In dieci anni, i canoni di affitto sono aumentati del 50%, a fronte di una crescita dei salari di poco più del 3%. E la Spagna è diventata lo stato europeo in cui i costi abitativi rappresentano una porzione maggiore del reddito, in media il 40%.
La Spagna eliminerà il programma di “golden visa” e non garantirà più i permessi di residenza agli stranieri che investono cifre significative nel Paese. La decisione era stata annunciata nei giorni scorsi dal primo ministro Pedro Sanchez ed è stata formalizzata martedì, in una riunione di governo. Sanchez ha detto che i golden visa non rappresentano “il modello di stato che vogliamo” e ha motivato la misura anche con la necessità di affrontare la crisi edilizia ed abitativa: “Prenderemo tutte le misure necessarie per assicurare che esista un diritto all’abitazione e che il settore non sia colpito da un business speculativo”.
Ad oggi, la Spagna garantisce un visto a quegli stranieri che investono nel settore immobiliare o nei titoli di stato. In questi casi, la possibilità di ottenere un golden visa è subordinata soltanto alla quantità di denaro investito: ne ha diritto chi compra una proprietà dal valore di almeno 500mila euro o chi investe almeno 2 milioni di euro in titoli di stato o in compagnie spagnole emergenti.
Lo schema è stato introdotto nel 2013, dal governo conservatore di Mariano Rajoy. Erano gli anni della crisi e la Spagna, fortemente colpita, aveva un disperato bisogno di investimenti stranieri. Ed il governo era convinto che la concessione del diritto a risiedere nel Paese per tre anni, potendovi anche lavorare, avrebbe aumentato in maniera significativa il numero e le dimensioni degli investimenti finanziari in Spagna.
In dieci anni, i golden visa forniti ad investitori stranieri sono stati oltre 5mila, secondo le fonti governative, mentre l’associazione Transparency International ne conta almeno 6200. Una buona metà dei visti sono andati a cittadini cinesi, mentre di almeno mille hanno beneficiato investitori russi. Tra coloro che li hanno ricevuti ci sono anche numerosi iraniani, britannici e statunitensi.
La decisione di eliminare il programma riflette un cambio radicale del panorama politico, sia in Spagna che a livello internazionale, avvenuto in questo decennio.
Da anni, ormai, il Paese attraversa una grave crisi abitativa, iniziata anche questa con la grande crisi finanziaria. Dopo il 2008, migliaia di persone sono state sfrattate dagli alloggi sociali in cui vivevano e hanno iniziato ad affittare nuove abitazioni. In poco tempo, però, il mercato delle case in affitto si è gonfiato, iniziando una crescita che è poi continuata negli anni successivi. In dieci anni, i canoni di affitto sono aumentati del 50%, a fronte di una crescita dei salari di poco più del 3%. E la Spagna è diventata lo stato europeo in cui i costi abitativi rappresentano una porzione maggiore del reddito, in media il 40%.
In questo contesto, attirare investimenti immobiliari dall’estero non serve ed è anzi controproducente, in quanto non fa altro che aumentare la richiesta delle case e marginalizzare chi necessita di un’abitazione a basso costo. La fine dei golden visa non è di certo risolutiva, come hanno fatto notare alcuni osservatori critici verso la scelta di Sanchez, ma rappresenta una scelta naturale per il governo spagnolo, che da tempo è impegnato per risolvere la questione.
In generale, poi, la concessione di visti a cittadini extraeuropei è diventata particolarmente controversa negli ultimi anni, in particolare dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e l’imposizione di sanzioni sulla Russia e sui suoi cittadini. Come denunciato tra gli altri da Altreconomia, la promessa di un permesso di residenza e in alcuni casi addirittura della cittadinanza – a Malta, ad esempio – ha portato numerosi cittadini stranieri a investire denaro acquisito in maniera dubbia in Europa, dovendo sottostare a controlli limitati e acquisendo notevoli diritti. Nel marzo del 2022, la Commissione europea aveva perciò chiesto agli stati membri di sospendere i programmi di golden visa a favore di cittadini russi e bielorussi, per non facilitare l’ingresso nell’UE di persone a cui dovrebbero essere applicate le sanzioni.
La Spagna eliminerà il programma di “golden visa” e non garantirà più i permessi di residenza agli stranieri che investono cifre significative nel Paese. La decisione era stata annunciata nei giorni scorsi dal primo ministro Pedro Sanchez ed è stata formalizzata martedì, in una riunione di governo. Sanchez ha detto che i golden visa non rappresentano “il modello di stato che vogliamo” e ha motivato la misura anche con la necessità di affrontare la crisi edilizia ed abitativa: “Prenderemo tutte le misure necessarie per assicurare che esista un diritto all’abitazione e che il settore non sia colpito da un business speculativo”.
Ad oggi, la Spagna garantisce un visto a quegli stranieri che investono nel settore immobiliare o nei titoli di stato. In questi casi, la possibilità di ottenere un golden visa è subordinata soltanto alla quantità di denaro investito: ne ha diritto chi compra una proprietà dal valore di almeno 500mila euro o chi investe almeno 2 milioni di euro in titoli di stato o in compagnie spagnole emergenti.