Una cura economica che rischia di essere peggio della malattia.
Negli ultimi anni i grandi flussi di capitali sui mercati mondiali hanno seminato bolle e crolli in tutto il mondo, innescando la necessità di “svalutazioni interne” per permettere alle economie di ripristinare la crescita richiesta dai sistemi bancari e previdenziali.
Inventata in Scandinavia durante le crisi finanziarie degli anni Novanta, la svalutazione interna riduce i costi di produzione per consentire a un paese in sofferenza di ritrovare solvibilità.
È un’alternativa alla più comune “svalutazione esterna”, il deprezzamento della valuta per rilanciare le esportazioni. Negli ultimi anni la manipolazione valutaria è stata considerata una scorciatoia scorretta che può innescare “guerre valutarie”.
E appena fa capolino la retorica militare, il dibattito tende a inasprirsi. La svalutazione interna è vista da taluni come un attacco non tanto mascherato ai salari e da altri come una sacrosanta stretta della cinghia; c’è chi la considera un errore politico che porta a un calo della domanda e a un inasprimento della recessione, altri la vedono come il doloroso rimedio per rimettere in ordine i settori finanziari.
La svalutazione interna si è resa necessaria in Europa a seguito dell’introduzione dell’euro e della cessione della sovranità valutaria e appare l’unica via percorribile. La Lettonia per esempio, attanagliata da una crisi del credito, ha reagito tagliando drasticamente la spesa pubblica e gli stipendi. La contrazione della sua economia si è arrestata ma intanto il Pil si è ridotto di quasi un quarto, come negli Usa negli anni Trenta. Lo stesso sistema è stato adottato in Irlanda.
I due Paesi però venivano da un decennio di robusta crescita che ha presumibilmente attutito le forti riduzioni del reddito personale e nazionale. Il Pil lettone è crollato ma mai sotto il livello del 2005.
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Una cura economica che rischia di essere peggio della malattia.
Negli ultimi anni i grandi flussi di capitali sui mercati mondiali hanno seminato bolle e crolli in tutto il mondo, innescando la necessità di “svalutazioni interne” per permettere alle economie di ripristinare la crescita richiesta dai sistemi bancari e previdenziali.