Non si fermano le proteste in Sudafrica dopo l’arresto dell’ex Presidente Zuma, lo scorso 7 luglio: arrestate più di 800 persone, 72 le vittime
L’ex Presidente del Sudafrica Jacob Gedleyihlekisa Zuma, lo scorso 7 luglio, si è consegnato volontariamente alle autorità di polizia per scontare i 15 mesi di reclusione ai quali è stato condannato dalla Corte Costituzionale sudafricana.
L’Alta Corte ha emanato la sentenza per il rifiuto di Zuma di comparire lo scorso febbraio davanti a una commissione d’inchiesta anti-corruzione per rispondere all’accusa di aver consentito il saccheggio delle casse dello Stato, durante i quasi nove anni della sua permanenza nella massima magistratura, da maggio 2009 a febbraio 2018.
Zuma si era inizialmente rifiutato di consegnarsi, ma in una breve dichiarazione rilasciata giovedì scorso, la Fondazione a lui intitolata ha riferito che l’ex Presidente aveva alla fine “deciso di conformarsi” alla sentenza. Fermo restando, che la polizia aveva assicurato che se non si fosse costituito avrebbe arrestato l’ex Presidente entro il 7 luglio, data in cui ha effettivamente deciso di costituirsi.
L’ex Presidente sudafricano sta affrontando separatamente 16 accuse di frode, corruzione e racket relativi all’acquisto nel 1999 di aerei da combattimento, motovedette ed equipaggiamento militare da cinque aziende europee di armi, tra cui la francese Thales, per un totale di 30 miliardi di rand, l’equivalente di quasi 5 miliardi di dollari. Al momento dell’acquisto, Zuma era il vice dell’allora Presidente del Sudafrica, Thabo Mbeki.
Da parte sua, Zuma respinge ogni accusa sostenendo di essere vittima di una “caccia alle streghe” e mette in dubbio l’imparzialità nei suoi confronti del tribunale presieduto dal giudice Raymond Zondo, attuale Presidente della Corte suprema del Sudafrica, che ha condotto la commissione d’inchiesta sui presunti illeciti commessi dall’ex capo di Stato. Il quale ha sempre negato che ci sia stata una situazione di corruzione diffusa durante i suoi anni al potere e lo scorso 4 luglio ha contestato gli organi giudiziari, scagliandosi contro i giudici e ribadendo l’inconsistenza del suo mandato di arresto.
Nel frattempo, la Commissione Zondo sta anche esaminando le accuse secondo cui Zuma durante la sua presidenza avrebbe permesso di saccheggiare le risorse statali ai fratelli Atul, Ajay e Rajesh Gupta. Tre uomini d’affari originari della città di Saharanpur, nello stato federato indiano dell’Uttar Pradesh, emigrati in Sudafrica nel 1993 e molto vicini all’ex capo di stato. Per sfuggire all’arresto i Gupta si sono dati alla fuga e lo scorso 5 luglio l’Interpol ha diramato un “avviso rosso” nei confronti di due dei fratelli, Rajesh e Atul, per sollecitarne l’arresto.
Si ritiene che i tre indiani siano riparati a Dubai nel 2018, dopo le dimissioni di Zuma. Proprio quest’anno gli Emirati Arabi Uniti hanno ceduto alle pressioni sudafricane, ratificando un trattato di estradizione che dovrebbe consentire il ritorno dei Gupta, delle loro mogli e di altri loro soci in affari. Tutti imputati per una presunta frode del valore di 25 milioni di rand (1,76 milioni di dollari) relativa allo scandalo del progetto lattiero-caseario Estina, che si è sviluppato a Vrede, nella provincia del Free State. Lo scandalo ha coinvolto il dipartimento dell’Agricoltura della del Free State e il processo dovrebbe cominciare il prossimo settembre.
Nel 2018, Zuma era stato costretto a dimettersi dal suo stesso partito, l’African National Congress (ANC), ciononostante, mantiene ancora un nutrito gruppo di sostenitori, specialmente nella sua provincia natale del KwaZulu-Natal. Tra questi, quello del presidente dell’ANC del KwaZulu-Natal, Sihle Zikalala, che davanti alla folla dei sostenitori fuori dall’aula ha elogiato l’operato del concittadino a favore della gente. Molti sudafricani hanno però accolto positivamente la notizia dell’arresto di Zuma, che diventa il segno di una nuova era in cui lo stato di diritto sta emergendo rafforzato.
La sentenza ha dato origine a una battaglia legale senza precedenti in Sudafrica, dove non era mai accaduto che un ex Presidente venisse incarcerato. Oltre alla querelle legale, l’inedita incarcerazione ha scatenato anche vibranti proteste nelle provincie del Guateng e del KwaZulu-Natal, la provincia natale di Zuma, che hanno causato la chiusura dell’autostrada M2 Francois Oberholzer, una delle principali arterie di Johannesburg.
Nella città di Pietermaritzburg, capoluogo del KwaZulu-Natal, sono stati registrati gravi disordini. Mentre un centro commerciale e un supermercato sono stati saccheggiati e incendiati a Mooi River e Thekwini, due distretti della città costiera di Durban, il maggiore centro del KwaZulu-Natal.
Scene simili sono state viste durante il fine settimana, anche nella città di Johannesburg, nella provincia di Gauteng, dove domenica scorsa, manifestanti armati di mazze e bastoni, mazze hanno sfilato attraverso il quartiere centrale degli affari di Johannesburg.
L’agenzia di stampa AFP ha dichiarato che dall’inizio dei tumulti sono state arrestate più di 800 persone e 72 sono state uccise: 45 nel Gauteng e 27 nel KwaZulu-Natal. Per arginare le violenze, il Governo sudafricano ha deciso di schierare l’esercito. Una decisione contestata dal partito dell’opposizione Economic Freedom Fighters (EFF) che sostiene che il dispiegamento dei soldati non può essere una soluzione ai disordini civili e ha chiesto alle autorità di impegnarsi con “un intervento politico”.
L’imprigionamento di Zuma ha evidenziato le profonde divisioni nell’African National Congress (ANC) al Governo, considerato che una fazione del partito gli è rimasta fedele e funge da opposizione interna al suo successore alla presidenza, Cyril Ramaphosa. Gli scandali che hanno coinvolto Zuma hanno alimentato l’indignazione, lo sconforto nei confronti della politica e soprattutto hanno danneggiato la reputazione dell’ANC. Per questo, Ramaphosa ha chiesto perdono ai cittadini sudafricani per gli errori del passato e ha promesso riforme e cambiamenti interni che però allo faticano ancora ad arrivare.
Non si fermano le proteste in Sudafrica dopo l’arresto dell’ex Presidente Zuma, lo scorso 7 luglio: arrestate più di 800 persone, 72 le vittime