L’amministrazione Biden inserisce nella entity list del dipartimento del Commercio società considerate pericolose per la sicurezza nazionale. La decisione conferma la volontà di ostacolare Pechino nel raggiungimento dell’autonomia sulle tecnologie strategiche
Mercoledì gli Stati Uniti hanno inserito otto società e organizzazioni cinesi nella Entity List del dipartimento del Commercio. Si tratta di un elenco di soggetti stranieri – come appunto aziende o enti di ricerca – considerati pericolosi per la sicurezza nazionale americana e pertanto sottoposti a restrizioni di natura commerciale. In altre parole, le entità presenti nella lista nera non possono accedere liberamente a tecnologie o componenti sviluppati negli Stati Uniti; le compravendite possono avvenire solo dietro rilascio di licenze da parte del Governo americano, ma generalmente i contatti vengono negati.
Il contesto e gli obiettivi dell’amministrazione Biden
La Entity List è diventata di fatto uno strumento di politica estera, specialmente contro la Cina, sotto gli anni di Donald Trump. L’amministrazione di Joe Biden sta proseguendo sulla stessa linea. L’imposizione di restrizioni verso alcune delle società cinesi è stata infatti giustificata con il supporto offerto da queste alla “modernizzazione militare dell’Esercito popolare di liberazione”, ovvero le forze armate di Pechino: avrebbero “acquisito e tentato di acquisire strumenti di origine statunitense a sostegno di applicazioni militari”.
La frase conferma sia la volontà di Washington di impedire lo sviluppo di applicazioni dual-use (cioè dall’impiego sia civile che militare) da parte cinese, sia di ostacolare la rivale nel raggiungimento dell’autonomia sulle tecnologie strategiche: la Cina è ancora dipendente dagli Stati Uniti per le proprietà intellettuali o per i macchinari necessari alla progettazione di microchip e componentistica simile.
La corsa alla quantistica
Nello specifico, gli enti cinesi inclusi nella lista sono Hangzhou Zhongke Microelectronics, Hunan Goke Microelectronics, New H3C Semiconductor Technologies, Xi’an Aerospace Huaxun Technology, Yunchip Microelectronics, QuantumCTek, Shanghai QuantumCTeck e il Laboratorio nazionale di Hefei per le scienze fisiche. Gli Stati Uniti vogliono impedire che possano sviluppare tecnologie contro-stealth (come radar avanzati o sensori sottomarini) e di computing quantistico per l’esercito della Repubblica popolare.
Il contrasto della filiera cinese è speculare alla corsa in atto tra le due superpotenze sulle apparecchiature marittime e sulla quantistica, entrambi settori cruciali per il primato geopolitico. Il computing quantistico, in particolare, pone questioni strategiche serissime. A differenza di quelli tradizionali, i computer quantistici non “lavorano” sui bit (0 e 1) ma sui qubit, che possono rappresentare varie combinazioni possibili tra i due valori. È una capacità che si chiama “sovrapposizione quantistica” e che ne permette l’esistenza in più stati nello stesso momento. Significa che i computer quantistici possono calcolare simultaneamente tantissimi risultati potenziali e arrivare alla soluzione di un problema molto più velocemente rispetto agli elaboratori convenzionali.
Una volta affermatisi – e non sarà semplice: i qubit hanno bisogno di temperature bassissime, vicine allo zero assoluto, tra le altre cose –, i computer quantistici potranno venire impiegati per accelerare lo sviluppo delle tecnologie attualmente più necessarie, come le batterie per lo stoccaggio di energia o i dispositivi per la cattura e il sequestro delle emissioni di CO2. Ma le loro enormi capacità di calcolo potranno anche essere utilizzate per scardinare i sistemi di cifratura odierni, quelli posti a protezione di infrastrutture e dati sensibili, che sono stati tarati per resistere ai computer esistenti, i quali impiegherebbero troppo tempo per arrivare alle combinazioni alfanumeriche impostate. Ma i computer quantistici, visto il loro modo completamente diverso di funzionare, potranno “rompere” le protezioni con relatività facilità. Nelle mani dei Governi, rappresentano un’arma formidabile.
Le difese ipersoniche
Oltre alle tecnologie duali, gli Stati Uniti guardano con attenzione ai progressi della Cina in quelle più strettamente militari, come i missili ipersonici: le loro caratteristiche, proprio come faranno i computer quantistici con la crittografia tradizionale, obbligano a ripensare i meccanismi di difesa.
La settimana scorsa il Ministero della Difesa americano ha annunciato di aver selezionato tre aziende – Northrop Grumman, Lockheed Martin e Raytheon: tutte già largamente presenti nel settore della difesa – che si occuperanno di fare ricerca e di sviluppare dei sistemi d’arma in grado di difendere la nazione da un attacco ipersonico. Più nello specifico, un intercettore planante (glide) guidato da una costellazione di satelliti artificiali e dei sensori per l’arresto di missili ipersonici nell’atmosfera terrestre in procinto di raggiungere i bersagli.
L’amministrazione Biden inserisce nella entity list del dipartimento del Commercio società considerate pericolose per la sicurezza nazionale. La decisione conferma la volontà di ostacolare Pechino nel raggiungimento dell’autonomia sulle tecnologie strategiche