Il 74% della popolazione sudafricana considera l’invasione russa dell’Ucraina un atto di aggressione, ma il Governo di Pretoria rivendica la propria indipendenza diplomatica e annuncia esercitazioni militari con Russia e Cina nell’anniversario dell’inizio dell’invasione.
Il Sudafrica ha annunciato 10 giorni di esercitazioni militari congiunte con Russia e Cina. Le esercitazioni, per cui è stato scelto il nome “Operazione Mosi” (che significa “fumo” in Tswana, una delle 11 lingue ufficiali del Sudafrica), si svolgeranno nei pressi delle città costiere di Durban e Richards Bay dal 17 al 27 Febbraio. Il periodo scelto ha un grande valore simbolico in termini diplomatici, dato che coincide con l’anniversario dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina, iniziata il 24 Febbraio. La Forza di Difesa Nazionale sudafricana ha dichiarato che le esercitazioni saranno “un mezzo per rafforzare le già fiorenti relazioni tra Sudafrica, Russia e Cina”.
Gli Stati Uniti, promotori di una partnership strategica decennale con il Sudafrica, hanno immediatamente espresso la loro disapprovazione. David Feldmann, portavoce dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Pretoria ha dichiarato in un comunicato la sua preoccupazione per la scelta del governo sudafricano. “Incoraggiamo il Sudafrica a cooperare militarmente con le democrazie che condividono il nostro impegno reciproco per i diritti umani e lo stato di diritto” ha aggiunto.
Pur avendo condotto diverse esercitazioni con i partner occidentali, non è la prima volta che Pretoria aderisce a delle esercitazioni congiunte con Russia e Cina. Il precedente risale al 2019, quando vi furono delle esercitazioni navali focalizzate sull’antipirateria e il salvataggio. In quel caso però, come sottolinea Darren Olivier, direttore dell’African Defense Review, gli esperti non avevano dato grande valore diplomatico all’azione. Adesso invece, a causa del delicato periodo in cui si svolgeranno, è inevitabile che l’esercitazione assuma “una maggiore importanza ideologica a livello politico”. Secondo Olivier sarebbe stato più “sensato e pragmatico” se il Sudafrica avesse rinviato le esercitazioni.
Un sondaggio condotto a fine 2022 dalla Fondazione Brenthurst ha rilevato che il 74,3% dei sudafricani ritiene l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia “un atto di aggressione che deve essere condannato”, mentre solo il 12,7% lo considera “un uso accettabile della forza”. Ciò nonostante, il Sudafrica è tra quei Paesi che l’anno scorso aveva scelto di non condannare l’operazione di Putin. Tutt’oggi, come dimostra l’Operazione Mosi, Pretoria vuole mantenere la sua indipendenza diplomatica ed evitare che la guerra in Ucraina abbia ripercussioni negative sui suoi interessi e sulle sue relazioni.
La scelta del Paese è coerente con quella degli altri membri del BRICS – India, Cina e Brasile (più la Russia) – e più in generale con quella adottata da molti altri Paesi emergenti e del Sud Globale. Come avvenne durante la guerra fredda con i Paesi non allineati, anche oggi davanti allo scontro tra superpotenze, molti attori scelgono la neutralità e rivendicano la loro indipendenza diplomatica, nonché la volontà di agire conformemente ai propri obiettivi. In un periodo in cui si ridefiniscono gli equilibri internazionali, i Paesi emergenti acquistano una maggiore leva politica e l’opportunità di indirizzare il sistema internazionale verso un assetto più multipolare ed equo. Ciò rientra anche nelle ambizioni di Pechino, sempre più insofferente verso l’ordine a guida occidentale, e soprattutto statunitense.
Si possono individuare anche delle ragioni storiche dietro alla scelta del Sudafrica.
Infatti, per quanto oggi l’Unione Europea possa essere il maggior partner commerciale del Paese, in passato fu l’Unione Sovietica a supportare la sua indipendenza e il superamento del regime di apartheid. Il sostegno non fu solo economico: molti leader ed attori chiave del movimento che ha combattuto contro la segregazione razziale studiarono e si addestrarono nell’URSS.
Se la volontà di Pretoria è quella di mostrare la sua neutralità, però, potrebbe aver sbagliato i calcoli. Agli occhi occidentali, come sottolineato anche dall’Alleanza Democratica – il principale partito di opposizione del Paese – la posizione assunta rischia di apparire come una scelta netta dello schieramento. Il rischio è di solidificare la partnership con Mosca, ma di incrinare i rapporti con i partner occidentali.
Il Sudafrica ha annunciato 10 giorni di esercitazioni militari congiunte con Russia e Cina. Le esercitazioni, per cui è stato scelto il nome “Operazione Mosi” (che significa “fumo” in Tswana, una delle 11 lingue ufficiali del Sudafrica), si svolgeranno nei pressi delle città costiere di Durban e Richards Bay dal 17 al 27 Febbraio. Il periodo scelto ha un grande valore simbolico in termini diplomatici, dato che coincide con l’anniversario dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina, iniziata il 24 Febbraio. La Forza di Difesa Nazionale sudafricana ha dichiarato che le esercitazioni saranno “un mezzo per rafforzare le già fiorenti relazioni tra Sudafrica, Russia e Cina”.
Gli Stati Uniti, promotori di una partnership strategica decennale con il Sudafrica, hanno immediatamente espresso la loro disapprovazione. David Feldmann, portavoce dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Pretoria ha dichiarato in un comunicato la sua preoccupazione per la scelta del governo sudafricano. “Incoraggiamo il Sudafrica a cooperare militarmente con le democrazie che condividono il nostro impegno reciproco per i diritti umani e lo stato di diritto” ha aggiunto.