In Occidente cresce la preoccupazione rispetto all’arsenale nucleare cinese. Si chiede maggiore trasparenza sulla strategia portata avanti
Nessun missile ipersonico nucleare, bensì un mezzo per le esplorazioni spaziali con tecnologia già usata da altre nazioni. Zhao Lijian, tra i portavoce del Ministero degli Esteri della Cina, getta acqua sul fuoco rispetto al report del Financial Times che annunciava un test missilistico, potenzialmente nucleare, con la capacità di orbitare attorno al globo terrestre ad altitudini inferiori rispetto ai missili balistici, potendo cambiare rotta, sfruttando la tecnologia ipersonica.
Sull’accaduto, il quotidiano britannico cita cinque persone informate sui fatti, due delle quali commentano l’importanza della nuova cutting-edge technology, rivoluzionaria, un passo avanti militare che darebbe un vantaggio a Pechino rispetto, in primis, agli Stati Uniti. L’arma, messa in orbita con un razzo Long March, sarebbe stata sviluppata dalla China Academy of Aerospace Aerodynamics, istituto parte della China Aerospace Science and Technology Corporation.
Può Washington aver sottovalutato le conoscenze cinesi in materia ipersonica e le potenzialità effettive dell’Esercito Popolare di Liberazione? È evidente che nuove armi, non solo di ultima generazione ma di nuova concezione, possono cambiare lo stato dei rapporti tra due contender di peso. Negli Usa il dibattito sul confronto con la Cina è aperto; tuttavia come visto nelle ultime settimane, il dialogo militare non manca. Recentemente, anche Jens Stoltenberg, Segretario Generale della Nato, ha approfondito lo stato dei rapporti con Pechino, discutendone direttamente con il Ministro Wang Yi in uno storico incontro, seppur virtuale.
Da quanto è emerso, a Occidente la preoccupazione è crescente rispetto all’arsenale nucleare cinese: si chiede maggiore trasparenza sulla dottrina portata avanti. Pechino ribadisce che quello in dotazione è uno stoccaggio minimo ed equiparato a quanto può mettere in campo Washington. “Siamo impegnati a non utilizzare per primi armi nucleari in qualunque circostanza, né a usare o minacciare l’uso di armi nucleari contro nazioni senza tale tecnologia o in zone libere da armi nucleari”, affermo Hua Chunying, collega Portavoce di Zhao, all’indomani del meeting Soltenberg-Wang.
Per il Ministro degli Esteri, quella cinese è una politica difensiva nazionale: il suo Paese non cerca egemonia, espansione o sfere d’influenza, ma semmai è impegnato nello sviluppo pacifico, volenteroso nel condividere i benefici della crescita con altre nazioni. Concetto confermato da Zhao nello specifico caso del missile ipersonico potenzialmente armato con tecnologia nucleare: le sue dichiarazioni, arrivate dopo le indiscrezioni pubblicate sul Ft, puntano a stemperare le ansie alla Casa Bianca e in seno alla Nato, chiarendo che quella di agosto è stata una mera esercitazione finalizzata “all’uso pacifico dello spazio a beneficio dell’umanità”.
In Occidente cresce la preoccupazione rispetto all’arsenale nucleare cinese. Si chiede maggiore trasparenza sulla strategia portata avanti