l’ANC, quindi, quello di non ottenere la maggioranza dei seggi è un pericolo reale. Nel caso, Ramaphosa si troverebbe costretto a dover formare una coalizione all’indomani del voto, con un evento che segnerebbe un punto di svolta per la politica sudafricana.
La campagna elettorale in Sudafrica è ufficialmente iniziata. In vista delle elezioni che si terranno a fine maggio, nelle scorse settimane alcune delle formazioni di opposizione avevano già presentato il loro programma elettorale. Sabato 24 febbraio è stato invece il turno del partito più atteso, l’African National Congress (ANC), che da trent’anni governa ininterrottamente il Paese.
L’ANC ha scelto di cominciare la sua marcia verso le elezioni a Durban, nella provincia del KwaZulu-Natal, con una manifestazione in stile americano. Il presidente uscente e candidato ad un secondo mandato, Cyril Ramaphosa, si è presentato in uno stadio gremito da 75 mila persone, fatte arrivare da ogni parte del Paese per evitare che l’affluenza non fosse massima. E lì, in un’atmosfera che ricordava più quella di una partita o di un concerto che non di una manifestazione politica, ha esposto alla folla i punti grazie ai quali conta di essere rieletto.