Stanziati da Bruxelles i 24,9 miliardi di prefinanziamento per il Pnrr del Governo Draghi e anche alcune rate del programma a sostegno della coesione territoriale delle regioni più colpite dalla pandemia
Ultimata la trafila burocratica tra Roma e Bruxelles, l’Italia è il quinto Paese (fra i 16 che avevano ricevuto luce verde dal Consiglio a luglio) a ricevere i prefinanziamenti del Recovery Plan Ue, il Dispositivo di ripresa e resilienza che all’interno di Next Generation EU stanzia 723,8 miliardi di euro per la ripresa fra il 2021 e il 2026. La rata di anticipo cui hanno diritto i 27 Paesi previo via libera ai piani nazionali è pari al 13% del totale: per l’Italia – prima beneficiaria dell’intero schema – si tratta di 24,9 miliardi, arrivati venerdì 13 agosto dopo la firma dei due accordi fra i tecnici del Ministero dell’Economia e quelli della task force Recovery dell’esecutivo Ue: uno per le sovvenzioni (68,9 miliardi in tutto), l’altro per i prestiti (122,6).
“Impegno mantenuto. Ora la grande sfida del piano di riforme e investimenti”, twitta il Commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. “Risorse concrete per trasformare l’Italia in un Paese più giusto, più green e più digitale”, aggiunge il sottosegretario agli Affari Ue Enzo Amendola. Con Roma che è la principale beneficiaria dei fondi della strategia Ue (191,5 miliardi in tutto), la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ribadisce quello che è diventato nei palazzi delle istituzioni di Bruxelles un motivo ricorrente: “Il Pnrr italiano ha l’ambizione necessaria per fare dell’Italia un motore per la crescita di tutta l’Ue”. Insomma, occhi puntati su Roma, anche da parte delle altre capitali. Adesso, infatti, è tempo di entrare appieno nella logica di puntuale e ritmata rendicontazione che è propria dell’impianto del Recovery. A cominciare da dicembre, infatti, il restante 87% dei fondi cui ha diritto l’Italia (162,7 miliardi) saranno sborsati con cadenza semestrale in dieci rate a condizione che vengano raggiunti gli obiettivi socio-economici concordati nel Pnrr: i famosi target e milestones che fungono da indicatori del rispetto di un fitto e dettagliato cronoprogramma contenuto in un documento di lavoro allegato alla decisione del Consiglio.
React-EU
In questi stessi giorni l’Italia è intanto passata all’incasso dei fondi di un altro programma che si colloca sotto l’ombrello di Next Generation EU e che è, per così dire, il fratello minore del Recovery Plan. Si tratta di React-EU, che fra 2021 e 2022 stanzia 50,6 miliardi di risorse aggiuntive per la coesione territoriale delle regioni d’Europa più colpite dalla pandemia. Anche in questo caso, con 11,3 miliardi di euro solo nel 2021, l’Italia riceve la principale fetta di finanziamenti.
Tre gli assegni staccati nelle prime due settimane di agosto che vanno a incrementare i programmi operativi nazionali dei fondi strutturali e di coesione: 1,6 miliardi di euro a sostegno degli investimenti delle piccole e medie imprese nella transizione verde e digitale (tra cui lo sviluppo delle smart grid per la trasmissione e la distribuzione dell’energia e l’efficientamento energetico degli edifici pubblici), 1 miliardo per le città metropolitane e 1,1 miliardi per il rafforzamento del sistema sanitario e di quello universitario. In quest’ultimo caso, tra gli interventi di varia natura – secondo il dettaglio del piano redatto dal dicastero guidato dalla Ministra Mara Carfagna e inoltrato a Bruxelles ad aprile -, saranno finanziati anche corsi di specializzazione per i medici, borse di studio per chi proviene da famiglie a medio e basso reddito, riduzione delle tasse universitarie e training formativi dedicati alla transizione verde e digitale. Altri 322 milioni saranno dedicati al miglioramento della rete idrica e alla riduzione delle perdite nelle condotte del sud Italia. Al Meridione sono destinati due terzi dei finanziamenti di React-EU, ma il sud è anche uno dei principali beneficiari anche del Pnrr, con interventi per il 40% del totale. La parte del leone nel React-EU predisposto dal Governo Draghi, con oltre 4 miliardi, la fa la fiscalità di vantaggio per il lavoro nelle regioni del sud, con il taglio del 30% dei contributi per le assunzioni da parte di imprese con sede nel Mezzogiorno.
Stanziati da Bruxelles i 24,9 miliardi di prefinanziamento per il Pnrr del Governo Draghi e anche alcune rate del programma a sostegno della coesione territoriale delle regioni più colpite dalla pandemia