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Tra sicurezza e biodiversità: al via la COP16 in Colombia


Nella città di Cali, epicentro delle grandi proteste del 2021 e cuore di attività legate a narcos, guerriglie e paramilitari, si è aperta la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità. Le aspettative globali intorno al summit sono alte, ma la minaccia dei gruppi armati colombiani incombe sull'evento.

La Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (COP16) ha preso il via lunedì nella città di Cali, con l’obiettivo di dare seguito agli impegni assunti dai 196 paesi che hanno sottoscritto nel 2022 la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica di Kunming-Montreal. Durante l’incontro, che durerà fino al 1º novembre, i paesi partecipanti dovranno presentare le proprie Strategie e Piani di attuazione nazionali per la biodiversità (NBSAPs). Tuttavia, molti sono ancora in ritardo (tra cui l’Italia): solo il 20% dei paesi firmatari ha già completato il proprio piano d’azione.

Uno degli obiettivi principali del summit sarà la creazione di un meccanismo multilaterale per la ripartizione equa dei benefici derivanti dall’uso delle informazioni genetiche digitali. Tuttavia, il vero nodo da affrontare sarà il finanziamento dei piani. Per proteggere almeno il 30% della superficie terrestre entro il 2030 come previsto dall’accordo preso in Canada, sono necessari ingenti investimenti. Come ha sottolineato il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres in un videomessaggio durante la cerimonia inaugurale, l’obiettivo è garantire “investimenti significativi per il Fondo mondiale per la biodiversità” e mobilitare ulteriori fonti di finanziamento pubbliche e private.

La sfida è particolarmente rilevante per la Colombia, che vede in questo summit un’opportunità per attirare l’attenzione globale sulla questione ambientale in America Latina. La regione ospita il 60% della biodiversità mondiale e sarà protagonista anche del G20 di Rio de Janeiro a novembre e della 30ª Conferenza delle Parti sul clima (COP30), prevista per l’anno prossimo in Brasile. I paesi latinoamericani, in particolare Colombia e Brasile, che condividono il 70% dell’Amazzonia sui propri territori, hanno trasformato la questione ambientale in un vero asset diplomatico. Il presidente brasiliano Lula da Silva è uno dei dodici capi di stato attesi a Cali nei prossimi giorni.

Per il presidente colombiano Gustavo Petro, la preservazione dell’ambiente è uno dei pilastri del suo governo. Ha avviato un ambizioso piano per abbandonare la produzione di idrocarburi, una delle principali esportazioni del paese. Inoltre, Petro vede nella COP16 un’occasione cruciale per promuovere il suo progetto relativo alla pace. Infatti, molte delle aree più ricche di biodiversità in Colombia sono controllate da gruppi armati, narcos e paramilitari. Secondo un recente rapporto, questi gruppi criminali hanno iniziato a ricattare il governo, minacciando di disboscare vaste aree ad alta biodiversità in cambio di concessioni nei negoziati di pace o condizioni più favorevoli per le loro attività.

Per Bogotà dunque la questione ambientale e quella della sicurezza sono strettamente legate. Lo stesso slogan del summit vuole in qualche modo mettere in evidenza la duplice valenza strategica degli argomenti della COP per il paese che la ospita: “Facciamo la pace con la natura”.

Nel suo discorso inaugurale, Petro ha affermato: “Siamo il centro tra il Nord e il Sud America, siamo il centro tra la Cina e l’Indonesia e Madagascar e l’Europa senza biodiversità. Forse potremmo chiamarci il cuore del mondo, perché siamo il cuore della vita del pianeta. Allora, mi dissero gli indigeni, della Sierra Tayrona, che ero il presidente del cuore del mondo e che la nostra lotta era per la vita”. Forti le critiche nei confronti del sistema economico globale, visto come causante delle diseguaglianze e anche dei conflitti ambientali: “Le economie rischiose sono quelle che possono sterminare la vita oggi, quelle che più emettono CO2 nell’atmosfera, sono le economie fossili petrolifere, carboniere e gassose, sono le economie potenti degli Stati Uniti, della Cina e dell’Europa. Perché fanno pagare un sovrapprezzo al tasso d’interesse ai paesi che ancora oggi assorbono come spugne il CO2 dalle atmosfere attraverso le nostre foreste e boschi, attraverso la nostra biodiversità? Attraverso la storia dei paesi biodiversi abbiamo anche accumulato le culture dell’umanità”.

Cali, capitale del dipartimento della Valle del Cauca, è stata scelta come sede della COP16 dopo che la Turchia ha rinunciato a ospitare l’evento a causa del devastante terremoto del febbraio 2023. Cali, duramente colpita dalla guerra tra cartelli della droga negli anni ’80 e ’90 e dall’attività di guerriglie e paramilitari, rappresenta oggi un esempio di resilienza. Eppure, le sfide sono ancora tante. Proprio nei giorni che hanno preceduto l’inaugurazione del summit, uno dei tanti gruppi che si sono dissociati dallo storico accordo di pace raggiunto tra la guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) e il governo di Juan Manuel Santos – insignito del premio Nobel per la Pace proprio in virtù di quell’evento – hanno minacciato di attaccare i 15.000 partecipanti in un comunicato poi eliminato dai propri canali sui social.

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