La Cina ha invitato gli Stati Uniti a comportarsi in maniera responsabile nello spazio. Nello specifico, l’attacco è rivolto a SpaceX e alla costellazione di satelliti Starlink, che sono entrati in rotta di collisione con la sua stazione spaziale
All’inizio di dicembre, la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris ha tenuto un discorso sullo spazio tutto incentrato sul concetto di responsabilità: le nazioni, ha detto, devono tenere una condotta giudiziosa nell’orbita, evitando operazioni maligne o pericolose per gli astronauti. Le dichiarazioni erano rivolte, più o meno apertamente, alla Russia e alla Cina: quest’ultima era già stata criticata per il rientro incontrollato nell’atmosfera dei frammenti del suo lanciatore CZ-5B, a maggio.
Martedì scorso Pechino ha ribaltato le accuse di Washington.
Scambio di accuse
Durante una conferenza stampa, il portavoce del Ministero degli Esteri Zhao Lijian ha per l’appunto invitato gli Stati Uniti a comportarsi in maniera responsabile nello spazio e a rispettare il diritto internazionale. A motivare la critica sono stati i satelliti di SpaceX, l’azienda di Elon Musk alla guida dell’attuale fase di proiezione spaziale dell’America: è contrattista della Nasa, tra le altre cose, e partecipa ai piani per il ritorno umano sulla Luna.
La Cina ha detto che i satelliti del programma Starlink di SpaceX – ossia il piano per la costruzione di una grande costellazione satellitare nell’orbita bassa per l’offerta di connessioni a Internet – sono entrati in rotta di collisione con la sua stazione spaziale due volte quest’anno, il 1° luglio e il 21 ottobre. E che l’impatto è stato evitato per poco, grazie alle manovre degli astronauti cinesi. Pechino ha anche inviato un documento di protesta alle Nazioni Unite, il 6 dicembre.
L’elemento interessante della vicenda non è tanto l’ipocrisia di Pechino o di Washington. Quanto piuttosto le rispettive ambizioni di predominio spaziale e le preoccupazioni per le mosse della rivale. Lo spazio è strategico perché è da lì che passano le connessioni del presente e del futuro, lo sviluppo economico, le minacce militari, il progresso scientifico e il prestigio internazionale (in caso di grossi traguardi). La Cina vuole il primato cosmico, prima o poi; gli Stati Uniti vogliono mantenerlo per sempre.
Geopolitica di Starlink
La costellazione Starlink già conta più di 1700 satelliti, ma SpaceX vuole arrivare oltre i 40mila. L’obiettivo è fornire servizi qualitativi di connettività a Internet sul pianeta a partire dallo spazio, superando così i limiti delle infrastrutture di telecomunicazioni terrestri e raggiungendo aree altrimenti difficilmente accessibili. Il piano soddisfa gli interessi di Washington, che al massimo potrà poi intervenire sulle tematiche di concorrenza.
Affollare l’orbita bassa con tanti corpi artificiali può far aumentare i rischi di incidenti – come successo agli astronauti cinesi e all’Agenzia spaziale europea nel 2019 –, ma non è l’unica conseguenza. Se SpaceX occuperà lo spazio con la sua mega-costellazione, le altre nazioni potrebbero non riuscire a mandare i propri satelliti. La Cina teme ripercussioni economiche, geopolitiche (l’influenza si proietta anche dallo spazio) e militari (Starlink potrebbe assistere l’esercito americano in caso di guerra). L’anno scorso SpaceX ha peraltro ottenuto un contratto dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per la costruzione di un satellite capace di avvertire del lancio di missili ipersonici e di tracciarne la traiettoria.
L’avvertimento dell’ESA
Il progetto Starlink preoccupa anche gli europei, per ragioni in parte simili a quelle cinesi. Poche settimane fa il direttore generale dell’Esa, Josef Aschbacher, ha detto al Financial Times che l’Europa dovrebbe contrastare Elon Musk perché, se lasciato libero, finirà per dominare la space economy e scriverne le regole, rendendo di fatto impossibile la concorrenza alle aziende del Vecchio continente. Va detto però che gli operatori del settore satellitare europeo hanno finora innovato poco, concentrandosi su apparecchi tradizionali e costosi, nell’orbita alta, per servizi di trasmissione televisiva e simili.
Martedì scorso Pechino ha ribaltato le accuse di Washington.