SpaceX: lancio rimandato per i due astronauti della NASA. Se la missione avrà successo, gli Stati Uniti potranno riaffermare la leadership globale nell'esplorazione dello spazio
SpaceX: lancio rimandato per i due astronauti della NASA. Se la missione avrà successo, gli Stati Uniti potranno riaffermare la leadership globale nell’esplorazione dello spazio
Inizialmente previsto per mercoledì scorso, SpaceX – l’azienda aerospaziale fondata da Elon Musk – ha rimandato a oggi il suo lancio verso l’orbita terrestre. È un lancio che praticamente tutti i giornali hanno definito “storico”, per due ragioni: perché è il primo a essere gestito da un’azienda privata, e perché – dopo nove anni – degli astronauti americani verranno mandati in orbita partendo dal suolo americano. Con il ritiro del programma Space Shuttle nel 2011, infatti, la Nasa ha dovuto appoggiarsi all’Agenzia spaziale russa per trasportare i propri astronauti verso la Stazione spaziale internazionale.
Se il lancio di SpaceX avrà successo, gli Stati Uniti potranno dire di aver riacquisito la capacità perduta e potranno emanciparsi dalla dipendenza da Mosca. La missione è molto importante per Donald Trump, che ha fatto della “rinascita” del programma spaziale statunitense un punto centrale della sua presidenza. Vorrebbe riportare gli americani sulla Luna entro il 2024 e fare degli Stati Uniti il primo Paese a raggiungere Marte; ha istituito una Space Force come sesta branca delle forze armate; ha aperto allo sfruttamento economico delle risorse presenti nello spazio.
L’ambizione di Trump è in un certo senso condivisa dall’opinione pubblica, con il 72% degli americani che – secondo un sondaggio di Pew – considerano “essenziale” che gli Stati Uniti mantengano la leadership globale nell’esplorazione dello spazio.
Spazio che è sempre più militarizzato, tanto che a dicembre la Nato lo ha riconosciuto come nuovo dominio operativo. Ma il cosmo è anche l’ennesimo campo di confronto fra gli Stati Uniti e la Cina: c’è insomma una nuova corsa allo spazio, come ha detto il Vicepresidente americano Mike Pence.
L’anno scorso la Cina è stata la prima nazione ad atterrare sulla faccia nascosta della Luna; è inoltre al lavoro su una propria stazione spaziale e intende mandare degli astronauti sulla Luna (finora un’esclusiva americana). Washington è preoccupata per i progressi di Pechino, specialmente perché entrambe le nazioni – e non solo loro: c’è anche l’India – mirano a raggiungere la stessa cosa: cioè il polo sud della Luna, dove è presente acqua (in forma di ghiaccio).
Il vincitore della corsa allo spazio non riceverà in dono soltanto il prestigio, che pure è fondamentale per ogni superpotenza, ma anche un guadagno economico e strategico-militare. Estrarre e sfruttare l’acqua lunare – ammesso che sia possibile – trasformerebbe infatti il satellite in una “stazione di servizio spaziale”: così l’aveva definita il Segretario americano al commercio Wilbur Ross, riferendosi al fatto che l’idrogeno e l’ossigeno contenuti nell’acqua potrebbero essere utilizzati come propellente per i razzi. Rendendo quindi la Luna una sorta di “base” da cui partire per esplorare più in profondità il sistema solare. Le radiazioni del Sole potrebbero inoltre essere utilizzate per ottenere energia.
Gli Stati Uniti temono che, se la Cina dovesse raggiungere per prima il polo sud lunare, otterrebbe un vantaggio cruciale e renderebbe impossibile agli americani operare nella regione.
Inizialmente previsto per mercoledì scorso, SpaceX – l’azienda aerospaziale fondata da Elon Musk – ha rimandato a oggi il suo lancio verso l’orbita terrestre. È un lancio che praticamente tutti i giornali hanno definito “storico”, per due ragioni: perché è il primo a essere gestito da un’azienda privata, e perché – dopo nove anni – degli astronauti americani verranno mandati in orbita partendo dal suolo americano. Con il ritiro del programma Space Shuttle nel 2011, infatti, la Nasa ha dovuto appoggiarsi all’Agenzia spaziale russa per trasportare i propri astronauti verso la Stazione spaziale internazionale.
Se il lancio di SpaceX avrà successo, gli Stati Uniti potranno dire di aver riacquisito la capacità perduta e potranno emanciparsi dalla dipendenza da Mosca. La missione è molto importante per Donald Trump, che ha fatto della “rinascita” del programma spaziale statunitense un punto centrale della sua presidenza. Vorrebbe riportare gli americani sulla Luna entro il 2024 e fare degli Stati Uniti il primo Paese a raggiungere Marte; ha istituito una Space Force come sesta branca delle forze armate; ha aperto allo sfruttamento economico delle risorse presenti nello spazio.
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