Evacuazione parziale per il personale diplomatico Usa dal vicino Iraq, considerato a rischio
Soffiano forti venti di guerra in Medio Oriente e anche stavolta gli Stati Uniti sembrano voler fare la voce grossa, nonostante la flebile contrarietà della comunità internazionale. Nei giorni scorsi Mike Pompeo, sulla strada verso Sochi, in Russia, dove ha incontrato la sua controparte Sergej Lavrov e il Presidente Vladimir Putin, ha fatto tappa a Bruxelles e discusso con i Ministri degli Esteri dell’Unione Europea. Il Vecchio Continente ha inviato un forte messaggio all’amministrazione Trump: l’Europa rispetterà il JCPoA e chiede agli Usa di abbassare i toni dello scontro con l’Iran.
A un anno dall’abbandono unilaterale di Washington del trattato sul nucleare e all’indomani della parziale rottura di Teheran come rappresaglia, la situazione diventa incandescente con una mossa che ha spiazzato alcuni partner europei: l’evacuazione parziale dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad e del Consolato di Erbil. Per il Dipartimento di Stato, dunque, ci sarebbero problematiche serie di sicurezza per i diplomatici di stanza nel Paese. E l’insicurezza, per gli statunitensi, arriverebbe dall’Iran.
La decisione carica di tensione l’intera area mediorientale. Il Governo iracheno ha espresso scetticismo verso questa decisione, ma non sono gli unici. Tedeschi e olandesi si sono trovati a dover sospendere le esercitazioni militari in Iraq a causa della mossa statunitense. Berlino fa sapere che non ci sono indicazioni su un possibile attacco verso obiettivi occidentali, mentre da Amsterdam parlano di “pericoli per la sicurezza non specificati”.
Donald Trump alza, così, la posta in gioco in un momento di estrema tensione (dal Venezuela alla Corea del Nord) per tutta la comunità internazionale. Le reazioni da Teheran non si sono fatte attendere. Sulla linea dura il Ministro della Difesa Amir Hatami: “Sconfiggeremo il fronte americano-sionista. L’Iran ha la più alta preparazione militare ed è pronto al confronto di qualunque tipo”. Ma Ali Khamenei, leader della Rivoluzione Islamica, dice: non ci sarà una guerra con Washington. “Il confronto con gli Stati Uniti non sarà di tipo militare, ma non tratteremo finché ci sarà un approccio ostile contro la Repubblica Islamica”.
@melonimatteo
Evacuazione parziale per il personale diplomatico Usa dal vicino Iraq, considerato a rischio